Quel riarmo per le sue “banlieue”

In Europa c’è una nazione che da duecentotrentasei anni vende l’immagine internazionale di faro dei diritti umani e civili: d’essere inclusiva, egalitaria, fraternitaria e libertaria. Soprattutto di dare ad ogni cittadino pari condizioni d’accesso a studio e lavoro, di trattare umanamente chi ha sbagliato e di considerare chi nasce nei “Départements d’Outre-Mer”, gli un tempo “Territoires d’Outre-Mer” francesi, come un parigino.

Il sogno è stato venduto, ed anche bene. Et voilà, terze, quarte e quinte generazioni di genti provenienti da territori distanti migliaia e migliaia di chilometri dalla Francia metropolitana hanno creduto che Parigi si sarebbe dimostrata il volano della loro integrazione nell’intero Continente europeo. Perché è stato detto loro, e da tutti quelli che hanno preceduto Emmanuel Macron, che Parigi tenderà sempre più d’una mano a chi viene dal “Drom-Com” (acronimo che sottintende Départements et Régions d’Outre-Mer et Collectivités d’Outre-Mer): così dal 1960 ad oggi raggiungevano Parigi milioni di esseri umani, gente di varia etnia, piena di speranze e sogni; loro erano quello che restava dei ricchi fasti dell’Impero coloniale francese.

Dall’Africa all’America passando per Oceania ed Oceano Indiano sapevano che Parigi li avrebbe accolti, integrati, fatti stare bene o forse arricchiti. Il sogno s’è infranto da qualche decennio, e fino in ogni meandro della Francia, ma l’ipocrisia istituzionale francese impone di negare anche l’evidenza. Anzi proprio di arrestare chi ha denunciato il fenomeno e raccoglie anche i voti dei magrebini integrati: così la magistratura prova anche a fermare la corsa al governo di Marine Le Pen e di ben diciotto rappresentati del Rassemblement National. Ma il problema ormai è sotto gli occhi di tutti. Persino Elon Musk non può evitare di gettare un occhio, grazie ai suoi satelliti, sulla situazione francese: così il multimiliardario ci rivela che da Parigi potrebbe presto infiammarsi l’Europa, e che le rivolte le farebbero i non integrati, i non proni ad un percorso d’esclusione sociale; soprattutto chi, vivendo ai margini della finta società inclusiva, oggi si ritrova a fare la guardia ad enormi depositi di armi, soldi, droghe e farmaci.

Questi grandi magazzini dell’illegalità insistono nelle periferie, in quei sobborghi che i francesi chiamano banlieue: periferie delle grandi città, dove vivono soprattutto migranti ormai francesi di terza e quarta generazione. È lì che s’è infranto il grande sogno dell’integrazione e del benessere per tutti, è lì che sono relegati i poveri, perché nelle banlieue gli alti tassi di disoccupazione e criminalità mettono insieme tutti i cittadini a cui la società non offre prospettive: tutta gente che non s’aspetta molto dal governo e che, anzi, è ancora disposta a difendere, armi alla mano, la propria identità ancestrale, giustificando i propri traffici con la lotta islamica.

Ben si comprende perché un giovane non integrato e nato nelle banlieue possa diventare un terrorista o un ricco spacciatore di armi e droga. Così dopo gli attentati del novembre 2015, rivendicati da un commando che s’era dichiarato appartenere ad un sedicente “Stato Islamico” (da lì tutte le ipotesi sull’Isis radicato a Parigi), i governi francesi hanno iniziato a tenere maggiormente d’occhio le banlieue povere. Perché ci sono anche le banlieue ricche, Versailles, Le Vésinet e Neuilly-sur-Seine e le cittadine come Clichy-sous-Bois, Aulnay-sous-Bois e Sevran: e chi le abita teme da decenni rapine ed incursioni da parte dei diseredati delle banlieue povere.

Lo spartiacque per i governi francesi è avvenuto con le rivolte del 2005, quelle iniziate secondo la Gendarmeria a Clichy-sous-Bois il 27 ottobre 2005: in Francia i gendarmi hanno il compito di mantenere l’ordine nelle zone rurali, in quelle extraurbane, e le banlieue sono ritenute tali, poiché sobborghi. Invece la Polizia Nazionale opera nelle città, nelle zone urbane. Ma dall’autunno 2005 Gendarmeria, Polizia ed Esercito hanno il preciso compito di concentrarsi sulle banlieue, e di non farne parola con stampa e televisioni, perché dai “quartieri proibiti” arriverà il grande falò che avvolgerà la Francia e forse l’Europa, almeno secondo Elon Musk. Da quel 2005 le rivolte non sono mai terminate. Oggi il fuoco continua a covare sotto la cenere a Montfermeil ed in almeno una ventina di sobborghi del dipartimento della Senna di Saint- Denis: arsenali di armi e droga con relativi rivoltosi a guardia insistono a Rennes, Évreux, Rouen, Lilla, Valenciennes, Amiens, Digione, Tolosa, Pau, Lione, Marsiglia, Nizza. Un amico ridacchiando ormai la semplifica così: “In certe banlieue francesi vivono come sulla Collina delle Scimmie di Rio de Janeiro, anche nel cuore d’Europa eserciti paramilitari del narcotraffico si confrontano regolarmente con la Gendarmeria e da qualche anno anche con l’esercito”.

Con la scusa delle esercitazioni, per inviare contingenti francesi in Ucraina, Emmanuel Macron ha triplicato le esercitazioni militari in Francia: ma queste manovre, invece di svolgersi in campagna, in montagna o in centri disabitati, si svolgono tutte nelle banlieue povere e degradate. Così quotidianamente una madre col velo sortisce dalle case popolari e mezze abusive di Les Minguettes e, mentre gira l’angolo tenendo per mano i figlioli, si ritrova puntato contro il fucile di un militare in mimetica. “C’est la norme en France, mon cher ami”, esclama l’amico. Les Minguettes (Vénissieux, periferia a sud-est di Lione) non è che una delle quasi duemila banlieue definite dal ministro francese dell’Interno “ad alta priorità”: in Francia sarebbero più di sette milioni le persone ritenute a rischio insurrezione e che vivono in sobborghi ormai inaccessibili al normale cittadino.

Nel 2015, durante il governo di François Hollande, decollava l’Opération Sentinelle con 10mila soldati inviati nelle banlieue insieme a circa 5mila poliziotti ed altrettanti gendarmi: una reazione agli attentati avvenuti nell’Île-de-France a gennaio 2015 e poi alle rivolte dell’autunno. Da quei giorni la militarizzazione delle periferie povere francesi è ormai la più costosa priorità dei governi, pesando non poco sui bilanci di Gendarmeria ed Esercito.

Ecco che Macron avrebbe già in mente come mettere le mani sui fondi europei per il riarmo, soprattutto per turare le falle del sistema francese, usando in Ue la scusa delle esercitazioni per il fronte ucraino. Sta di fatto che, qualora partissero le rivolte, ogni grande città della Francia avrebbe la sua Gaza: e badate bene che, nelle banlieue gli eserciti del narcotraffico e delle armi si starebbero da tempo allenando ad un confronto con l’esercito comandato dall’Eliseo.

Ma la Francia ha la forza di mettere tutto mediaticamente sotto il tappeto, anzi di dare del pazzo visionario ad Elon Musk che, grazie ai suoi satelliti, da anni vede aumentare gli scontri tra soldati e cittadini nelle periferie francesi. È la stessa Francia che accusa l’Italia di razzismo e sfruttamento dei migranti, di costruire carceri in Albania e di non integrare. Eppure, nessun politico o giornalista italiano, per garbo e per buon vicinato, si permette di rammentare come sul confine italo-francese ogni notte vengano riversati in territorio italiano centinaia di migranti non graditi alla Francia: gettati fuori a calci dai furgoni della Gendarmeria, che da qualcuno certamente prende ordini.

Ecco dove potrebbe germogliare la rivolta, almeno secondo chi guarda l’Europa dall’alto, eppure Macron e Ursula pensano a fare la guerra in Ucraina: ci dicono che il nemico viene dal freddo e veste i paramenti di quel Generale Inverno che già aveva sconfitto la “Grande Armée” del Bonaparte.

La storia si ripete, e forse per poca memoria o per tanta supponenza Emmanuel Macron ha dimenticato che, mentre il suo predecessore Carlo Luigi Bonaparte impegnava ogni risorsa e propaganda nella guerra franco-prussiana, a Parigi scoppiavano le rivolte: una bella guerra civile e il popolo alla fame, mentre la città era assediata dal nemico, dai crucchi. Oggi i “kruh” (crucchi) sono per non si sa quale alchimia diventati amici e compari dei parigini, ed amnesie e la confusione sono talmente straripanti che si fanno convincere da Londra a considerare “i russi nemici naturali”.

E mentre questo dramma si consuma, Elon Musk si rivela una sorta di novello Léon Gambetta che durante l’assedio di Parigi del 1870 ebbe la brillante idea di levarsi in volo col proprio aerostato per constatare che la guerra era dentro e fuori, che la sua Francia era distrutta. Era destino, il genovese Gambetta aveva le idee chiare, aveva visto tutto, ed in quella Francia da ricostruire diventava prima ministro dell’Interno e poi presidente del Consiglio: aveva fatto tesoro degli errori di chi lo aveva preceduto… e scongiurava prima di tutto il degrado nei boulevard, gentili antenati delle odierne banlieue.

Aggiornato il 11 aprile 2025 alle ore 13:05