Vincenzo Stabile spiega “La Forestale tradita”

“Lo scioglimento del Corpo Forestale dello Stato appare davvero come una scelta miope da parte del Governo - afferma senza mezzi termini Vincenzo Stabile (fino al 2014 Comandante del Corpo Forestale in Campania) - che non affronta la riforma di tutto il comparto sicurezza. È un provvedimento di facciata, riducendo i corpi di polizia da cinque a quattro, e smembrando il Corpo Forestale proprio quando aveva raggiunto il massimo negli indici di gradimento, e nell’operatività di contrasto delle agromafie”.

Il generale Stabile è autore del romanzo di denuncia “La Forestale tradita” (edito da “il Cerchio”). Nel libro racconta la sua storia, attraverso le importanti operazioni del Corpo e, soprattutto, i personaggi che si sono interfacciati con le vicende. L’autore pone dei drammatici interrogativi, come quello del dissesto idrogeologico, che con i cambiamenti climatici imporrebbe uno straordinario sforzo di prevenzione in montagna: invece il Governo chiude il Corpo Forestale. Vincenzo Stabile nasce a Salerno nel giugno del 1949, si laurea in Scienze Agrarie a Napoli, è vincitore del concorso da ricercatore agli Istituti Sperimentali per l’Agricoltura, ma opta per il Corpo Forestale dello Stato: ha vinto un concorso per ufficiale, compiendo la brillante carriera che lo ha portato a ricoprire il ruolo di Comandante regionale della regione Campania. Stabile ha indagava sulle ecomafie dei rifiuti prima che il fenomeno fosse di dominio pubblico.

Come definirebbe il Corpo Forestale?

Il Corpo Forestale ha sempre incarnato la polizia di prossimità, riuscendo a fare il proprio dovere più con la prevenzione che con la repressione. Capire i problemi della gente: questo modo di porsi ha fatto sì, secondo i dati Eurispes del 2013, che l’indice di gradimento della Forestale superasse perfino quello dei carabinieri. Persino dai pastori, con i quali avevamo una vecchia conflittualità a causa degli incendi boschivi, era stimato e apprezzato.

Siete da qualche anno al centro delle cronache per le indagini sull’inquinamento, sugli incendi, sull’abusivismo industriale ed edilizio. Forse le altre polizie v’invidiano?

Nessuna invidia. Esaminiamo il perché dell’importanza di certe indagini. La Procura Generale per sua natura è un ufficio di coordinamento, dopo la venuta del sostituto procuratore Donato Ceglie era diventata una procura d’assalto nel campo degli abbattimenti di manufatti abusivi, per i quali la Campania detiene la maglia nera. Da parte mia avevo fatto l’ennesimo strappo alle regole: gli avevo mandato di supporto due ottimi elementi, come Fernando Lamberti, che pur essendo un semplice sovrintendente, era laureato in Giurisprudenza con tesi sull’abusivismo edilizio, ed avevo creato l’unica sezione in Italia del Corpo Forestale in una Procura Generale: peccato che era “abusiva”.

Perché questo legame così forte col procuratore Ceglie?

Facciamo un passo indietro. Ho conosciuto Ceglie quando ero comandante provinciale di Napoli; era già un mito per gli innumerevoli processi che aveva condotto nel casertano contro gli sversatori di rifiuti di ogni tipo nella “Campania felix”. Oltre questo aspetto comunicativo rilevantissimo, che ne aveva fatto il beniamino di tutte le associazioni che si occupavano d’ambiente, era disponibile agli incontri sui pericoli che gravavano sul nostro territorio, sull’orlo del disastro ambientale diffuso e irreversibile. I nostri rapporti s’intensificarono quando divenni comandante regionale. Nel frattempo Ceglie aveva lasciato Santa Maria Capua Vetere per avvicendarsi come sostituto alla Procura Generale di Napoli, ed occuparsi del settore degli abbattimenti. Quando ancora stava alla Procura di Santa Maria Capua Vetere si era occupato attivamente del Villaggio “Coppola Pinetamare”, una vera e propria cittadina con palazzi, alberghi, ristoranti, chiesa e sette torri-grattacieli ad uso ufficio e abitazione: il tutto costruito abusivamente su suolo demaniale, in sfregio di una pineta e delle dune marine naturali. Ricordo che si presentarono in Procura degli alti ufficiali della Nato, ai quali erano state affittate case e ville, lamentarono il disagio che l’iniziativa giudiziaria aveva procurato loro. Ma ce la facemmo grazie all’intervento del governo di Roma, e la legalità vinse.

Anche sugli alti ufficiali della Nato?

Certo! La scena dell’abbattimento delle torri mi dà, ogni volta che rivedo il filmato, una fortissima emozione. Alcuni manufatti non vennero abbattuti ma destinati, dopo una transazione, ad ospitare il Corpo Forestale e il commissariato della polizia di Stato.

Ora la lunga storia della Forestale rischia d’interrompersi?

Bisogna fermare questa assurda determinazione, che rischia di bloccare le riforme del comparto sicurezza, per effetto della valanga di ricorsi che genererà. Poi rammento le parole di Danilo Scipio, responsabile Ugl del Corpo Forestale, “il presidente Matteo Renzi deve bloccare questo progetto di frantumazione del Corpo Forestale dello Stato, evidentemente elaborato da incompetenti che hanno interessi differenti dal bene del Paese e procedere alla riorganizzazione complessiva dell’intero sistema sicurezza”.

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 21:55