
Nei principali media europei e americani, l’indicibile massacro perpetrato da Hamas il 7 ottobre 2023 in Israele sembra essere stato ampiamente dimenticato. I media raramente descrivono Hamas come un’organizzazione terroristica con intenti genocidi. Quando viene utilizzato il termine “genocidio” anche da parte di sedicenti “organizzazioni per i diritti umani” lo si fa per accusare la vittima degli attacchi, vale a dire Israele. Nel 2005, Israele rimosse tutte le sue truppe e i suoi coloni civili da Gaza, molto prima del massacro del 7 ottobre 2023. Ciononostante, una delle attuali campagne di Amnesty International, “Stop al genocidio israeliano contro i palestinesi di Gaza”, continua a fare riferimento alla “Striscia di Gaza occupata”. Ma Gaza non è occupata da vent’anni, e non lo è nemmeno ora. Gaza è il teatro da cui i palestinesi continuano a lanciare razzi e missili contro obiettivi civili in Israele.
A quanto pare, Hamas aveva pianificato gli attacchi del 7 ottobre contro Israele anni prima del 2023. Quel giorno, Hamas demolì le recinzioni dello Stato ebraico per massacrare e torturare a morte 1.200 israeliani, arrivando perfino a bruciare in un forno un neonato, tra le altre atrocità ed efferatezze. Il gruppo terroristico poi rapì altre 251 persone, portandole a Gaza, dove 59 di loro sono ancora tenute in ostaggio, e di esse soltanto 24 si pensa che siano ancora vive. Molti di questi orrori sono stati fotografati trionfalmente dai palestinesi con gli iPhone. Nel rapporto di Amnesty, il massacro del 7 ottobre viene citato soltanto una volta e in modo molto edulcorato definendolo un “attacco guidato da Hamas”. Il problema, a quanto pare, è che Israele aveva il diritto di ritorsione e il diritto di chiedere la restituzione degli ostaggi torturati. A causa di questa mancanza di cortesia, Amnesty International ha criticato Israele con ferocia: “Il brutale attacco di Israele contro i palestinesi di Gaza ha ucciso decine di migliaia di persone, sterminato intere famiglie, raso al suolo quartieri residenziali, distrutto infrastrutture sensibili e costretto allo sfollamento di 1,9 milioni di palestinesi, oltre il 90 per cento della popolazione della Striscia di Gaza, causando una catastrofe umanitaria senza precedenti. Israele ha compiuto atti proibiti dalla Convenzione sul Genocidio e lo ha fatto con l’intento specifico di distruggere la popolazione palestinese di Gaza. Questi atti comprendono uccisioni, gravi danni fisici e mentali e la deliberata inflizione di condizioni di vita calcolate per causare la loro distruzione fisica”.
In realtà, ovviamente, tutto ciò che Hamas deve fare per impedire questa distruzione è restituire tutti gli ostaggi che non avrebbe dovuto rapire fin dall’inizio. Amnesty International ha fornito una sorprendente inversione dei fatti. Il rapporto di Amnesty, che sostanzialmente si legge come un incitamento all’odio verso Israele, appare basato su accuse incredibilmente infondate. Israele non ha mai cercato la distruzione dei gazawi. Nel 2005, diversi milionari americani avevano persino raccolto 14 milioni di dollari per garantire che, quando gli ebrei avessero lasciato Gaza, i palestinesi potessero usare le loro serre. Pochi giorni dopo il ritiro degli ebrei, ogni serra venne saccheggiata e distrutta. Israele ha sempre fatto tutto il possibile per evitare di uccidere civili e, a quanto si dice, sperava che Hamas creasse una Singapore del Mediterraneo. Invece, Hamas, usando i propri civili come scudi umani, provoca la morte di civili, il maggior numero possibile, proprio affinché organizzazioni come Amnesty International accusino falsamente Israele del maggior numero di morti possibile. Ma Amnesty non segnala questa tradizione di Hamas.
Nel dicembre scorso, un’altra sedicente “organizzazione per i diritti umani”, Human Rights Watch, ha pubblicato un altro rapporto diffamatorio e altamente inaccurato su Israele e Gaza: “Sterminio e atti di genocidio”. A parte il termine “sterminio”, chiaramente un omaggio ai campi di sterminio di Adolf Hitler, il rapporto afferma ingannevolmente che Israele sta “deliberatamente privando i palestinesi di Gaza di acqua” e aggiunge che “le azioni delle autorità israeliane hanno privato la maggior parte degli oltre 2 milioni di palestinesi che vivono a Gaza dell’accesso anche a quella minima quantità d’acqua, il che ha contribuito alla morte e alla diffusione di malattie”. Tutto ciò che è scritto in questo “rapporto” diffamatorio è, purtroppo, falso.
La propaganda pro-Hamas che ha inondato i campus universitari americani dopo il 7 ottobre 2023, e ancor prima, e che, con manifestazioni organizzate, è andata avanti per mesi, spesso apertamente a favore del gruppo terroristico e in chiave antiamericana, e accusando il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu di non aver riportato a casa gli ostaggi, è stata particolarmente ripugnante. L’imprenditore americano Elon Musk ha scritto che vorrebbe sapere chi sono i “burattinai” che organizzano tutto. Come osservato dall’editorialista del New York Times Bret Stephens, nel novembre 2023: “(Hamas, ndr.) potrebbe ottenere un cessate-il-fuoco reale e duraturo per la popolazione di Gaza, e probabilmente un passaggio sicuro fuori dal territorio per molti dei suoi membri, in cambio del rilascio di tutti gli ostaggi, della consegna delle armi e della rinuncia al proprio potere in favore di qualche altra potenza araba.
Che Hamas non abbia fatto nulla di tutto ciò non è sconcertante: è un culto terroristico della morte. La cosa impressionante è che i sostenitori del cessate-il-fuoco non sembrano avere molto interesse a fare richieste ad Hamas equivalenti a quelle che fanno a Israele. Vogliono che Israele smetta di sparare. Ma li sentite spesso ribadire che Hamas ricambi il favore? Vogliono che Israele fornisca a Gaza aiuti umanitari sotto forma di elettricità, carburante e altri beni. Ma non ho visto quei manifestanti in strada chiedere che Hamas fornisca a Israele aiuti umanitari sotto forma di liberazione immediata di tutti gli ostaggi. Affermano di volere una Palestina libera per tutto il suo popolo. Ma non li sento mai criticare la dittatura di Hamas, o il suo disprezzo dei diritti civili e di quelli umani del suo stesso popolo, o i vanti apertamente antisemiti da parte dei suoi membri in merito al massacro degli ebrei… eppure, questo complimento è raramente accompagnato anche solo da un gesto di rispetto per il dolore di Israele, o per la legittimità del risentimento di quest’ultimo verso Hamas, o per la sua necessità di garantire la sicurezza dei propri cittadini, o persino per il suo diritto a esistere come Stato sovrano. Anche quando il diritto fittizio di Israele all’autodifesa viene brevemente riconosciuto, ogni suo esercizio viene immediatamente considerato un crimine di guerra, a prescindere dalle prove.
Per gli israeliani, Cessate il fuoco ora significa Arrendetevi ora. Non c’è da stupirsi che rifiutino di ascoltare l’appello. Qualunque cosa si pensi di Israele, non ci si può aspettare che un Paese firmi la propria condanna a morte assecondando coloro che, se ne avessero la possibilità, lo annienterebbero”.
Studenti che pagano una fortuna per frequentare l’università vengono sempre più spinti da organizzazioni no-profit con interessi politici a sostenere il peggior massacro antisemita dagli anni Quaranta. Sono stati esposti slogan a sostegno di alcune delle peggiori organizzazioni terroristiche dei tempi moderni per avallare l’intenzione di spazzare via lo Stato di Israele in un enorme bagno di sangue. È evidente che esiste un enorme problema di denaro sporco in troppe università e città sia negli Stati Uniti che in Europa. Il problema non si limita soltanto a ciò che viene insegnato in queste università. L'odio per Israele da parte di milioni di persone che non conoscono nulla del Paese se non la propaganda razzista che lo demonizza, si è rapidamente accompagnato a un’ondata di atti antisemiti in tutto l’Occidente.
È inoltre importante sottolineare il ruolo palesemente nocivo delle Nazioni unite. Mentre lo Statuto dell’Onu afferma che il suo scopo iniziale è quello di creare un’organizzazione che riaffermi “la fede nei diritti fondamentali dell’uomo, nella dignità e nel valore della persona umana, nella eguaglianza dei diritti degli uomini e delle donne e delle Nazioni grandi e piccole”, le Nazioni unite sono rapidamente diventate l’organizzazione leader a livello mondiale per, tra le altre pratiche sgradevoli (come qui e qui), nel diffondere l’odio verso Israele e un odio generale verso gli ebrei.
L’allontanamento iniziò negli anni Sessanta, fomentato dall’ex Unione sovietica. Dopo la guerra dei Sei Giorni del giugno 1967, l’Urss, evidentemente convinta che Israele (che molti israeliani e russi consideravano uno Stato socialista e quindi un alleato perfetto), preferiva invece allinearsi con l’Occidente, iniziò a demonizzare Israele per punirlo. L’Urss iniziò a diffondere l’idea che “sionismo uguale razzismo”, presumibilmente per rafforzare le sue relazioni con il mondo arabo, ricco di petrolio. Il 10 novembre 1975, l’Assemblea generale adottò la Risoluzione 3379, che dichiarava il sionismo “una forma di razzismo e di discriminazione razziale”.
Nello stesso periodo, la Commissione delle Nazioni Unite per i Diritti Umani (Unchr) si trasformò in un’organizzazione “lawfare” anti-Israele e fu pervasa da un odio ossessivo nei confronti di Israele che culminò nell’organizzazione della Conferenza Mondiale contro il Razzismo (Wcar) a Durban, in Sudafrica, nel 2001. Presentata come una conferenza contro il razzismo, fu in realtà accuratamente preparata dalle Nazioni unite, dal segretario Mary Robinson e da un massiccio gruppo di Ong che odiavano gli ebrei, per demonizzare Israele. L’Unchr venne rimpiazzata nel 2006 dal Consiglio per i Diritti Umani delle Nazioni Unite (Unhrc), ma il cambio di nome non fu accompagnato da un cambiamento di politica. Semmai, l’Unhrc era composto da molti dei principali violatori dei diritti umani del mondo a capo del “pollaio”. Animata da un’esecrabile ossessione anti-Israele l’Unchr, fin dalla sua nascita, è stata intrisa di anti-semitismo. Il recente rapporto della “Commissione d’inchiesta sui Territori palestinesi occupati, inclusa Gerusalemme Est, e Israele”, è solo l’esempio più recente di ciò che emerge da questa istituzione corrotta. “Israele”, si legge nel rapporto, “ha fatto sempre più ricorso impiegato sempre più spesso violenza sessuale e altre forme di violenza di genere contro i palestinesi nell’ambito di uno sforzo più ampio per minare il loro diritto all’autodeterminazione e ha compiuto atti genocidari”. Scrivere questo dopo le atrocità commesse da Hamas nell’ottobre 2023 costituisce un mostruoso stravolgimento della realtà. Gli israeliani vengono accusati di crimini senza la minima base.
Il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha dichiarato che l’Unchr ha “ancora una volta deciso di attaccare lo Stato di Israele con false accuse, comprese quelle infondate di violenza sessuale” e ha descritto l’Unchr come “un organismo antisemita, corrotto, sostenitore del terrorismo e irrilevante”. Tra i precedenti casi di accuse diffamatorie da parte dell’Onu figura il famigerato Rapporto Goldstone, che denigrava Israele ingiustamente e che Goldstone fu costretto a ritirare. Più di recente, nel 2022, sono stati stanziati fondi illimitati per una “Commissione d’Inchiesta” apparentemente perenne su Israele. Secondo Anne Bayefsky, docente di diritto canadese e membro dell’International Law Association Committee on International Human Rights Law and Practice, l’Onu ha “toccato il punto più basso”: “Due ore e mezzo fa la commissione bilancio dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite (una commissione plenaria, cioè composta da tutti i 193 Stati membri) ha deciso di finanziare una nuova Commissione d’inchiesta istituita dal Consiglio per i Diritti umani delle Nazioni unite, che ha lo scopo di evirare lo Stato di Israele. Senza esagerare, è l’organismo anti-Israele più ostile e pericoloso che le Nazioni unite abbiano mai creato. Deciderà che Israele è colpevole di apartheid, avvierà procedimenti penali contro gli israeliani, aumenterà in modo significativo la pressione su “Stati terzi” e sulle “imprese commerciali” affinché si impegnino nel Bds e insisterà su un embargo sulle armi contro Israele. Ha una durata permanente. Avrà 18 membri permanenti dello staff delle Nazioni unite, finanziati dal bilancio ordinario (il che significa che il 22 per cento proverrà dai contribuenti americani) e creerà un ufficio giuridico interno per perseguire penalmente i membri delle Forze di Difesa israeliane e i vertici del governo israeliano (“responsabilità di comando”). I tre membri dell’Inchiesta sono stati nominati, e tutti hanno precedenti pubblici di estrema ostilità verso Israele”.
Anche l’Unesco è pessima, se non peggiore. Il suo obiettivo iniziale era quello di promuovere “la pace e la sicurezza nel mondo attraverso la cooperazione internazionale negli ambiti dell’educazione, delle arti, delle scienze e della cultura”. Da quando lo Stato di Palestina, che non esiste, è presumibilmente diventato “membro” il 31 ottobre 2011, il suo obiettivo sembra aver contribuito attraverso è sembrato quello di accumulare attraverso il “lawfare”, (l’utilizzo di procedure giudiziarie come arma, per colpire gli avversari e per fini di persecuzione politica, N.d.T.), una cancellazione negazionista della storia ebraica. I luoghi più sacri dell’Ebraismo sono ora definiti dall’Unesco “siti palestinesi”. La Tomba di Rachele è diventata per l’Unesco la Moschea di Bilal ibn Rabah, la Tomba dei Patriarchi è diventata la Moschea di Ibrahim, la Piazza del Muro Occidentale è diventata la Piazza di Al-Buraq, e il Monte del Tempio è diventato l’al-Haram al-Sharif. Nell’ottobre 2017, a causa dei suoi pregiudizi anti-israeliani, sia gli Stati Uniti che Israele si sono ritirati dall’Unesco.
L’inesistente “Stato di Palestina” è riuscito anche a diventare “membro” della Corte penale internazionale (Cpi) il 1 aprile 2015. Da allora, la Cpi è diventata uno strumento per demonizzare Israele. Il 21 novembre 2024, sono stati emessi mandati di arresto internazionali per il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu e l’allora ministro della Difesa Yoav Gallant. Accuse infondate che accusavano falsamente Israele di “crimine di guerra per aver utilizzato la fame come metodo di guerra; e crimini contro l’umanità (omicidio, persecuzione e altri atti disumani)”. L’Autorità palestinese (Ap)e è un gruppo politico che finanzia e sostiene il terrorismo anti-israeliano, e ha appoggiato il 7 ottobre 2023, eppure, questa entità totalmente fittizia è riconosciuta come “Stato di Palestina” da 146 dei 193 Stati membri delle Nazioni Unite, inclusi 13 Paesi europei. L’Ap paga ancora oggi i suoi cittadini per uccidere ebrei: più ebrei vengono uccisi, maggiori sono le somme pagate. L’Autorità palestinese è l’unico gruppo terroristico nella storia ad aver ottenuto lo status di Stato da così tante Nazioni di tutto il mondo, comprese diverse democrazie europee.
C’è stato un tempo in cui l’odio per Israele era quasi inesistente negli Stati Uniti e il sostegno a Israele era condiviso sia dal Partito Democratico che da quello Repubblicano. Quel tempo è finito da un pezzo. Il Partito Democratico ora annovera tra le sue file rappresentanti ostentatamente anti-Israele e antisemiti. I sondaggi mostrano che, mentre la maggior parte degli elettori repubblicani sostiene chiaramente Israele, la percentuale di elettori democratici che sostengono Israele è in calo. Da un recente sondaggio emerge che l’83 per cento degli elettori repubblicani sostiene Israele, contro solo il 33 per cento degli elettori democratici. Ciò che è cambiato negli Stati Uniti e in Europa è la penetrazione della propaganda palestinese di ispirazione sovietica nei movimenti di sinistra, dove ora è diffusa. I movimenti di estrema sinistra, da tempo ostili a quello che chiamano “imperialismo americano”, sono diventati fermamente ostili a Israele, che definiscono uno “Stato imperialista”. Israele in realtà è anticolonialista: innumerevoli ebrei persero la vita combattendo per l’indipendenza dagli inglesi. Ciò che è cambiato è anche la crescente presenza dei musulmani, che votano negli Stati Uniti e in Europa, e dell’Islam. Per molti musulmani e di coloro che odiano gli ebrei in tutto il mondo, la “causa palestinese” è diventata un grido di battaglia. Il messaggio è spesso accompagnato dall’idea che Israele, gli ebrei e tutti gli “infedeli” debbano essere distrutti, e che uccidere ebrei e cristiani sia un’impresa legittima, persino necessaria.
I movimenti di estrema sinistra e gli islamisti condividono, oltre all’odio per Israele, il rifiuto della civiltà occidentale. Nell’ultimo decennio circa, si è creata tra loro una sinergia malsana e dannosa che è diventata estremamente pericolosa, non solo per Israele, ma anche per l’Occidente. Gli islamisti non solo considerano Israele illegittimo, ma considera tale anche l’Occidente, creato dall’umanità, non da Allah. Molti a sinistra, spesso marxisti, sembrano desiderosi di distruggere Israele in quanto parte dell’Occidente. Dichiarano apertamente di voler demolire l’Occidente, il capitalismo, l’essere bianchi, le figure storiche e far ricominciare la “civiltà” con loro stessi!
Negli ultimi anni, anche la “sinistra” in Israele sembra essere diventata più estremista, senza comprendere appieno la posta in gioco. Da quando Netanyahu ha formato il suo governo nel dicembre 2022, l’ex primo ministro Yair Lapid ha costantemente espresso veementi critiche nei suoi confronti. “Il governo che si sta formando qui”, ha dichiarato il 19 dicembre 2022, “è pericoloso, estremista, irresponsabile. Finirà male”. L’ex primo ministro israeliano Ehud Barak ha esortato gli israeliani a impegnarsi nella “disobbedienza civile”. Dal dicembre 2022 fino ai massacri del 7 ottobre 2023, ogni settimana si sono svolte in Israele manifestazioni di protesta, a volte sfociate in rivolte, apparentemente per denunciare la minaccia alla democrazia rappresentata dal governo Netanyahu. In realtà, il governo di Netanyahu non ha mai minacciato la democrazia israeliana, anzi, ha cercato di ripristinarla. Tuttavia, i soldati riservisti, compresi i piloti dell’Aeronautica, hanno minacciato di boicottare il loro dovere di riservisti, indebolendo purtroppo la percezione da parte dei nemici di Israele della forza dell’impegno di Israele nella difesa dello Stato. Questa visione ha molto probabilmente rafforzato la convinzione dei leader di Hamas che fosse giunto il momento di attaccare. Le dichiarazioni di Lapid e Barak, dei manifestanti, dei rivoltosi e dei riservisti, nonché di una stampa generalmente ostile, sono state ampiamente citate dagli attivisti anti-israeliani di tutto il mondo e hanno contribuito a un profluvio mondiale di attacchi a Israele.
Negli Stati Uniti, le organizzazioni che sostengono Israele e combattono l’antisemitismo si aggrappano al politicamente corretto. Non sembrano nemmeno capire la posta in gioco. L’Anti-Defamation League, che afferma di combattere l’antisemitismo, si rifiuta di identificare quale sia stata la principale fonte delle proteste antisemite negli Stati Uniti, soprattutto dopo il 7 ottobre: agenti pagati, esponenti della sinistra e islamisti radicali. L’Adl, invece, parla di “estremismo”, “suprematisti bianchi” e “influencer di estrema Destra” piuttosto che di sostenitori di Hamas.
In Europa, le organizzazioni che combattono l’antisemitismo sembrano capire la posta in gioco. Spesso di sinistra, denunciano principalmente l’antisemitismo di estrema destra, ma mai quello di estrema sinistra e mai e poi mai l’antisemitismo islamico, attualmente l’unica forma di antisemitismo in Europa che attacca e uccide gli ebrei. La maggior parte delle organizzazioni ebraiche in Europa sostiene Israele, ma il più delle volte si batte per il dialogo tra Israele e i palestinesi e continua a sostenere il miraggio di una “soluzione a due Stati”. La stragrande maggioranza degli israeliani sembra aver finalmente capito che l’obbiettivo delle organizzazioni palestinesi non è quello di creare uno Stato che viva in pace accanto a Israele, ma di distruggerlo.
La maggior parte dei movimenti politici di destra che difendono la civiltà occidentale in Europa riescono a denunciare l’antisemitismo islamico e a sostenere Israele, ma i media li tengono a distanza. Anche l’esercito israeliano ha profondamente danneggiato i sistemi di difesa di Hamas, Hezbollah, e dell’Iran, Israele non è fuori pericolo. L’Iran non sembra neanche lontanamente intenzionato a rinunciare alle sue armi nucleari e ai suoi programmi missilistici. Il presidente degli Stati Uniti Donald J. Trump, a suo grande merito, ha lanciato avvertimenti inequivocabili al regime, che sembrano convinti che non attuerà mai. Forse pensano di poter negoziare abbastanza a lungo da sopravvivere al suo mandato.
La lotta non deve fermarsi. Israele è ancora in pericolo, ma c’è un pericolo ben più grave. Douglas Murray ha scritto di recente: “Ora sappiamo che il giorno 7 ottobre, gruppi filo-terrorismo negli Stati Uniti si stavano organizzando per attaccare Israele, per demonizzarlo e mentire al riguardo. (…) L’8 ottobre, alcuni di questi sostenitori del terrorismo si sono riuniti a Times Square, per sostenere i massacri mentre erano ancora in corso. (...) Questo gruppo dichiara nelle sue stesse dichiarazioni di intenti di combattere per lo sradicamento totale della civiltà occidentale”. L’Occidente, ha scritto l’editorialista Melanie Phillips, ha bisogno di “togliersi i paraocchi, fare due più due e lottare come Israele per sopravvivere”.
(*) Guy Millière insegna all’Università di Parigi ed è autore di 27 libri sulla Francia e l’Europa.
(**) Tratto dal Gatestone Institute
(***) Traduzione a cura di Angelita La Spada
Aggiornato il 24 aprile 2025 alle ore 11:48