Trump svela i dazi, la Ue: “dovrà farsi rispettare”

C’è chi guarda all’Italia come “ambasciatore” dell’Eurozona. Subito dopo l’annuncio del presidente americano Donald Trump di voler imporre “molto presto” dazi sui beni dell’Unione europea importati negli Stati Uniti, il vicepremier Antonio Tajani ha paventato l’ipotesi di un Belpaese come tramite tra Ue e Usa. “Credo che la guerra commerciale non faccia bene a nessuno, l’Italia può essere un buon ambasciatore delle ragioni europee, anche perché l’economia americana e quella europea sono interconnesse”, ha spiegato il ministro degli Esteri a margine di un evento in Vaticano. “Si può intervenire, io ritengo che con una buona strategia per aumentare gli investimenti in America e per aumentare gli acquisti dagli Stati Uniti, si possa continuare a lavorare favorendo l’esportazione dei nostri prodotti”, ha aggiunto il segretario di Forza Italia. Ma tra le fila dell’opposizione, a cui ha prestato la voce il segretario di +Europa Riccardo Magi, si temono perdite per il Made in Italy di oltre 10 miliardi di euro. “Trump sarà anche amico di Giorgia Meloni, ma si sta muovendo come nemico dell’Italia e dell’Europa”, ha aggiunto Magi.

Tornando a Tajani, per il vicepremier “c’è un’altra cosa da fare, che è quella di ridurre i costi di produzione nel nostro Continente a cominciare da una azione per cambiare le regole del green deal, per ridurre la burocrazia e avere una Nazione forte per ridurre la regolamentazione”, ha aggiunto il titolare della Farnesina, spiegando che “se si abbassa il costo di produzione del 10 per cento, ecco che non ci saranno danni per le nostre imprese in caso di dazi”. E ancora: “C’è una strategia del Ministero degli Esteri e del commercio per tutelare le imprese italiane, ivi compresa la possibilità di esplorare nuovi mercati, il governo vuole assolutamente continuare a sostenere l’export, vorrei arrivare a fine legislatura a 700 miliardi”, ha chiosato il ministro. Nel frattempo, le borse hanno accusato il colpo. Lo spavento arrivato dalle parole dei tycoon ha fatto sprofondare Piazza affari al pari delle altre Borse europee e dei listini asiatici, preoccupati per il più che plausibile avvio della guerra commerciale americana. Anche l’automotive europeo è calato a picco. Sui listini dell’Ue sono crollate le auto (-4 per cento l’indice Stoxx), con Stellantis (-6,3 per cento), Volkswagen (-4,8 per cento) e Bmw (-3,8 per cento) che scontano le consistenti esportazioni dai loro stabilimenti messicani verso gli Usa.

Secondo il ministro del Made in Italy, Adolfo Urso, è necessario un confronto con gli Stati Uniti. Insomma, non basta ingoiare il boccone amaro. Bisogna comprendere le azioni del presidente Usa per “evitare una guerra commerciale che sarebbe devastante per tutti”. “Sono convinto – ha aggiunto il titolare del dicastero – che l’Europa debba realizzare una politica industriale e una politica energetica che poi sia completata con una saggia politica commerciale, a tutela delle imprese e del mercato interno, se vuole partecipare alla sfida della duplice transizione e della competizione globale. Non si può esaminare la situazione daziaria scorporandola dal resto, la si deve esaminare all’interno della politica energetica e della politica industriale, perché tale è anche per gli Stati Uniti”, ha chiosato Urso.

Anche a Bruxelles le voci della classe dirigente europea mettono in guardia i Ventisette sulle probabili ripercussioni della scelta di Trump. “Non ci sono vincitori nella guerra dei dazi, chi se la ride è la Cina”, ha esordito al vertice informale Ue Kaja Kallas. L’alto rappresentante per la Politica estera ha aggiunto che l’Unione e gli Usa “sono legati, noi abbiamo bisogno di loro e loro di noi. I dazi non vanno bene per i posti di lavoro e per i consumatori”. La sensazione è che, al summit della difesa previsto per oggi, si parlerà anche di altro. La paura, spartita in egual misura tra Stati Uniti, Canada e Paesi europei, è che come i cerchi concentrici di un sasso lanciato in un lago, i dazi voluti dal tycoon possano andare a colpire principalmente la qualità di vita di uomini e donne comuni.

NETANYAHU VOLA DA TRUMP

Il premier israeliano Benjamin Netanyahu, nel vertice con il presidente statunitense Donald Trump a Washington, punta a ottenere un sostegno inequivocabile da parte degli Usa per l “sradicamento” di Hamas. Lo riporta Haaretz, citando un membro della delegazione israeliana in viaggio verso gli Stati Uniti. Secondo la testata, la fonte ha evitato di vincolare Israele alla seconda fase dell’accordo sulla tregua – che prevede il ritiro totale da Gaza e dal corridoio di Filadelfia – senza prima conseguire tale obiettivo. L’ufficio del premier ha confermato che oggi inizieranno le trattative sulla seconda fase, con un incontro tra Netanyahu e l’inviato di Trump per il Medio Oriente, Steve Witkoff. Un insider vicino ai negoziati ha riferito che l’amministrazione statunitense eserciterà pressioni affinché Netanyahu prosegua il dialogo, nonostante la sua insistenza sul ripristino delle operazioni militari dopo la conclusione della prima fase e la sua opposizione all’attuazione del secondo stadio dell’intesa.

Aggiornato il 03 febbraio 2025 alle ore 13:58