Politica, alcol e sedativi (Capitolo 33) Questo capitolo segna il battesimo della pubblicazione del corso anche sulla versione cartacea del quotidiano. Per l’occasione, prendiamo una piccola pausa dalla pura “didattica” e raccontiamo un episodio che invita comunque a riflettere. Il treno, alta velocità da Milano, è prossimo a Roma. Guardo dal vetro l’Italia che scorre incastonata tra i germogli della primavera; di fronte a me, è seduto un passeggero.
“Bella la nostra Italia - dico - peccato che la stiano avvilendo”. “Sorry?”, il passeggero è inglese; io non parlo bene la sua lingua ma non rinuncio alla chiacchierata. “How beautiful is Italy!”, continuo. Il mister dimostra una cinquantina d’anni, veste elegante e scopro presto che si tratta del responsabile per l’Italia di uno dei whisky più noti del mondo. Attraversiamo un periodaccio, dunque, gli chiedo perché mai venga qui da noi; penso infatti che non vi siano molti denari per comprare whisky. “Un Paese angosciato beve - afferma in un italiano migliore del mio inglese - e sono qui per questo”. Rimango annichilito; arriviamo a Roma e ci salutiamo tra un ciao e un goodbye.
Il giorno dopo, giacché i sondaggi sono di moda, decido di farne uno in miniatura e tutto da solo. Scopro da alcuni ristoratori che si vende più alcol di prima e, da alcuni farmacisti, che sonniferi, tranquillanti e affini vanno forte. Sono di nuovo annichilito; porca miseria - lasciatemelo scrivere - ci stanno proprio fottendo la vita. Ostentando serenità, l’ignobile apparato opprime la sfera sociale, familiare e privata; i cittadini sono intaccati da apatia e irritabilità... genitori e coniugi avviliti per difficoltà varie, lavoratori impauriti, imprenditori sconfitti, studenti sfiduciati, tasse estorsive e valori infranti. È questa l’Italia democratica?
Come nella giungla, il forte aggredisce il debole; ma é fuori luogo chiedersi quanto debole voglia diventare il nostro popolo? Possibile che si senta forte recitando le frasi fatte che gli mette in bocca proprio il potere politico? Fa di ogni cosa un allarmismo e trasforma ogni opinione in libertà d’arroganza e di polemica, fino ad apparire una sorta di popolo fondamentalista non nella religione ma nella cultura.
Amare l’ambiente, gli animali, la libertà di parola e quant’altro, è più che giusto ma la propensione al fanatismo ci trasforma nei più fissati ambientalisti, vegani, animalisti, apolitici, anti questo, anti quello e anti tutto... fino a rendere assurda e inefficace ogni rivalsa politica popolare. Inneggiamo ad una rivoluzione che non sappiamo fare e l’illusione del “concreto e subito” ci tiene in sala d’attesa da decenni. Cavillare su ogni cosa è da deboli e allontana dalla vera possibilità di rivalsa popolare che è la capacità di fare squadra. Avalliamo il plagio del regime impostore che si fa chiamare democrazia e che, secondo l’antico “divide et impera”, ci disperde gli uni contro gli altri nelle mille, arroganti fissazioni in cui ci illudiamo d’avere una ricca personalità.
Aggiornato il 06 aprile 2017 alle ore 17:14