Ai tempi del governo Berlusconi un dato Istat come quello diffuso ieri non sarebbe passato quasi inosservato. L'andamento del Pil nel primo trimestre 2012 sembra smentire le stime appena inserite dal governo Monti nel Def, il documento di economia e finanza. Se non le smentisce, perché in fin dei conti si tratta dei primi tre mesi e ne mancano nove alla fine dell'anno, le fa per lo meno apparire eccessivamente ottimistiche.
Secondo la stima preliminare dell'Istat, infatti, nel I trimestre 2012 il Pil è diminuito dello 0,8% sul trimestre precedente e dell'1,3% rispetto al I trimestre 2011, nonostante le due giornate lavorative in più rispetto ad entrambi. La crescita acquisita per il 2012 sarebbe pari a -1,3%. Dunque, in un solo trimestre abbiamo già perso più di quanto secondo la previsione governativa avremmo dovuto perdere in tutto il 2012 (-1,2%). Ciò significa che, per rispettare le previsioni del Def, la variazione congiunturale nei restanti trimestri dell'anno dovrebbe essere pari a zero, il calo dello 0,8% in questo primo trimestre dovrebbe corrispondere al punto più basso della recessione che stiamo attraversando, dopo il quale ci dovrebbe aspettare nei prossimi trimestri un altro segno meno molto vicino allo zero e poi il passaggio al segno più.
Ma è realistico supporre che il trimestre peggiore per la nostra economia sia già alle spalle, considerando che gli effetti recessivi dell'Imu e del nuovo aumento dell'Iva si svilupperanno nella seconda metà dell'anno? Di tutta evidenza il calo stimato dall'Istat non è in linea con le previsioni del governo, ma con lo scenario del Fmi, che prevede nel 2012 un calo del Pil del 2% e il pareggio di bilancio solo nel 2017.E né Berlino né la Bce hanno mai imposto ad alcun paese un'austerità recessiva, fatta di sole tasse, niente tagli alla spesa e nessuna vera riforma per la crescita. Anzi, Ue-Bce-Fmi-Ocse suggeriscono da anni l'opposto. E dalle analisi della spesa pubblica emerge che l'austerità europea ha solo sfiorato gli apparati pubblici, mentre ha massacrato il settore privato.
Nominalmente solo Grecia e Spagna hanno sensibilmente ridotto la loro spesa, che comunque si è attestata ai livelli del 2007, circa il 50% in più che nel 2002. Negli altri Paesi, compresa l'Italia, la spesa è cresciuta o si è stabilizzata ai livelli, comunque alti, del 2009. In termini reali, tranne Regno Unito e Germania, né la Grecia, né la Spagna, né l'Italia, né la Francia spendono meno oggi di quanto spendevano nel 2004. L'Italia più o meno quanto spendeva nel 2005, circa il 5% in più che nel 2002.
Aggiornato il 04 aprile 2017 alle ore 16:17