AAA nuova offerta politica di centrodestra cercasi. Ha avuto un anno di tempo per manifestarsi. Un anno in cui Berlusconi – tra passi indietro, avanti e di lato – e il Pdl sono rimasti nel totale immobilismo, anzi impegnati in un’incessante opera di autolesionismo, travolti dagli scandali, in verticale perdita di consensi. Mai momento fu più propizio. Il Cav. era all’angolo, il suo partito allo stremo. Perché non si è (ancora) manifestata questa nuova offerta? Dov’è quel Ppe italiano che avrebbe dovuto aprire l’era post-berlusconiana? E non si risponda finché Berlusconi è in campo eccetera eccetera. Cosa bisogna aspettare per farsi avanti, che muoia? Mai le truppe berlusconiane sono state così sbandate e il loro generale così lontano dal campo di battaglia. Eppure... Tutti coloro che con ottime ragioni hanno manifestato la necessità di liquidare il fallimentare berlusconismo sostituendolo con una forza popolare, moderna, europea, hanno commesso un errore fatale. Invece di rivolgersi direttamente al “popolo” deluso e disgregato di centrodestra – come fece con successo Berlusconi nel 1994, durante la prima grave cesura del nostro sistema politico repubblicano – si sono gingillati in esasperati tatticismi, intestarditi in manovre tutte interne al ceto politico, ignorando un dato fondamentale nel paese: in questo ventennio gli elettori di centrodestra, pur con tutte le loro differenze, sono stati abituati a ragionare in termini bipolari e alternativi al centrosinistra. Questa “alternatività” i milioni di elettori lasciati per 12 mesi in libera uscita da una forza che dal 38% è scesa al 15, non l’hanno vista in Casini, di cui già non si fidavano, né in Montezemolo e nella sua ItaliaFutura, né in Monti, e addirittura nemmeno nei liberisti duri e puri di FermareilDeclino. Non credono più a Berlusconi, sono disgustati dal Pdl, ma i sondaggi e le parziali scadenze elettorali di quest’anno dimostrano che non si sono spostati a sinistra, né sono attratti dal Terzo polo o da Grillo. Sono sì in attesa di una nuova offerta politica, ma chiaramente di centrodestra. Gettare le fondamenta di un Ppe italiano attorno alla personalità di Mario Monti avrebbe potuto (potrebbe ancora?) funzionare se il professore avesse accettato – non subito, ovviamente, ma sul finire della legislatura – di giocare un simile ruolo politico, visto che lui stesso si è definito culturalmente vicino al popolarismo europeo. Il premier, insomma, doveva decidere se diventare un Ciampi, un Dini o un De Gasperi. Ma se Monti preferisce restare super partes, riserva della Repubblica, per i soggetti che a lui si richiamano (Casini e Montezemolo) si fa dura: significa di fatto rendersi disponibili a fare le “stampelle centriste” di un Monti-bis sostenuto da una maggioranza egemonizzata dalla sinistra Bersani-Cgil. Una prospettiva che non può allettare gli elettori di centrodestra. Per Casini si trattava di lavorarsi i “montiani” del Pdl affinché spingessero Alfano a rottamare Berlusconi. E per poco non gli riusciva. Ma a parte il fatto che gli elettori di centrodestra non avrebbero affatto seguito una classe dirigente, quella del Pdl, di cui non hanno alcuna stima, verso un “centrismo montiano” non chiaramente alternativo alla sinistra, visto che il professore non si schiera, c’è anche da dubitare che Casini a quel punto avrebbe dato seguito alla chimera dell’“unità dei moderati”, visto che ha sempre lavorato a destrutturare il bipolarismo, per un sistema in cui il centro possa di volta in volta, dopo il voto, allearsi con chi esce vincitore dalle urne. Anche Montezemolo, pur respingendo qualsiasi “avance” di pezzi del vecchio ceto politico, ha ceduto però ad alcuni autoproclamati (e molto interessati) rappresentanti della cosiddetta “società civile”. Timoroso di scendere in campo in prima persona, anche lui ha dato il nome di Monti alla sua lista e lanciato un’alleanza con il mondo del socialismo cattolico – Acli, Sant’Egidio, Cisl – che, come ripete da un paio di giorni uno dei suoi più autorevoli esponenti, guarda al Pd. FermareilDeclino è l’unica potenziale nuova offerta che non ha peccato di politicismo e si è concentrata sui contenuti. Ma ha ecceduto in anti-berlusconismo – viscerale, sconfinato in un atteggiamento di colpevolizzazione dell’elettorato di centrodestra – e in intellettualismo. Tipico dell’intellettuale è il gusto della provocazione e il voler convincere tutti delle proprie tesi – così si spiegano gli appelli a Renzi e ai suoi elettori scambiati per liberisti “in sonno” – mentre l’iniziativa politica richiede di individuare la tipologia di elettori cui rivolgersi per affinare il messaggio. Insomma, per ragioni diverse – nobili quelle di Monti e dei promotori di FermareilDeclino, “politiciste” quelle di Casini e Montezemolo – nessuno finora ha davvero messo in campo una nuova offerta politica di centrodestra. Dunque, se oggi Berlusconi può osare ri-discendere in campo, è soprattutto per il vuoto creato dall’esasperato tatticismo di chi, probabilmente, non ha mai avuto in mente un’idea di centrodestra maggioritario a cui gli elettori potessero sintonizzarsi.
Aggiornato il 04 aprile 2017 alle ore 15:59