La filiera dei rifiuti: il modello Conai

I rifiuti sono un tema sul quale ci si concentra soltanto in situazioni di emergenza, quando i media propongono immagini allarmanti. Negli ultimi anni però anche in Italia si è via via diffusa in maniera sempre più capillare la raccolta differenziata, anche in relazione al recepimento degli obiettivi imposti dall’Europa con la Direttiva Packaging e successivi adeguamenti. Da cittadini prima ancora che da giornalisti riteniamo che esistano molti quesiti, di natura pratica, su questo delicato tema, le cui risposte potrebbero fungere da incentivo, spingendo ad una maggiore attenzione verso una pratica ritenuta assai erroneamente inutile per via di numerose “leggende metropolitane”.

Questa indagine nasce dal desiderio di offrire chiarezza sulla “filiera dei rifiuti”, un mondo complesso nel quale però alcuni punti fermi si sono delineati negli anni. Per capirne almeno una componente ci siamo rivolti a Conai – Consorzio privato senza fini di lucro, istituito dal Decreto Ronchi nel 1997, che costituisce in Italia lo strumento attraverso il quale i produttori e gli utilizzatori di imballaggi garantiscono il raggiungimento degli obiettivi di riciclo e recupero dei rifiuti di imballaggio previsti dalla legge – e ne abbiamo parlato con il direttore, Walter Facciotto (nella foto).

Come funziona il sistema Conai?

Il Conai gestisce il riciclo di materiali da imballaggio. È un consorzio privato, cui aderiscono circa 1 milione di aziende produttrici e utilizzatrici di imballaggi. Le attività sono svolte da 6 consorzi di filiera che gestiscono il riciclo di acciaio, alluminio, carta, legno, plastica e vetro. Questi consorzi stipulano convenzioni a livello locale – sulla base di un accordo quadro Anci-Conai – con i Comuni per contribuire allo sviluppo della raccolta differenziata, garantendo che i rifiuti di imballaggio di provenienza urbana trovino un sbocco nella filiera del riciclo e del recupero. Il Conai rappresenta un modello sostenibile basato sul principio del “chi inquina paga” – è finanziato interamente dalle imprese – e della “responsabilità condivisa”, attraverso il coinvolgimento di tutti gli attori della gestione dei rifiuti. Si ricorda inoltra inoltre che Conai gestisce la raccolta a qualsiasi condizione di mercato.

Dove finiscono i rifiuti?

Occorre fare una premessa: i rifiuti da imballaggi rappresentano meno del 25 per cento del totale dei rifiuti solidi urbani. Su circa 30 milioni di tonnellate prodotti annualmente di rifiuti urbani, i rifiuti da imballaggio sono circa 7,5 milioni di tonnellate.

Chi li tratta? Il Conai gestisce lo smaltimento a livello nazionale?

In base all’accordo quadro Anci-Conai sulla differenziata i Comuni possono scegliere se aderire o meno. Nel primo caso è Conai che gestisce la raccolta e il recupero, conferendo ai Comuni un corrispettivo in base alla qualità del materiale. Nel secondo caso possono provvedere autonomamente all’avvio al riciclo, ma ovviamente perdono il contributo Conai. Nel 2015 questo accordo ha coinvolto, 7.340 Comuni (oltre 57 milioni di cittadini, pari al 97 per cento della popolazione). I corrispettivi erogati ai Comuni sono stati 437 milioni di euro (nei primi 16 anni di attività di Conai circa 3 miliardi di euro).

Quali sono le aree più virtuose del Paese?

Ancora una volta si evidenzia un’Italia a tre velocità. Le performance migliori sono quelle del Nord, poi si colloca il Centro e, infine le aree del Meridione. Va tuttavia osservato che le regioni del Sud, Campania in primis, stanno sperimentando importanti miglioramenti, ad eccezione della Sicilia, dove i rifiuti finiscono ancora in discarica. Basti pensare che in Campania la differenziata si attesta al 48 per cento mentre in Liguria – considerata “il sud del nord”, raggiunge appena il 32 per cento. In ogni caso, nel 2015 il riciclato è stato pari al 66,9 per cento dell’immesso che, unito anche al recupero energetico raggiunge il 78,6 per cento, ben oltre gli obiettivi europei. Va ricordato che in Europa per il riciclo siamo secondi soltanto alla Germania, dove oltre al riciclo si usa la termovalorizzazione.

Come si colloca il Lazio?

I rifiuti di imballaggio conferiti nel 2015 a Conai sono stati 251mila tonnellate, a fronte di 30,8 milioni di euro di corrispettivi erogati, con un incremento dell’8 per cento sul 2014. A fronte di una media italiana di 69 chilogrammi per abitante raccolti, nel Lazio questo valore è stato di 49 kg/ab, 47 a Roma.

Quanti impianti ci sono a livello nazionale e quante tonnellate vengono smaltite/riciclate ogni anno?

A livello nazionale esistono 207 impianti. Gli impianti sono di due tipologie: impianti di selezione, circa un centinaio, e impianti di riciclo veri e propri, ovvero cartiere, vetrerie, riciclatori della plastica, acciaierie, fonderie di alluminio e pannellifici. Lo scorso anno sono state tolte alla discarica 3.778 tonnellate di rifiuti da imballaggio di provenienza urbana.

Cosa servirebbe per aumentare l’efficienza del sistema?

Sono fondamentali tre elementi: la volontà politica in primis, le risorse e aziende in grado di sostenere la differenziata (in termini di raccolta e di impianti).

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 22:02