Estate calda con mare molto mosso in casa Pd. Le ultime coordinate politiche impartite da Sant’Andrea delle Fratte dividono (che novità) il partito di Bersani. Vendola o Casini? Di Pietro o i post-comunisti? Diventa difficile sciogliere i nodi di un’alleanza dura da far mandare giù ai convitati al tavolo delle grandi intese work in progress.
L’ultimo ad usare un tono protestatario è Giorgio Merlo, vice presidente della Commissione vigilanza Rai. L’ex popolare e Dc attacca da destra le nuove idee di convergenze politiche molteplici: «ll Pd deve scegliere quale strada intraprendere. O decide di costruire una coalizione di governo con partiti e movimenti che hanno una cultura di governo, oppure opta per rifare l’Unione di prodiana memoria, cioè uno dei periodi più incolori e più squallidi della storia del centrosinistra nel nostro paese. Bersani, mi pare, è stato chiaro: il dopo Monti si fonda sull’alleanza tra i progressisti e i moderati. Cioè un’alleanza riformista. L’alleanza con Ferrero, Di Pietro, Diliberto, Ferrando e compagnia cantante forse è opportuno mandarla in soffitta». Chiare le idee del parlamentare piemontese, che mostra la porta d’uscita alle voci di protesta, ma senza escludere Vendola. Su Di Pietro infatti il giudizio è tranchant: rimproverandogli un certo protagonismo e i troppo frequenti attacchi al Pd e a Napolitano, Merlo lo sfida a dare «vita da subito all’alleanza con Ferrero, Diliberto, Ferrando, i centri sociali e chi più ne ha più ne metta. E poi vedremo alle elezioni da che parte sta il popolo del centrosinistra».
Subito però arrivano dall’interno le risposte piccate a Merlo. È Sandra Zampa, giornalista e parlamentare Pd, all’epoca dell’Unione capo ufficio stampa personale di Romano Prodi. Zampa difende subito quell’alleanza politica: «Rattrista davvero prendere atto di quanto la generosità, l’impegno, la fatica di Romano Prodi nel costruire un centrosinistra capace di risparmiare l’ennesimo squallore berlusconiano all’Italia, siano stati sostanzialmente un esercizio vano».
Dopo aver ricordato i successi del governo Prodi, la parlamentare romagnola conclude acidamente: «Dichiarazioni come quelle di Merlo testimoniano che la speranza degli elettori che ovunque, in quei giorni, scandivano la parola ‘unità’ auspicando una vera coesione di tutte le forze in grado di battere una destra, quella sì, squallida e incapace, era mal riposta. E questo solo per garantirsi un’alleanza con Casini. Spero di non dover leggere più cose così, ma dubito che il mio desiderio sarà esaudito». L’esatto opposto di quello che aveva detto Merlo. A fare il pompiere ci prova Fassina, che contemporaneamente rilancia l’alleanza progressista, con Vendola buon alleato (era nel Prc che aiutò l’Italia ad entrare in Europa, ricorda il responsabile economico democratico) ma approvando pure la presenza di Casini, persona affidabile con cui «siamo stati all’opposizione in questi anni».
Nonostante l’intervento del pompiere, l’incendio è appena divampato e, concordemente con la calura estiva, non accennerà a spegnersi prima di un bel po’ di tempo.
Aggiornato il 04 aprile 2017 alle ore 16:01