La forza redentrice  della curiosità

Giovanni Scattone viene giudicato colpevole di omicidio colposo in via definitiva nel 2003, alla conclusione di un iter giudiziario contestassimo. Dal giorno del primo arresto, il 14 giugno 1997, a oggi, Scattone, secondo quanto si legge su Wikipedia, ha pubblicato diversi libri e articoli scientifici. Al suo posto, mi chiedo, sarei stato in grado di mantenere la lucidità necessaria per scrivere alcunché? Ne dubito.

Fedele Confalonieri, sul Corriere della Sera del 23 settembre (pag. 15), racconta che Marcello Dell’Utri, condannato in via definitiva per concorso esterno in associazione mafiosa, si è iscritto all’Università e che il mese prossimo darà l’esame di Storia medioevale.

Due storie diversissime, ovviamente, quella di Scattone e Dell’Utri; l’uno, giovane e brillante assistente universitario all’epoca dei fatti, l’altro, ex potentissimo collaboratore di Silvio Berlusconi, che accetta l’idea di essere interrogato ed, eventualmente, respinto da, non possiamo escluderlo, un giovane cultore della materia.

Due storie diversissime ma che ci parlano entrambe, al di là dei giudizi che ognuno di noi può dare circa la fondatezza e la solidità delle accuse mosse ai protagonisti, della capacità luminosa, salvifica e redentrice della curiosità umana, che raccoglie due uomini nella polvere e, nonostante il vociare scomposto e isterico della canaglia che si placherebbe solo nell’allestimento dell’ennesimo piazzale Loreto, ne lenisce le ferite e schiude davanti ai loro occhi, comunque, qualche orizzonte.

 

(*) Professore associato in Storia contemporanea, Università degli Studi Roma Tre

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 22:25