Il successo di Flavio Tosi al primo turno a Verona non
rappresenta un'eccezione nella débacle della Lega, come viene per
lo più interpretato in queste ore, bensì paradossalmente proprio il
simbolo più eloquente della crisi e del fallimento dei due apparati
Pdl-Lega, perché conseguito a dispetto delle loro rigidità. Poche
settimane fa il sindaco leghista aveva rischiato addirittura
l'espulsione dal suo partito, colpevole di aver proposto una lista
civica a suo nome come perno della coalizione che avrebbe dovuto
sostenere la sua ricandidatura.
Un modo per consentire ai cittadini veronesi che hanno apprezzano
il suo operato, ma che non si sarebbero riconosciuti nella Lega, di
votarlo. Così come minacciati di espulsione, e alla fine solo
sospesi, i membri della giunta e gli esponenti del Pdl veronese che
disobbedendo alle indicazioni del partito hanno dato il loro
appoggio al sindaco leghista candidandosi nella sua lista. Ebbene,
sia Tosi che i ribelli del Pdl hanno avuto ragione rispetto alla
rigidità dei loro partiti. Il sindaco uscente è stato rieletto con
il 57,35% dei voti. Un'affermazione personale, certo, ma non c'è
dubbio che qui il centrodestra abbia vinto alla grande, che gli
elettori abbiano premiato l'operato del sindaco leghista e della
giunta Pdl-Lega, eppure i due partiti sembrano uscirne
ammaccati.
La Lega non è andata oltre un 10%, mentre il Pdl ha sostenuto,
insieme all'Udc, un altro candidato sindaco, raccogliendo solo il
5% dei voti di lista. Il vero centrodestra non si trovava nelle due
liste ufficiali di Lega e Pdl, bensì nella lista civica
riconducibile a Tosi, che ha preso il 37,23% dei voti, aggregando
elettori leghisti, elettori del Pdl, e probabilmente non solo. Il
che dimostra che il centrodestra esiste ancora ed è in grado di
presentare un'offerta politica valida. Su cosa si è fondato questo
centrodestra? Sulla personalità di un leghista anomalo, pragmatico,
lontano dal "celodurismo" e dalla retorica separatista, concentrato
nell'amministrazione della sua città ma che sa anche essere
"eretico", critico nei confronti del suo partito a livello
nazionale; e su alcuni esponenti del Pdl veronese, sia ex Forza
Italia che ex An, convinti della necessità di recuperare lo spirito
del 1994. Perché se è certamente vero che in queste amministrative
il Pdl ha pagato la corsa in solitaria, e l'appoggio al governo
Monti, soprattutto però ha pagato il tradimento di quello spirito
originario.
I suoi elettori gli hanno messo in conto non solo l'ultima
esperienza di governo, bensì tutti i 17 anni dell'era
berlusconiana, durante i quali è stata a più riprese tradita la
promessa di cambiamento, economico e istituzionale, la cosiddetta
"rivoluzione liberale", su cui le coalizioni berlusconiane avevano
raccolto i loro consensi. Recuperare la credibilità sarà difficile,
ma la strada è una sola: facce nuove e una solenne operazione
verità sull'errore capitale di questi anni: l'aver ceduto ad una
politica economica statalista, conservativa, immobilista, l'opposto
dello spirito del 1994. Il centrodestra che ha permesso a Tosi di
essere rieletto al primo turno è quindi allo stesso tempo di nuovo
e antico conio. Chissà se Pdl e Lega sapranno trarne la giusta
lezione.
Aggiornato il 04 aprile 2017 alle ore 16:13