Dopo 10 anni di continuità, il Canada si troverà senza un leader. Justin Trudeau ha annunciato le dimissioni da leader del Partito liberale e successivamente dal ruolo di primo ministro, non appena verrà scelto un successore. Le elezioni dovranno avvenire entro il 20 ottobre di quest’anno, ma molto probabilmente il Paese nordamericano si avvia verso il voto anticipato. La decisione, che sancisce la fine di un’era iniziata nel 2013 alla guida del partito e consolidata con tre mandati da premier, arriva nel momento più delicato per il Paese, che ha appena ereditato dall’Italia la presidenza di turno del G7. Un ruolo che richiederebbe solidità politica e che ora si trova compromesso da una crisi interna senza precedenti. Il passo indietro di Trudeau segna probabilmente l’addio definitivo alla scena politica di un uomo che per anni è stato il volto della sinistra progressista globale. Ma negli ultimi tempi, la stella di Trudeau aveva iniziato a sbiadire, schiacciata da scandali, divisioni interne e una crisi di consensi che ha affondato il Partito liberale nei sondaggi.
Dopo la caduta del già fragile governo di minoranza a guida Trudeau, la decisione di fare un passo indietro è stata tanto scontata quanto inevitabile. L’uscita dall’Esecutivo del Nuovo partito democratico (Ndp), che garantiva un sostegno esterno cruciale, ha aperto una voragine. Ma il colpo di grazia è arrivato dalla sua ex alleata più fidata, la vicepremier Chrystia Freeland – nonché ministro delle Finanze – che si è dimessa con una lettera durissima alla vigilia della presentazione del bilancio, accusando Trudeau di “trucchi politici” e mancanza di visione. A complicare ulteriormente il quadro, ci ha pensato Donald Trump. Il neoeletto presidente degli Stati Uniti ha promesso di imporre un dazio del 25 per cento su tutte le importazioni dal Canada, un fulmine a ciel sereno che rischia di mettere in ginocchio l’economia del Paese. Il tycoon ha difeso la sua decisione, definendo il premier il “governatore del 51º Stato americano”. In un post sul suo social Truth, ha affermato che “gli Stati Uniti non possono più tollerare i sussidi che tengono a galla il Canada. Trudeau lo sapeva e si è dimesso”.
Il primo ministro ha parlato ai suoi concittadini all’esterno della sua residenza ufficiale a Rideau Cottage, visibilmente provato. “Sono un combattente, ma quando il mio impegno al partito diventa un ostacolo, allora è il momento di farmi da parte”, ha detto, spiegando che la decisione è stata presa dopo aver consultato i suoi tre figli. “Tengo troppo a questo Paese per essere una zavorra. Il Canada merita il meglio, e il meglio ora è un nuovo leader.” Il suo addio lascia i liberali in una situazione precaria: staccati di oltre 20 punti nei sondaggi dal Partito conservatore di Pierre Poilievre, rischiano un tracollo alle prossime elezioni. Nel frattempo, i lavori parlamentari sono stati sospesi fino al 24 marzo per consentire al partito di riorganizzarsi.
E la corsa alla successione è già iniziata. Le figure più titolate a prendere le redini dello Stato nordamericano sarebbero due due donne: l’attuale ministra degli Esteri Mélanie Joly, e la stessa Freeland, che probabilmente sta già godendo della rottura con il premier. Ma c’è anche chi punta su un outsider, una figura “tecnica”: Mark Carney, ex governatore della Banca del Canada e della Banca d’Inghilterra, a lungo corteggiato dal primo ministro per un ruolo di peso nel Governo. Quando Trudeau è salito al potere nel 2015, il suo volto rappresentava un’idea di cambiamento: giovane, carismatico, progressista e figlio di Pierre Trudeau, uno dei premier più iconici del Canada. La sua ascesa sembrava scritta nella storia dell’Occidente. Ma gli ultimi anni sono stati una lunga e inesorabile discesa. Gli scandali politici, le critiche sulla gestione della pandemia e una serie di scelte impopolari hanno eroso il consenso. Il colpo più duro, però, è arrivato nel 2023 con l’annuncio della separazione dalla moglie Sophie Grégoire, dopo 18 anni di matrimonio. Per molti canadesi, la coppia rappresentava l’immagine della famiglia perfetta: la loro rottura ha avuto un forte impatto sull’opinione pubblica. “Sophie e io abbiamo deciso di separarci, ma rimarremo una famiglia unita, sempre guidata dall’amore per i nostri figli,” aveva scritto Trudeau su Instagram.
Aggiornato il 07 gennaio 2025 alle ore 13:36