Seduti al tavolino (cap. 23) La conoscenza “in breve” non rende competenti; in futuro sarà diverso, ma oggi non è ancora possibile infilarla nella testa della gente come si fa con i file nei computer. La semplicità rende bella l'anima ma non arricchisce la conoscenza né l’esperienza; insomma, la vita può anche essere affrontata in modo semplice, ma ciò non toglie che essa chieda di capire cose complesse … poi, se si confonde la semplicità con la superficialità, allora sono guai.
I ventidue capitoli fin qui scritti, costituiscono una sorta di base per inoltrarsi nei successivi argomenti del presente corso. Naturalmente, è sempre fatta richiesta a presidenti, ministri, parlamentari, segretari, dirigenti e quanti altri, di segnalare ed eventualmente dimostrare che non sia pertinente al vero quanto qui si descrive, racconta e afferma. A testimonianza di una democrazia spesso travisata, non esiste un solo statuto di partito che menzioni i pacchettari, i capicorrente e i tavolini che “pilotano” i congressi; ci sono anche altri “casi” che gli accennati statuti non contemplano, ma prendiamo intanto atto di questi. Le “qualifiche” per sedersi intorno al più volte menzionato tavolino del preordino dei congressi, non sono tante ma senza esse a quel tavolino non ci si siede.
In breve, ciascuno dei convenuti dovrà avere il controllo del suo bel pacchetto di tessere e conoscere bene ogni particolare dello schema delle tre linee parallele (Partito, Istituzione e Sottobosco), che abbiamo disegnato nei capitoli 1 e 2 di questo corso. Il pacchetto di tessere serve per avere riconosciuta la corrispondente percentuale di controllo del partito; poi, la perizia nel districarsi tra la miriade di ruoli e cariche che le note tre linee rappresentano, permetterà di trasformare detta percentuale in pari assegnazioni preventive tra posizioni nel partito, nelle istituzioni e nel sottobosco, sulle quali il convenuto al tavolino vorrà “allungare le proprie mani”.
Alla fine, il tavolino avrà stabilito quali dirigenti del partito saranno rinnovati dal congresso e quali riconfermati come “a vita”; così come avrà stabilito i nomi di chi “correrà” per le istituzioni parlamentari, in base all’ovvia corrente di riferimento. Inoltre, avrà “scelto” dei dirigenti e anche dei funzionari di ruoli secondari relativi al “sottobosco”, ovvero alle pubbliche amministrazioni periferiche e a tutte le attività alle quali la mano pubblica può in qualche modo porre condizioni. Detto tavolino si riunisce anche nelle sedi di partito, ma sempre e rigorosamente a porte chiuse; le poche sedie intorno, sono riservate a “precisi” parlamentari del collegio, al segretario, coordinatore o primo riferimento provinciale del partito e a pochissimi alti dirigenti istituzionali. Abbiamo intuito la funzione del tavolino e ne intuiremo altre, ma lì nessuno parla di ciò che interessa al popolo. Dalla povertà al rosario delle vessazioni istituzionali, come dall’ignominiosa burocrazia ad altre mille ingiustizie, sembra che di tutto ciò a quel tavolo non gliene freghi nulla.
Aggiornato il 06 aprile 2017 alle ore 17:23