Per il premier Mario Monti la strada si fa sempre più stretta. Complice l'approssimarsi delle amministrative, i partiti si stanno risvegliando dal letargo invernale e cominciano a sgomitare. Dopo l'assaggio di marzo sulle buste paga, e il prezzo della benzina alle stelle, sta per arrivare in capo alle famiglie la stangata dell'Imu, che accrescerà il malcontento. Nel frattempo, lo spread torna a salire, ieri fino a 345 punti. A metà maggio il primo esame crescita: l'Istat diffonderà la stima preliminare del Pil nel primo trimestre 2012. Ma oggi, in commissione Bilancio della Camera, il ministro Corrado Passera ha già messo le mani avanti: «Siamo nel pieno di una seconda recessione», che «durerà tutto l'anno». Il ministro ha confermato il credit crunch; e sottolineato, quasi raccomandandosi ai parlamentari, che per uscirne «dobbiamo accelerare su tutte le riforme strutturali in programma e su tutte le leve della crescita». Una delle riforme è naturalmente quella del mercato del lavoro, su cui però Pd e Cgil promettono battaglia. Non passa giorno senza che la Camusso o Bersani battano un colpo. Ieri la leader della Cgil si è detta certa che «non passerà la controriforma del mercato del lavoro», mentre il segretario del Pd paventa «cazzotti» all'indirizzo di tecnici e politici, evoca problemi di incostituzionalità, in un insidioso gioco di sponda con alcuni ministri, e torna a intonare lo slogan "ci voglion politiche industriali". Da parte sua Passera conta di «rimettere in moto» verso le imprese, nei prossimi 12 mesi, circa metà dei debiti delle Pa (oltre 50-60 miliardi) e di indirizzare o avviare la realizzazione di infrastrutture per 40-50 miliardi.
Non solo il ritorno dei partiti, anche il Pil potrebbe riservare una brutta sorpresa al professor Monti. Il quale ha cautamente basato i suoi calcoli per raggiungere l'obiettivo del pareggio di bilancio nel 2013 sull'ipotesi che nel 2012 il Pil si contrarrà dell'1%, mentre sembra già ottimistico un -2%. L'Ocse prevede un calo del Pil italiano dell'1,6% nel I trimestre del 2012 e dello 0,1% nel II, registrando una produzione industriale «debole» e un clima di fiducia delle famiglie da recessione. Secondo le previsioni del Centro studi di Confindustria a marzo, con un +0,1% rispetto a febbraio, si dovrebbe quanto meno arrestare la caduta verticale della produzione industriale (-22% rispetto ad aprile 2008).
Mentre tecnici e politici cincischiano sulle riforme, gli italiani sembrano aggrapparsi al loro unico salva-Italia. È l'economia sommersa che ci salva, denuncia l'Eurispes nel suo rapporto "L'Italia in nero", in cui si stima il volume del sommerso nel 2011 - tra lavoro nero (53%), evasione fiscale delle imprese (29,5%) e la cosiddetta economia informale (17,6%) - in 540 miliardi di euro, pari a circa il 35% del Pil ufficiale, in crescita rispetto ai 529 miliardi dell'anno precedente. Almeno il 35% dei lavoratori dipendenti, ipotizza l'Eurispes, è «ormai costretto ad effettuare un doppio lavoro per far quadrare i conti e arrivare alla fine del mese». Per quanto ciò possa deludere le aspettative di Befera in un cambiamento culturale, sono le attività e la ricchezza che gli italiani, a loro rischio e pericolo, riescono a sottrarre alla rapacità dello stato che ci fanno tirare avanti.
Aggiornato il 04 aprile 2017 alle ore 16:12