
Sono bastati pochi giorni affinché le strategie occidentali cambiassero prospettiva riguardo al conflitto russo-ucraino. Pochi giorni dove è stata chiara la posizione diplomatica scelta da Donald Trump, che strategicamente è quella di scegliere di avvicinarsi a colui, Vladimir Putin, che poteva veramente incidere sul conflitto. Un avvicinamento che ha lasciato scioccato non solo il presidente ucraino Volodymir Zelensky, ma anche molti leader europei colti di sorpresa per dover registrare una nuova differenza di veduta circa il sostegno all’Ucraina. Ora Kiev vede il baratro, anche alla luce di una improbabile posizione che dovrebbe tenere l’Europa nel sostenere l’Ucraina in contrasto con le nuove prospettive degli Stati Uniti. Dopo le crescenti pressioni americane, le scorate dichiarazioni delle autorità ucraine, il meccanismo è scattato e si è concluso il 19 febbraio, quando Trump ha accusato Zelensky di essere un “dittatore non eletto”; ed alti leader statunitensi hanno rafforzato il “concetto” attribuendogli la responsabilità della guerra. Ma al di là degli sviluppi e le sorprese che potranno verificarsi quotidianamente, iniziano a proliferare le teorie su chi è il vero colpevole della guerra, dato che anche l’aggredito Zelensky non passa più come vittima, ma appunto come “carnefice”; in un quadro che apre fenditure pericolose viste anche le pronunciazioni, a mio avviso improvvide, di massime cariche statali che assimilano antistoricamente Vladimir Putin a Adolf Hitler.
E dato che la Storia non mi rimane materia sconosciuta, in una visione dove si interpretano a piacimento gli eventi, potrei anche ritenere che il vero colpevole della guerra russo ucraina sia stato Nikita Krusciov; e forse non è né una battuta né una provocazione. Brevemente, trattarla in dettaglio occorrerebbe un corso semestrale, la crisi tra Mosca e Kiev era minata, senza dubbio dalla questione Donbas, ma in realtà la vera criticità si realizza nel 2014 quando Putin decide di riprendersi la Crimea maldestramente, secondo lui, donata all’Ucraina nel 1954. Chi è stato questo generoso ma improvvido donatore? Appunto Nikita Krusciov che per commemorare i 300 anni dal trattato di fedeltà dei Cosacchi (genericamente i progenitori degli ucraini), allo Zar, suggellata con il Trattato di Perejaslav del 1654, dona nel 1954 la Crimea all’Ucraina. Il trasferimento dell’oblast di Crimea dalla Repubblica socialista federativa sovietica russa alla Repubblica socialista sovietica ucraina, avviene come un “affare di famiglia”, ma che fu rinnegato dal così detto “mediocre agente del Kgb”, Vladimir Putin, appena assunse la carica di presidente nel 2000. In estrema sintesi, il Trattato di Perejaslav fu sottoscritto dall’atamano cosacco Bohdan Khmelnytsky e lo zar di Russia Alessio I. La motivazione di questo avvicinamento dei cosacchi ai russi fu causata dal rifiuto della Szlachta, la piccola nobiltà della Confederazione polacco lituana, la Rzeczpospolita slakezca, di accogliere nella loro Camera bassa, il Sejm, quelli che definivano i “reucci cosacchi”, ma considerati rozzi a cavallo, che da tempo insistevano per avere uno scranno nella camera dei nobili polacchi. I cosacchi avanzarono queste pretese perché impegnati con la Confederazione nel ruolo mercenario, di sorveglianza e difesa dei confini della Repubblica polacco-lituana.
Insomma, Krusciov, nato vicino al confine ucraino, e vissuto a Juzovka nella tristemente nota regione del Donetsk, in Ucraina ma sotto il controllo russo, non era estraneo ad avere anche una certa predisposizione per Kiev, così nel 1954 fece questo regalo. Krusciov fu presidente dell’Urss dal 1953 fino al 1964. Noto per essere uno degli artefici della de-stalinizzazione dell’Unione Sovietica, fu un riformatore liberale, anche in ambito commerciale, ma fu anche colui che abolì la pena di morte. Conosciuto per la sua politica estera aggressiva, infatti nel 1962 fu l’artefice della crisi di missili di Cuba. Tuttavia se i presidenti, prima dell’Unione Sovietica, poi della Russia, avessero avuto i profili simili a Georgij Malenkov o Leonid Brežnev, o dell’allora capo del Kgb, Jurij Andropov, ma meglio ancora di Michail Gorbaciov o Boris Eltsin, forse un allargamento della Nato verso i confini russi, ma meglio ex Unione Sovietica, sarebbe passato forse fluidamente sui tavoli negoziali. Ma l’avvento di Putin nel 2000 che sin da subito ha rinnegato sia la dissoluzione dell’Unione Sovietica, sia la cessione della Crimea all’Ucraina, continuando la guerra russo cecena e georgiana, certamente non faceva presagire sereni orizzonti.
Sicuramente le dinamiche storiche hanno aspetti a volte anche resi sconosciuti alla Storia stessa, ma probabilmente se il filo ucraino Nikita Krusciov, con l’adolescenza e gli studi vissuti nel Donetsk, non avesse voluto commemorare il trattato di Perejaslav donando la Crimea all’Ucraina, restando quindi russa, magari nel 2014 Putin non avrebbe voluto annettere la strategica penisola, iniziando a mutilare il territorio ucraino, con le conseguenze ormai note. Ma forse avrebbe trovato un’altra motivazione. Ovviamente Krusciov non immaginava che un giorno la Russia avrebbe avuto un nuovo Zar, Putin I, che resta al potere, per ora, fino al 2030 superato come longevità sul “trono” solo da Ivan III (1440-1505), detto il grande (43 anni), da Pietro I, anche lui detto il grande (1672-1725) e dalla zarina Caterina II (1729-1796), quest’ultima anche lei grande spartitrice di nazioni, vedi Polonia. Forse Krusciov non è la causa della guerra russo-ucraina, ma la Storia, quella attuale, si nutre di sé stessa, e ovviamente non solo in questa guerra.
Aggiornato il 24 febbraio 2025 alle ore 11:02