
La paura è tornata anche tra le strade dello Stato ebraico. Era solo una questione di tempo, visto che le Forze di difesa israeliane stanno bombardando da circa 72 ore la Striscia di Gaza, prima che le milizie islamiche rispondessero al fuoco. Sono stati gli Houthi yemeniti a fare la prima mossa, lanciando un razzo (che è stato neutralizzato) verso i confini israeliani. L’Aeronautica lo ha abbattuto in volo, evitando impatti diretti. L’allarme è scattato immediatamente e le sirene hanno risuonato nella notte, come previsto dai protocolli di sicurezza. Ma il rischio di detriti in caduta libera ha fatto attivare all’Idf il sistema di emergenza previsto nell’Iron dome. Comunque, da nessuna vittima e nessun ferito da segnalare. Ma il servizio di emergenza Magen David Adom segnala diverse persone in stato di shock o con lievi contusioni, causate dalla corsa ai rifugi. Ancora nessuna rivendicazione ufficiale, ma tutti gli indizi portano agli Houthi, il gruppo ribelle yemenita sostenuto da Teheran, che ha promesso ritorsioni dopo la ripresa dei bombardamenti israeliani su Gaza.
Gli effetti della nuova ondata di raid mirati israeliani – oltre 530 morti, secondo le autorità locali – si sentono ben oltre i confini palestinesi. Martedì gli Houthi hanno dichiarato guerra aperta: non solo continueranno gli attacchi, ma promettono di intensificare l’offensiva contro Israele. La situazione si sta complicando ulteriormente perché pochi giorni fa gli Stati Uniti hanno bombardato diverse postazioni dei ribelli in Yemen, nel tentativo di fermare gli attacchi alle navi nel Mar Rosso e nel Mar Arabico. Il rischio di un conflitto su più fronti è ora più concreto che mai. E in Israele anche il fronte interno e molto caldo, con le famiglie degli ostaggi sono scese in piazza a Tel Aviv, chiedendo la fine della guerra e il ritorno dei loro cari. “La ripresa dei combattimenti è una condanna a morte”, hanno dichiarato i leader della protesta in un comunicato. “Il governo sta giustiziando gli ostaggi. Benjamin Netanyahu ha deciso di riportare indietro Itamar Ben-Gvir invece di riportare indietro gli ostaggi”.
La rabbia è esplosa dopo che il governo ha posticipato una riunione cruciale sulla guerra, dando invece priorità a un altro tema: il possibile licenziamento di Ronen Bar, capo dei servizi di sicurezza interna. “Abbiamo chiesto un incontro urgente con il primo ministro per mesi”, si legge nel comunicato delle famiglie. “Non abbiamo ricevuto né risposta né attenzione”. La protesta monta, il governo è sotto pressione. L’ufficio di Netanyahu ha annunciato che la votazione sull’attuale capo dello Shin Bet si terrà questa sera alle 21:30, nonostante il parere contrario del procuratore generale.
Se sul fronte politico tutto sembra fermo, ma sul campo di battaglia le operazioni israeliane procedono senza sosta. Il portavoce delle Forze di difesa ha annunciato che nelle ultime ore è partita l’operazione di terra, con le truppe che sono avanzate nel centro e nel sud della Striscia di Gaza, con l’obiettivo di rafforzare la zona di sicurezza tra nord e sud. Le forze israeliane si sono dispiegate lungo il corridoio di Netzarim, mentre l’Idf ha vietato il transito lungo l’asse Salah al-Din, una delle principali vie di collegamento interne. L’unica strada percorribile per chi vuole spostarsi dal nord al sud di Gaza è ora la costa di Al-Rashid.
Aggiornato il 20 marzo 2025 alle ore 16:03