Il mercato delle vacche (Capitolo 26) I congressi dei partiti, da qualche decennio, sono appellati come “mercati delle vacche”. La politica di regime ha compiuto un semplice inganno: ha creato una sorta d’immagine riflessa di se stessa e indotto il popolo a braccarla laddove non è. Il nostro cosiddetto “sistema democratico” spinge i cittadini a credere che i fatti siano quelli che fa vedere; del resto, è abile a presentare le cose con la “facciata” che vuole. Come in un’idolatria dell’empirismo e dimenticando che la percezione sensoriale porge i dati alla mente che li elabora, molti scelgono l’illusoria scorciatoia di conclusioni che l’emotività non lega alla ragione. In politica ci sono cose complesse da sapere, ma è grave assecondare la frenesia di chi crede che si possano capire subito, come d’impulso. Travisando il concetto di “concreto e subito”, molti s’infilano nella pietosa situazione di sentirsi liberi mentre subiscono il plagio.
Non pochi vivono l’ipnosi di termini come solidarietà, assistenza, cooperazione e altri riportati in quella sorta di vocabolario del bigottismo politico-sociale, tanto abusato dalla mano pubblica per truffare il cittadino. Affetto da suggestione e un po’ di smarrimento, c’è un popolo che pubblica, copia e incolla, divulga, manifesta, urla e si dimena, credendo di opporsi con l’improvvisazione e l’ansia, al freddo cinismo politico che l’opprime. Non è così ed è anche per questo che qui cerchiamo di svelare uno ad uno, luoghi, angoli e meandri in cui il potere stabilisce tutto, proprio tutto, senza curarsi delle aspettative popolari.
Questi capitoli hanno più volte ripetuto che i congressi dei partiti sono momenti di voto anche più determinanti delle elezioni pubbliche. I dirigenti di partito fissano ogni ruolo e carica; stabiliscono cioè chi diventerà presidente della Repubblica, primo ministro, ministro, parlamentare, presidente o assessore o consigliere regionale o provinciale, sindaco, assessore o consigliere comunale, presidente o membro di commissione, presidente o membro del consiglio d’amministrazione di questo o di quell'ente … fino a tutte le diramazioni del cosiddetto “sottobosco” del quale abbiamo scritto nel capitolo n.1.
Inoltre, tramite vari capigruppo d’ogni livello, i dirigenti di partito hanno ingerenza fino alla più piccola delibera della più piccola amministrazione comunale. Nel noto tavolino del preordino dei congressi, essi inseriscono nelle liste le candidature di ossequiosi yes man che, anche per la boria d’essere qualcosa, rappresenteranno il volere dei loro mandanti in ogni situazione. È chiaro perché i congressi dei partiti siano dei mercati delle vacche? Il noto tavolino porterà quasi sempre ad un congresso unitario o a liste concordate; tuttavia, se si dovrà stoppare qualche onesto e irriducibile oppositore, allora sarà un congresso a liste contrapposte che attaccherà il "ribelle", adescando con fallaci corruzioni i suoi più “gracili” sostenitori. E' un meccanismo perverso ma semplice, che ovviamente descriveremo. La “diretta” del congresso arriva, ma senza avere letto ciò che precede, sarebbe stato più difficile capire.
Aggiornato il 06 aprile 2017 alle ore 17:27