Il colosso Facebook celebra 20 anni di vita

Le ragazze e i ragazzi, al di sotto i 40 anni, non camminano per strada, non si fermano al bar, non vanno a vedere un film, non partecipano a un concerto se non tengono in mano uno smartphone e soprattutto se non consultano in continuazione Google, YouTube, TikTok e quando stanno in casa a studiare o a vedere la televisione Facebook. La connessione a Internet sta diventando dipendenza. Si arriva anche a comportamenti ossessivi come osservano gli psicologi nel tentativo di controllare post, video, foto, messaggini. I social da gioia e delizia possono diventare maledizione quando, invece di concentrarsi sulla guida dell’auto, si getta lo sguardo sul display del cellulare. Com’è nata questa innovazione tecnologica che sta rivoluzionando anche il modo di scrivere? Era il 4 febbraio 2004 quando vide la luce The Facebook, un social dell’Università Harvard negli Stati Uniti. Lo avevano lanciato dal loro dormitorio il 19enne Mark Zuckerberg con l’aiuto di Andrew McCollum, Eduardo Saverin, Dustin Moskovitz, Chris Hughes per mettersi in comunicazione con i compagni del College.

L’idea incontrò subito il favore di altri studenti e il sito si allargò a Boston, alla Stanford University e a molte scuole americane. Era partito uno strumento rivoluzionario ma ci sono voluti 5 anni prima che la società raggiungesse un bilancio in attivo. Da allora è stato tutto un crescendo, con qualche battuta d’arresto, anche se il picco del fatturato in quasi vent’anni ha toccato i 2,7 miliardi di dollari dopo aver pagato circa 200mila dollari soltanto per registrare il sito facebook.com.

“Taggare” è ormai un luogo comune. Le citazioni raggiungono milioni di persone, i servizi di messaggistica si sono ampliati, anche se crescendo sono nati non pochi problemi nell’uso del sito come mezzo di controllo e miniera di dati. Il servizio è infatti gratuito per gli utenti, poiché la società trae guadagni dalla pubblicità compresi i banner. Il 2023 è stato poi l’anno di ChatGpt che ha trasformato l’Intelligenza artificiale generativa in un prodotto che viene usato da milioni di utenti. L’Ai sarà il principale modo con il quale interagiranno milioni di persone con le macchine? Secondo Andrew Bosworth, capo del team di innovazione del gruppo Meta (holding della società di Palo Alto, che detiene anche Instagram e WhatsApp) il futuro è la realtà virtuale, con tutti i rischi che una situazione del genere comporta per le comunicazioni. Il fondatore di Facebook, Zuckerberg, è convinto che l’Intelligenza artificiale sarà l’area di maggiore investimento dopo aver sborsato ben 33 miliardi di dollari per il modello Llama. Un’analisi della Generazione Z ha permesso di osservare che i cosiddetti nativi digitali sanno meglio gestire gli aspetti negativi della eccessiva connessione in voga. I pericoli sono però dietro l’angolo, soprattutto per i più deboli che non sono in grado di ben gestire la socializzazione.

In questi ultimi tempi sono nate, inoltre, molte figure professionali che hanno preso il posto dei vecchi testimonial come influencer o esperti che favoriscono le imprese a dialogare con il loro pubblico. La possibilità di digitare in qualsiasi momento e la rapidità con la quale si scrivono messaggi, post, commenti porta però un minore controllo della scrittura, con abbreviazioni e utilizzo di emoji. Il 4 febbraio, quando Facebook celebrerà i venti anni della nascita, si porterà dietro un clima di diffidenza e problemi non risolti nel rapporto tra Intelligenza artificiale in espansione e realtà virtuale. Nato come strumento per creare connessioni è diventato un colosso e una potenza economica. In qualche modo ha cambiato anche il modo di vivere le relazioni sociali.

Aggiornato il 19 gennaio 2024 alle ore 11:05