La “Cheirocrazia” (Capitolo 62) - L’etimo del termine democrazia viene dal greco “Demos” che sta per popolo e “kratos” che sta per comando; democrazia vuol dire dunque governo del popolo. La concezione aristotelica distingue il governo del popolo tanto dalla monarchia, cioè comando di un singolo soggetto quanto dall’aristocrazia, cioè comando di una cerchia di persone. In Italia, invece, la democrazia non è il governo del popolo ma quello di alcuni, cioè di una cerchia che decide, ma ciò non è da confondere con la sopra citata concezione di aristocrazia che, riferendosi al comando di pochi, vuole che quei pochi siano i migliori. Aristocrazia sta infatti per “governo dei migliori” (aristoi - migliori, kratos - comando).
Insomma, la nostra democrazia non è espressione della volontà del popolo, ma della volontà di pochi che, tra l’atro, non sono per nulla i migliori. Per definire l’odierno squallore della politica italiana, la Grecia antica avrebbero forse usato le parole cheiróteros (peggiori) e kratos (comando), che noi avremmo tradotto in “Cheirocrazia”, ovvero il comando dei peggiori. La questione, pur nella sua drammaticità, è semplice: ai più non è dato di usufruire dei vantaggi di una democrazia reale, mentre ai meno è concesso di avvalersi dei privilegi di una democrazia che non è certo la democrazia di tutti. Questo corso, oltre a dare delle informazioni, desidera offrire spunti onesti e non emotivi, per indurre a meditare su come il popolo possa uscire dall’ormai storica inefficacia delle sue forme di rivalsa politica. I modi per ovviare possono anche essere semplici, ma diventano utopistici in una società che ritiene intelligente la scelta di non partecipare.
Un simile atteggiamento sociale avalla le profetiche parole del filosofo Alexis de Tocqueville quando affermò che se il cittadino è passivo, la prima ad ammalarsi è la democrazia. Eppure, non può non esistere una sorta di tasto sensibile che una volta “toccato”, risvegli tanto l’intelligenza popolare quanto il desiderio di rivalsa. Abbiamo qui letto delle innumerevoli e sporche prassi che il potere politico vigente, pur definendosi democratico, usa per soggiogare il popolo. Intervenire per modificare la politica è possibile, ma nulla può essere modificato in un batter d’occhi; occorre organizzarsi fuori dell’illusione, con costanza e capacità d’attesa; queste sono però caratteristiche di una società assennata e non sprovveduta. Il concetto di squadra è importante, ma gli italiani intendono la squadra come un organismo che deve servirli e non come un organismo da servire; la squadra darà vantaggi a tutti, ma ciò non può accadere nel breve termine.
L’autocompiacimento rende deboli e permalosi, mentre esclude dalla possibilità di interpretare il senso oggettivo della libertà; l’intelligente sa mettere in convivenza il proprio individualismo, con lo sprone a capire i vantaggi della conoscenza. La banale abitudine di confondere l’immediatezza con la concretezza, purtroppo ci allontana ancora dalla possibilità di concepire forme efficaci di rivalsa politica popolare.
Aggiornato il 06 aprile 2017 alle ore 17:25