Vecchi partiti nuovi (Capitolo 46) - Di qualsiasi tema, settore, attività, impegno o quant’altro si tratti, occorre avere almeno un pizzico di oggettiva conoscenza prima di mettersi a “volare” in polemiche, se non addirittura in fantasie strategiche. Nulla esula da questo presupposto e meno che meno, la politica.
Le libertà di pensiero, parola e opinione non costituiscono automatica competenza e chiunque pensi di addentrarsi in discussioni varie, basandosi sulla verità che più gli piace e non su un’informazione oggettiva, crea danno a se stesso e alla società che vive ormai nella confusione e nell’improvvisazione. I tempi sono diventati nevrotici ma non ci si può illudere di fare presto, cadendo nel tranello della superficialità che c’imbottisce di frasi fatte e preconcetti. Troppe discussioni appaiono improntate sul presuntuoso e pretestuoso divagare dell’incompetenza; in tema di politica, questo corso è impegnato a dare informazioni corrette e autentiche. Non può esistere indugio nell’affermare che circa la politica popolare, i “vizi” sopra accennati, siano diventati infestanti.
Come si è più volte ripetuto, il partito politico è lo strumento democratico di accesso alla gestione delle istituzioni, dunque, alla determinazione dello stile di vita e al livello di libertà del popolo. I signori “so tutto io” non danno mai prova di capacità strategica e i nuovi partiti nascono già vecchi, perché sono soprattutto iniziativa di navigati filibustieri che cercano di rimanere abbarbicati a facili “rimunerazioni” istituzionali, dirette o derivate. In democrazia, lo strumento del partito politico ha opportunità determinanti, ma è stato furbamente reso inviso al popolo; in tale modo, è rimasto esclusiva di lestofanti che, al contrario dei signori “so tutto io”, sanno come adoperarlo.
Oggi, la prima causa della nascita di partiti nuovi è il tentativo di mantenere vizi e privilegi ai quali certi individui hanno avuto disonorevolmente accesso. In ogni area, progressista o moderata che sia, esiste sempre un manipolo di sporchi “eletti” pronti a riunirsi all’insegna del partito nuovo, per indorarsi ingannevolmente in nome della “giusta causa”. D’altro canto, tutto ciò che il popolo replica a detti impostori, sono le inutili incitazioni di vanagloriosi pieni di sé che inventano partiti e gruppi, nella convinzione d’essere i messia di turno o quanto meno degli illuminati rivoluzionari. Tra esperti traditori da una parte e palloni gonfiati dall’altra, l’Italia non sa ancora evidenziare alcuna capacità politica popolare di fare squadra. Si scambia l'ignoranza urlata, per onestà e coraggio ed è facile raccogliere consensi, abbaiando sciocchezze dal pulpito di un partito nuovo.
In questo modo, l’azione dei partiti nuovi offende e rovina la democrazia; i partiti dei parassiti che si riciclano, creano prima dei grossi danni e poi muoiono, invece, quelli popolari creati dai signori “so tutto io”, abortiscono ancora prima di nascere. Un partito nuovo e serio nasce in altro modo... magari da una forte unione popolare di cittadini umili, senza vanaglorie e aperti alla conoscenza.
Aggiornato il 06 aprile 2017 alle ore 17:29