Le Point, settimanale francese di area di centro considerato di sensibilità liberal, ha realizzato, a firma di Olivier Ubertalli, loro inviato speciale a Buenos Aires, una lunga intervista in esclusiva con il presidente argentino Javier Milei. Tradotta dall’Istituto Liberale, L’Opinione la pubblica integralmente.
Sono stato nei quartieri più poveri di Buenos Aires. Ci sono persone che la sostengono, ma anche alcune che iniziano a dubitare perché vivono in condizioni molto difficili e il costo della vita è aumentato. Quale messaggio ha per queste persone?
La domanda è: cosa sarebbe successo se avessimo fatto qualcos’altro? Se avessimo replicato ciò che faceva il kirchnerismo, come pensa che starebbero oggi? Avremmo un'inflazione al 17.000 per cento e il 98 per cento della popolazione in povertà.
La povertà è diminuita di 21 punti percentuali, secondo la misurazione mensile della Universidad Di Tella: è scesa dal 57 per cento (dato della fine del primo semestre 2024, ossia sette mesi dopo il mio insediamento) al 36 per cento (dato di fine dicembre 2024, ovvero tredici mesi dopo il mio insediamento). In altre parole, abbiamo tirato fuori 10 milioni di persone dalla povertà.
Ci sono alcuni aspetti molto interessanti. Il primo è come la situazione personale delle persone sia migliorata rispetto a un anno fa. Questa valutazione sta crescendo in modo molto deciso. Un altro aspetto ancora più evidente è il miglioramento delle aspettative per il futuro.
Quando si prende in considerazione questo a livello personale, il miglioramento è molto evidente. Tuttavia, c’è uno scollamento tra l’opinione sulla situazione macroeconomica, che è meno positiva, e quella sulla situazione personale. Perché? Perché la situazione micro la si vive direttamente, mentre la macroeconomia viene giudicata in base a ciò che diffondono i media. Per fortuna, quando la gente va a votare, vota in base alla propria esperienza, non per ciò che raccontano i media prezzolati.
Fino a che punto vuole ridurre le dimensioni dello Stato?
Il più possibile. Nella mia interpretazione, lo Stato deve essere inteso come una questione di natura tecnologica. Man mano che il progresso tecnologico avanza, la dimensione dello Stato dovrebbe ridursi sempre di più. Questa è fondamentalmente la mia premessa.
Lo Stato, in realtà, esiste per due ragioni, direi. La prima è che l’essere umano ha fallito nel convivere pacificamente, e quindi lo Stato emerge come una soluzione tecnologica per l’organizzazione della società, per proteggere i diritti fondamentali: il diritto alla vita, alla libertà e alla proprietà.
La seconda ragione, invece, è perniciosa. Riguarda l’idea di creare una sorta di “assicurazione” collettiva, che a mio avviso è solo una distorsione del primo ruolo. Ed è proprio qui che iniziano le interferenze dello Stato, le cui soluzioni sono spesso peggiori del male che tentano di curare.
Cosa sta facendo concretamente per combattere la burocrazia in Argentina?
La prima cosa che abbiamo rilevato è che avere uno Stato più grande non significava che funzionasse meglio. Anzi, più grande era lo Stato, peggio funzionava. Perché? Perché invece di migliorare la gestione, la complicava ulteriormente, intrappolando il governo in un meccanismo inefficiente.
Il kirchnerismo aveva 23 ministeri. Anche se, verso la fine, ha fatto una riduzione puramente cosmetica, noi siamo passati direttamente a nove ministeri. La chiave non è chiedersi come far funzionare meglio lo Stato, ma piuttosto se lo Stato debba occuparsi di certe cose o meno. Se la domanda viene posta in questi termini, diventa molto più semplice eliminare ciò che non è necessario.
Bisogna sempre partire da ciò che diceva Milton Friedman: esistono quattro modi di spendere denaro.
- Puoi spendere i tuoi soldi per te stesso. Hai due vantaggi: sai quanto ti è costato guadagnarli e nessuno meglio di te sa dove investirli per il tuo stesso beneficio.
- Puoi spendere i tuoi soldi per gli altri. Qui hai già sostenuto il costo, quindi cerchi di minimizzarlo. È il caso dei regali: cerchi di fare bella figura spendendo il meno possibile.
- Puoi spendere i soldi degli altri per te stesso. Accade spesso tra gli alti dirigenti, che pagano con la carta aziendale senza badare troppo al costo.
- Puoi spendere i soldi degli altri per altre persone. È la combinazione peggiore perché non hai idea di quanto lavoro sia stato necessario per ottenere quei soldi, e li spendi per persone che non conosci, quindi senza alcun incentivo all’efficienza.
E chi spende nel modo peggiore? Lo Stato.
In Francia stiamo cercando di ridurre il nostro deficit di appena 0,2 punti percentuali, dal 5,6 per cento del Pil al 5,4 per cento, ma non riusciamo a ridurre la spesa pubblica. La soluzione, qui, è sempre aumentare le tasse. Quali sono i suoi consigli per ridurre la spesa pubblica?
Quando ho assunto l’incarico, affrontavamo un deficit fiscale consolidato pari a 15 punti del Pil, di cui 5 punti concentrati nel Tesoro e 10 punti nel Banco Centrale. È importante sottolinearlo, perché anche se avessimo solo aggiustato il deficit del Tesoro, non sarebbe bastato a evitare l’iperinflazione. Il problema più grande era nel Banco Centrale.
Abbiamo quindi deciso di intervenire tagliando la spesa pubblica, anziché aumentando le tasse. Abbiamo ridotto i fondi che alimentavano la corruzione, quella che chiamiamo la “casta politica”. E più passa il tempo, più diventa chiaro che questa casta non è altro che il “partito dello Stato”. Sono i politici ladri e corrotti, gli imprenditori collusi con il potere, i sindacalisti che invece di proteggere i lavoratori lavorano contro di loro, i giornalisti corrotti e i professionisti che supportano questo sistema. Alla fine, sono tutti parte dello stesso partito, indipendentemente dalla loro bandiera politica. Operano sempre per difendere lo Stato e il suo potere.
Guardi il caso della Francia: state cercando di ridurre il deficit di appena 0,2 punti percentuali, ma nessuno pensa mai a tagliare la spesa pubblica. La risposta è sempre aumentare le tasse. Perché? Perché tutti vivono di questo sistema corrotto, a spese delle persone oneste. Il vero conflitto è tra chi vive del proprio lavoro e chi vive del lavoro altrui, tra i pagatori netti di tasse e i beneficiari netti di quelle tasse.
Finché chi governa ha il monopolio della violenza ed è anche beneficiario netto del sistema, gli incentivi saranno sempre distorti. Io ho potuto fare questi tagli perché sono un outsider, perché odio lo Stato e amo la libertà. E lo Stato, per sua natura, è quasi la negazione della libertà.
In che modo le sue strategie per ridurre la spesa pubblica potrebbero essere applicate alla Francia, che è molto indebitata?
In realtà, non sono nella posizione di esprimere giudizi su ciò che accade in un altro paese. Quello che so con certezza è ciò che si può fare. In Argentina, abbiamo identificato che i tagli devono colpire le spese legate alla spesa pubblica e, in particolare, quelle che avvantaggiano il “partito dello Stato”, la casta.
Abbiamo realizzato l’aggiustamento fiscale più grande della storia dell’umanità, eppure l’economia ha continuato a espandersi. Il Pil dell’anno scorso, in termini destagionalizzati, è aumentato del 3 per cento sopra il 2 per cento del livello a cui lo abbiamo ereditato. L’inflazione, misurata con l’indice dei prezzi all’ingrosso – perché non è influenzato dai rincari delle tariffe – è passata da un tasso mensile del 54 per cento allo 0,8 per cento. Se la misuriamo in dollari, siamo in deflazione. Nonostante ciò, disoccupazione e povertà non sono aumentate. Al contrario, abbiamo ridotto la povertà di 21 punti percentuali, tirando fuori circa 10 milioni di argentini dalla miseria.
L’esperimento è stato una sfida enorme, perché tutta la teoria economica tradizionale prevedeva una catastrofe. Se si guardano altri casi di aggiustamenti fiscali, anche solo della metà di questa portata, le economie hanno subito crolli del Pil tra il 10 per cento e il 15 per cento.
La chiave è che l’aumento del risparmio pubblico non deve avvenire attraverso un aumento delle tasse, ma tramite una riduzione della spesa pubblica. I tagli devono colpire i politici, non il popolo. Ad esempio, abbiamo eliminato gli intermediari della povertà, i cosiddetti “gerenti de la pobreza”, che rubavano ai più vulnerabili. Senza il finanziamento statale, questi delinquenti non sono più riusciti a organizzare le manifestazioni con cui bloccavano le strade. L’Argentina aveva circa 9.000 blocchi stradali all’anno, finanziati in qualche modo dallo Stato stesso. Oggi non ce ne sono più, grazie anche al grande lavoro della ministra Patricia Bullrich.
Tutto questo richiede coraggio e volontà politica. Ora che l’Argentina ha dimostrato che funziona, sappiamo che può funzionare altrove. Se siamo riusciti a farlo in una situazione estrema come quella argentina, in paesi con istituzioni più solide e ordinate gli effetti sarebbero ancora più positivi.
Inoltre, abbiamo realizzato 800 riforme strutturali, otto volte più di quelle attuate da Carlos Menem, tra la Ley Bases e il Decreto 70/2023. E nell’ultimo semestre, con l’ingresso di Federico Sturzenegger al Ministero della Deregolamentazione, abbiamo effettuato 900 deregolamentazioni. In totale, l’Argentina ha messo in atto 1.700 riforme.
Come ha fatto a licenziare più di 35.000 dipendenti pubblici senza che ci fosse una rivolta nelle strade?
Grazie alla nostra meravigliosa ministra della Sicurezza, Patricia Bullrich.
Quando prevede di eliminare il controllo sui cambi?
Nel 2026 sarà solo un ricordo del passato. Nel corso di quest’anno lo elimineremo gradualmente.
E che fine hanno fatto la dollarizzazione e la chiusura della Banca Centrale, che aveva annunciato durante la campagna elettorale?
Stiamo avanzando in un processo di dollarizzazione endogena. La competizione tra valute è già in atto. Ho sempre detto che questo processo avrebbe richiesto almeno quattro anni, non ho mai affermato che sarebbe stato immediato.
Devo prima ricostruire il bilancio della Banca Centrale, cosa che stimiamo di completare entro quest’anno. La differenza starà nella velocità con cui riusciremo a completarlo, che dipenderà dal finanziamento che riusciremo a ottenere. Se troviamo i fondi necessari per risanare il bilancio, potremo chiudere la Banca Centrale.
Immagino che punti a un successo elettorale nelle prossime elezioni legislative di ottobre 2025.
Gli argentini mi hanno incaricato di ridurre l’inflazione, abbassare l’insicurezza, aumentare la libertà e, se possibile, far crescere l’economia. È esattamente quello che sto facendo. Poi sarà la gente a decidere se è d’accordo o meno, se sto rispettando il patto.
Un economista argentino mi ha detto che l’Argentina è ancora in terapia intensiva. Cosa manca per rimettere il Paese in piedi?
Per me, l’Argentina si sta già rialzando. L’inflazione sta scendendo, l’economia sta crescendo rapidamente, la povertà e l’indigenza si stanno sgretolando. Ma è stupido credere che il cambiamento possa essere istantaneo. Non si può colmare il divario in cinque minuti. Pensare il contrario è ingenuo.
Qual è allora la tempistica per riportare il Paese in alto?
Il mio obiettivo è far tornare l’Argentina una potenza mondiale di primo livello, con il massimo grado di libertà economica. L’Irlanda ci è riuscita in 35 anni, ma la cosa più interessante è che i benefici si iniziano a vedere molto rapidamente.
Se si guarda il caso argentino, il Pil pro capite medio in dollari è aumentato del 120 per cento nell’ultimo anno. Direi che di strada ne abbiamo già fatta parecchia.
Quali sono le sue priorità economiche per il prossimo anno?
Continuare a ridurre l’inflazione, ridurre ulteriormente le dimensioni dello Stato, continuare a deregolamentare, abbassare le tasse e dare più libertà agli individui.
C’è qualcosa del socialismo che salva?
No. Niente. L’unico scopo del socialismo è dimostrare tutto ciò che non si dovrebbe fare.
Al Forum di Davos ha parlato della sinistra woke. Come la definirebbe?
La sinistra woke è il post-marxismo, il neo-marxismo, il marxismo culturale. Si tratta di trasferire il concetto di lotta di classe ad altri ambiti della vita, applicando la logica dell’oppresso e dell’oppressore.
In questo schema, lo Stato viene visto come il liberatore, l’entità che si fa carico di risolvere questi conflitti. Ma il risultato è l’espansione del potere statale, perché il partito dello Stato ha tutto l’interesse a fomentare queste divisioni, a creare conflitti anche dove non ce ne sono.
Alla fine, si tratta di un attacco alla libertà, che porta a livelli di assurdità. In questo processo si perde uno dei più grandi successi dell’umanità, ottenuto grazie al liberalismo: l’uguaglianza davanti alla legge.
Si introduce la discriminazione positiva, creando normative diverse a seconda del gruppo di appartenenza. Se si spinge questa logica all’estremo, si arriva all’individuo come minoranza assoluta e si dovrebbe creare un quadro legale per ogni singolo individuo. Il che è semplicemente ridicolo.
Lei parla di uguaglianza davanti alla legge. Recentemente c'è stata una grande manifestazione Lgbt a Buenos Aires. Alcune persone dicono di temere di perdere diritti. Cosa risponde a queste persone e cosa pensa della libertà sessuale?
Io sono un liberale. Di solito uso la definizione di liberalismo del nostro massimo pensatore nella “città della libertà”, Alberto Benegas Lynch (hijo), che dice che il liberalismo è il rispetto assoluto del progetto di vita del prossimo, basato sul principio di non aggressione e sulla difesa del diritto alla vita, alla libertà e alla proprietà.
Quindi, ognuno è libero di relazionarsi con chi vuole. A me non fa alcuna differenza. Se lei ha una relazione con una persona del suo stesso sesso, mi sta aggredendo? No. Sta violando il mio diritto alla vita? No. Sta limitando la mia libertà? No. Sta danneggiando la mia proprietà? No. Quindi non ho nulla da dire.
Detto questo, mi dispiace che la manifestazione sia stata basata su una menzogna. Hanno estrapolato 16 secondi da un mio discorso di 29 minuti e mezzo, prendendoli da un frammento di 54 secondi, e li hanno montati insieme all’ultima parte del mio intervento per distorcerne il senso.
Questa è la classica strategia della sinistra: costruire una falsa accusa con la fallacia dell’uomo di paglia. Sulla base di quel video falso e manipolato, mi hanno attribuito dichiarazioni che non ho mai fatto e che non penso. E ovviamente, i media hanno amplificato tutto, perché sono arrabbiati con me per avergli tagliato i finanziamenti pubblicitari.
E a partire da questa manipolazione, è stata organizzata una manifestazione alimentata da membri dell’opposizione...
Alla fine, ci si trova con una marcia in cui, accanto al collettivo Lgbt, sventolano bandiere del Partito Comunista, lo stesso che ha perseguitato e assassinato gli omosessuali. Ci sono bandiere della Palestina, quando in quei territori, se qualcuno facesse qualcosa del genere, verrebbe ucciso.
Definirla una marcia antifascista è un ossimoro, una contraddizione in termini, perché in un Paese veramente fascista, una manifestazione del genere non sarebbe nemmeno possibile.
E poi, tra i partecipanti, compare il governatore della provincia di Buenos Aires, che invece di preoccuparsi del fatto che la provincia è insanguinata dalla criminalità, invece di investire risorse per la sicurezza, crea 240 centri per la cosiddetta “ormonizzazione” dei bambini, favorendo la mutilazione genitale e la somministrazione di ormoni.
I sindacalisti e molti politici, storicamente, si sono sempre opposti a queste posizioni. Per non parlare del peronismo: vada a vedere cosa dicevano Perón ed Evita su questi temi. Questa contraddizione palese dimostra ancora una volta che fanno tutti parte del partito dello Stato.
Perché si sono indignati tanto per il mio discorso? Perché ho detto che credo nell’uguaglianza davanti alla legge? Siamo tutti uguali di fronte alla legge, non ci devono essere privilegi. E chi vive di quei privilegi, ovviamente, si sente minacciato. Per questo hanno manipolato un gruppo di persone con informazioni false, nel tentativo di danneggiare il governo. E come gli è andata? Malissimo. Malissimo.
Il suo governo ha parlato di eliminare il concetto di femminicidio dal diritto penale. Cosa intende fare esattamente?
Lei pensa che sia giusto che nella società le donne valgano più degli uomini? Perché se, per lo stesso reato, la pena è diversa, significa che si sta trattando le donne come cittadini di prima classe e gli uomini come cittadini di seconda. L’omicidio è omicidio.
Ma il concetto di femminicidio è stato creato proprio qui. Se ricordo bene, tutto è iniziato con il caso delle due francesi assassinate a Salta, che ho seguito nel 2011…
Il concetto di femminicidio è stato un errore. Certo, a volte il clima culturale del momento impedisce di vedere le cose con lucidità. Ma se si guardano i dati sugli omicidi in Argentina, si vede che il 75 per cento delle vittime sono uomini.
Restando sul tema del wokismo, lei sembra molto critico nei confronti delle organizzazioni internazionali…
Sì. Molti degli organismi internazionali dovrebbero essere eliminati. Per questo ho applaudito con forza quello che ha fatto Trump nei confronti della Organizzazione Mondiale della Sanità, che io considero un’organizzazione criminale.
L’Oms ha commesso un crimine contro l’umanità su larga scala per il modo in cui ha gestito la pandemia di Covid, secondo la definizione dell’articolo 7 dello Statuto di Roma del 1998 della Corte Penale Internazionale.
Un crimine contro l’umanità non deve necessariamente consistere in un omicidio diretto. Se si attacca la libertà o la proprietà di un individuo a tal punto da impedirgli di vivere, si sta commettendo un crimine. Se si chiude un individuo in casa e gli si impedisce di lavorare, non lo si sta forse condannando a morte? Se non gli si permette di disporre della sua proprietà, non lo si sta forse trasformando in uno schiavo?
Questo è esattamente ciò che è accaduto con i lockdown. Sono stati un attacco diretto alla libertà e alla proprietà, che poteva avere conseguenze letali. L’Oms non ha fatto altro che mettere in pratica l’esperimento dei globalisti, il sogno di un ente sovranazionale che regolasse tutto.
È lo stesso schema che si è visto con l’Agenda del Nuovo Millennio, poi diventata Agenda 2030, e ora ribattezzata “Patto per il Futuro”.
Ma la domanda è: chi diavolo ha votato questa banda di burocrati figli di p... per gestire la vita di 8 miliardi di persone? È la cosa più antidemocratica che esista. Eppure, se si denuncia questo sistema, si viene accusati di essere totalitari e antidemocratici. Ma loro, chi li ha mai votati? Nessuno.
Cosa prova quando legge sulla stampa che la definiscono un presidente di estrema destra?
Quando si studia microeconomia, si analizzano le cose in termini relativi. Per esempio, Gulliver era un gigante nel paese dei Lillipuziani, ma sarebbe stato una miniatura in un mondo di giganti. Quindi, uno è alto o basso? Dipende. Se la mettiamo in questi termini, se la metto accanto a Shaquille O’Neal, lei sembrerà un nano.
In realtà, quando qualcuno mi definisce di estrema destra, ciò che sta davvero rivelando è il livello di “zurderío” che ha nella testa. Più a destra mi vede, più significa che lui stesso è di sinistra.
Le dà fastidio quando legge queste cose?
Non me ne importa nulla.
Parliamo di scienza. Quali sono i suoi piani per la scienza argentina e per il Conicet?
Il piano è che la scienza sia scienza. Che non venga usata come propaganda politica.
Cosa intende dire con questo?
Non mi piacciono le applicazioni della scienza a tutto ciò che riguarda le scienze sociali. Non servono a nulla, se non a mantenere parassiti che scrivono a favore dello Stato e contro la gente per giustificare il loro status, senza alcuna validità di mercato. Voglio dire: in che modo questi studi migliorano la vita delle persone? A cosa serve pubblicare pamphlet come lo studio sull’ano dilatato di Batman?
Esiste davvero?
Si tratta di un “rapporto scientifico”, proprio come quello sul presunto effetto delle mamme nei gruppi WhatsApp. Io voglio che la scienza promuova la tecnologia d’avanguardia.
Infatti, stiamo portando avanti sviluppi nel settore nucleare grazie alle ricerche di veri scienziati, alcuni nel settore pubblico e altri nel privato.
A proposito dell’ambiente, lo considera un ostacolo alle attività industriali ed economiche?
Se si ascolta solo una versione della storia, la realtà risulta sempre distorta. Le aziende minerarie non vogliono solo produrre, ma hanno anche una coscienza ambientale. Nessuno vuole vivere in una discarica.
Cosa pensa del presidente Emmanuel Macron, che è arrivato al potere nel 2017 un po’ come lei nel 2023, in modo dirompente?
Ho un’ottima relazione con Emmanuel. Ovviamente, capisco le difficoltà di governare in un paese come la Francia, che ha tantissime regolamentazioni, e soprattutto il problema aggiuntivo delle norme imposte da Bruxelles. È una situazione piuttosto complessa.
Ovviamente, abbiamo differenze di visione su alcuni aspetti, specialmente su quanto spazio debba avere lo Stato. Il liberale neoclassico ritiene che i cosiddetti fallimenti del mercato giustifichino l’intervento e la regolamentazione. Io, invece, sono allineato con la Scuola Austriaca di economia e per me i fallimenti del mercato non esistono.
Di conseguenza, non vedo alcun ruolo per l’intervento statale.
Nella teoria neoclassica si parla di fallimenti del mercato, ma questa idea nasce da un uso eccessivo e delirante della matematica, spesso mal interpretata. Lo dico da economista matematico. Amo la matematica, non solo per il suo valore strumentale, ma anche per la sua bellezza estetica.
Il problema è che usare la matematica senza una profonda comprensione dei fondamenti dell’economia porta a gravi errori, che poi si traducono in politiche economiche disastrose.
Cosa vuole fare con il Mercosur, che non è riuscito ad avanzare concretamente nei negoziati con l’Unione Europea a causa del veto francese, soprattutto sul settore agricolo?
Quando ho assunto la presidenza pro-tempore del Mercosur, ho posto alcune questioni fondamentali. La prima riguarda la sicurezza, un tema su cui credo che i paesi membri possano collaborare senza difficoltà, perché la lotta al narcotraffico e al terrorismo è una priorità assoluta nell’agenda.
Allo stesso tempo, c’è un’agenda interna, che mira a eliminare le barriere commerciali tra i membri, e un’agenda esterna, che non si limita solo alla riduzione del dazio esterno comune, ma che deve permettere a ogni paese di negoziare accordi commerciali autonomamente.
Questo punto per me non è negoziabile. Non permetterò che nulla limiti la possibilità dell’Argentina di commerciare liberamente con il resto del mondo.
In particolare, per firmare un trattato di libero scambio con gli Stati Uniti?
Sì, per un trattato di libero scambio con gli Stati Uniti, per esempio. Lo farò.
In che tempi prevede di raggiungere questo accordo?
Non lo so, perché non dipende solo dall’Argentina. Ma spero che il Mercosur non diventi un ostacolo per portarlo avanti. Farò tutto il possibile affinché si possa avanzare verso un Trattato di Libero Scambio con gli Stati Uniti.
Una precisazione: sta pensando di uscire dall’Accordo di Parigi?
Sì, lo sto considerando, perché non aderisco all’agenda ambientalista. Per me è un vero e proprio inganno.
La narrazione sul cambiamento climatico, così come viene presentata, è sbagliata. Il riscaldamento globale non ha nulla a che vedere con la presenza dell’uomo. Si tratta di cicli naturali di temperatura del pianeta.
Dai dati che abbiamo, questo è il quinto ciclo di temperature elevate della storia della Terra. Nei quattro precedenti, l’essere umano non esisteva.
Inoltre, questa agenda è ispirata a quella che io chiamo la nuova forma di marxismo: il neo-marxismo, il marxismo culturale, il post-marxismo, ovvero il pensiero woke. È sempre la stessa logica: oppressore contro oppresso. Solo che in questo caso, l’oppressore è l’essere umano e l’oppresso è l’ambiente.
Ma non solo. Dentro questa agenda c’è anche un obiettivo ancora più sanguinoso e criminale: la promozione dell’aborto.
Per questo ho applaudito con entusiasmo la decisione di Trump di tagliare i finanziamenti a tutti quegli articoli accademici sulla questione climatica.
Questa è la censura woke di cui ho parlato al Forum di Davos. Se non ti conformavi alla narrativa ufficiale sul cambiamento climatico, ti bollavano come terrapiattista o complottista. E una volta etichettato, venivi censurato, zittito e isolato. Questa è la vera violenza e censura del pensiero woke.
Oggi il funzionamento dell’Unione Europea è piuttosto paralizzato. Cosa ne pensa?
Dal mio punto di vista, il problema dell’Europa è l’eccesso di regolamentazione.
Troppa regolamentazione soffoca la crescita economica. Infatti, questo è uno dei temi che tratto nel mio ultimo libro, Capitalismo, Socialismo y la Trampa Neoclásica, ed è parte dei dibattiti che sto portando avanti a livello internazionale.
Se si guarda la storia della crescita economica, si vede che lo sviluppo è emerso solo negli ultimi 250 anni della storia dell’umanità. E l’elemento chiave che lo ha reso possibile è la presenza di rendimenti crescenti.
In termini più semplici, significa che i mercati tendono naturalmente alla concentrazione. Dal punto di vista tecnico, nell’analisi economica, questo fenomeno viene definito “non convexities”.
Il problema è che, nella teoria economica neoclassica, questa configurazione viene considerata un “fallimento del mercato” e quindi si sostiene che debba essere regolata. Ma il risultato finale è che questa regolamentazione uccide la crescita.
Guardi l’ultimo numero di The Economist, che parla proprio di questo problema della regolamentazione. Noi siamo stati i primi a sollevare questo tema. Tanto che persino il Fondo Monetario Internazionale ha chiamato Sturzenegger per spiegare queste dinamiche.
Stiamo dando contributi sia alla teoria economica che alla sua applicazione pratica.
Cosa pensa del metodo di Donald Trump e di Elon Musk con il Doge, che sembra ispirarsi all’esempio argentino?
È perfettamente in linea con ciò che stiamo facendo. Sono felice che stiamo esportando la motosega e la logica della deregolamentazione.
Viene spesso paragonato a Trump, ma mi colpisce la sua posizione sul protezionismo. Lei è contrario al protezionismo, mentre Trump sembra adottarlo. Cosa mi può dire a riguardo?
In realtà, Trump non è protezionista. Usa la politica commerciale come strumento di geopolitica, che è una cosa completamente diversa.
Guardi cosa è successo con il Messico. Il governo messicano si rifiutava di controllare il problema dell’immigrazione illegale. Trump ha risposto: “Bene, allora ti metto i dazi”. E il Messico ha fatto marcia indietro.
Un altro esempio: Trump voleva deportare i colombiani. Gustavo Petro ha provato a sfidarlo, ma Trump gli ha detto: “Benissimo, allora fine dei visti e fine degli scambi commerciali”. E Petro ha dovuto tornare sui suoi passi con le pantofole!
Non bisogna ascoltare ciò che dicono i media progressisti su Trump. Se ascolti la Cnn, tutto ciò che fa Trump è sbagliato. Se guardi i media argentini progressisti, tutto quello che faccio io è sbagliato.
Ovviamente, la maggior parte della spazzatura mediatica argentina passa il tempo a criticarmi. Perché? Perché gli ho tagliato i finanziamenti pubblici.
Guardi la provincia di Buenos Aires: è il Far West, un bagno di sangue. Eppure, i media progressisti non dicono nulla. Perché? Perché ricevono tonnellate di soldi dalla provincia.
Questi non sono veri mezzi di comunicazione. Non sono giornalisti, sono agenti di propaganda.
Oggi esiste un’alleanza liberale mondiale tra Stati Uniti, Argentina e Italia. Pensa che un giorno la Francia potrebbe farne parte?
C’è sempre la possibilità che la gente si svegli. Io non vengo a guidare pecore, vengo a svegliare leoni. Molto spesso le persone sono liberali e non lo sanno, perché hanno una visione distorta e contaminata del liberalismo.
Dal mio punto di vista, se capissero davvero cosa significa il liberalismo, sarebbero liberali e non socialisti. Ho speranza che il messaggio della libertà stia penetrando in profondità.
Oggi vede alcuni paesi come nemici?
Le autocrazie.
Sono stato in Venezuela due mesi fa…
Bene, lì c’è un modello perfetto di autocrazia.
E la Cina?
Abbiamo un’ottima relazione con la Cina. Ci sono grandi complementarità a livello commerciale e stiamo lavorando in modo molto armonioso. Sono un partner commerciale che non impone alcuna restrizione.
Ultima domanda: cosa direbbe ai francesi che sono ancora scettici sul liberalismo?
Direi loro che i paesi più liberi sono 12 volte più ricchi di quelli oppressi, hanno 25 volte meno poveri secondo gli standard convenzionali e 50 volte meno poveri nelle situazioni di povertà estrema.
I paesi liberi hanno anche maggiori libertà politiche, società più tolleranti e sono molto più felici rispetto alle società socialiste, che si nutrono di invidia, odio e risentimento.
In definitiva, abbracciare le idee della libertà significa abbracciare il cammino verso la felicità. Direi che qui ha già il titolo dell’intervista, no?
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La fine dell’inflazione di Javier Milei
L’economia argentina ha dimostrato che la libertà funziona. In questa intervista Javier Milei ha toccato solo marginalmente molti punti che ha definito meglio nel suo ultimo libro, La fine dell’inflazione, che abbiamo recentemente pubblicato.
Per saperne di più su come risollevare un’economia che arranca nelle sabbie mobili del socialismo, dello statalismo e dell'ideologia vittimista, leggete Milei.
Aggiornato il 06 febbraio 2025 alle ore 16:31