La finlandizzazione dell’Ucraina è una cattiva idea

Mentre aumentano le aspettative sulla prospettiva di nuovi colloqui di pace nel 2025 per porre fine alla guerra di aggressione della Russia contro l’Ucraina, l’idea della possibile finlandizzazione dell’Ucraina è riemersa. I funzionari finlandesi si sono affrettati a respingere tali suggerimenti, avvertendo che imporre la neutralità all’Ucraina “non porterà a una soluzione pacifica della crisi con la Russia”. Lo stato d’animo di scetticismo a Helsinki è comprensibile. Mentre ci sono alcune somiglianze superficiali tra la posizione in cui si trova attualmente l’Ucraina e la situazione della Finlandia durante la Guerra fredda, qualsiasi tentativo di emulare le politiche di finlandizzazione di un’epoca precedente sarebbe disastroso per l’Ucraina. Nonostante abbia trascorso gran parte degli ultimi vent’anni dalla Rivoluzione arancione del 2004 perseguendo l’integrazione euro-atlantica, l’Ucraina è ancora spesso erroneamente descritta come un Paese che occupa una zona cuscinetto geopolitica tra Est e Ovest.

Questo è familiare ai finlandesi, il cui Paese è stato condannato a un simile limbo geopolitico durante la Guerra fredda. La Finlandia ha difeso con successo la propria sovranità durante la Seconda guerra mondiale e non è stata costretta a diventare una Repubblica sovietica. Tuttavia, ciò ha portato al Trattato di “amicizia” del 1948 tra la Finlandia e l’Urss, che ha stabilito il quadro di quella che da allora è diventata nota come finlandizzazione. Per più di quattro decenni, la finlandizzazione è stata una strategia di sopravvivenza per l’indipendenza finlandese. In pratica, ciò significava tenere volontariamente conto degli interessi della vicina Unione Sovietica, sia in termini di politica estera che interna. Questo approccio ha permesso ai finlandesi di evitare l’esperienza dell’Ungheria nel 1956 e della Cecoslovacchia nel 1968, ma i costi sono stati comunque considerevoli.

In effetti, la finlandizzazione è andata ben oltre la mera neutralità e ha avuto un impatto negativo sulla Finlandia per quasi mezzo secolo. Il trattato del Dopoguerra che servì da base per la finlandizzazione stabilì che la politica di difesa finlandese dovesse concentrarsi esclusivamente sulla difesa del Paese contro un possibile attacco da parte dell’Occidente, nonostante il fatto che una rinnovata invasione sovietica da Est fosse chiaramente molto più probabile. Di conseguenza, i funzionari finlandesi hanno dovuto prestare estrema cautela nell’affrontare la sicurezza del confine orientale del Paese. La Finlandia è stata, inoltre, di fatto obbligata a chiedere il consenso di Mosca prima di intraprendere qualsiasi sforzo per incrementare la cooperazione politica o economica con l’Occidente. Ciò ha impedito a Helsinki di partecipare alle fasi iniziali dell’integrazione europea. La Finlandia si è invece limitata ad aderire all’Associazione europea di libero scambio (Efta). Tale adesione venne considerata, dal Cremlino, sufficientemente apolitica, a condizione che non comportasse l’interruzione del cosiddetto “commercio orientale” con l’Urss.

Sul piano interno, la finlandizzazione ha implicato una serie di restrizioni e compromessi sugli standard democratici fondamentali. L’autocensura è stata imposta in tutti i media e gli spazi di informazione finlandesi per evitare qualsiasi critica aperta dell’Urss. I finlandesi hanno anche accettato più di due decenni senza alcun cambiamento nella leadership del Paese, poiché il presidente finlandese Urho Kekkonen era considerato una figura insostituibile per continuare a intrattenere buone relazioni con Mosca. Alla luce di queste realtà, è facile capire perché il termine finlandizzazione sia considerato dispregiativo da molti finlandesi, che lo vedono come un promemoria di un’epoca ricordata con amarezza. Ci sono anche solide ragioni geografiche per cui la finlandizzazione non è adatta al contesto ucraino moderno. Lo status della Finlandia durante la Guerra fredda era intrecciato con il più ampio clima di sicurezza in tutta la regione nordica. La vicina Svezia è rimasta neutrale in parte a causa della “questione finlandese”, con Stoccolma preoccupata che l’adesione alla Nato avrebbe lasciato i loro vicini finlandesi in pericolo come unico Stato cuscinetto.

Ciò avrebbe potuto creare le condizioni affinché l’Unione Sovietica facesse un altro tentativo di occupare la Finlandia. Fino alla fine della Guerra fredda, le politiche svedesi di neutralità e le restrizioni autoimposte dalla Norvegia alla presenza di truppe Nato o di armi nucleari sul loro territorio erano direttamente legate al destino della Finlandia. Questo bilanciamento ha creato un ambiente in cui l’Urss è stata incentivata a mantenere lo status quo piuttosto che rischiare un’escalation delle tensioni regionali. Questa serie di circostanze, molto specifiche, non si applica all’Ucraina. Invece, la neutralità forzata lascerebbe l’Ucraina altamente vulnerabile a un’ulteriore aggressione russa. La finlandizzazione dell’Ucraina non garantirebbe la sopravvivenza dell’Ucraina. Non ci si può aspettare che l’Ucraina di oggi accetti restrizioni alla sua capacità di sorvegliare i propri confini, formare alleanze o difendersi dall’aggressione russa.

Allo stesso modo, qualsiasi tentativo di imporre il tipo di compromessi politici interni che facevano parte del modello finlandese durante la Guerra fredda potrebbe rivelarsi fatale per la democrazia e le aspirazioni europee dell’Ucraina. Chiunque sia sinceramente interessato a trovare la formula giusta per l’Ucraina dovrebbe guardare oltre il periodo della Guerra fredda e concentrarsi invece sull’esperienza della Finlandia dal 1991. Negli ultimi tre decenni, l’integrazione finlandese nel mondo occidentale ha dimostrato che le percezioni geopolitiche possono cambiare nel tempo. La Finlandia ha dimostrato in modo conclusivo che la geografia da sola non determina il destino di un Paese. La Finlandia ha ora aderito sia all’Unione europea che alla Nato ed è saldamente ancorata alle istituzioni centrali della comunità euro-atlantica. Questo è il tipo di modello finlandese che potrebbe effettivamente funzionare per l’Ucraina del Dopoguerra. Come ha commentato il primo ministro finlandese Petteri Orpo a novembre, “la Finlandia è membro della Nato e dell’Ue. Sosteniamo l’Ucraina nella sua lotta contro l’aggressione della Russia. Questo è il modello per cui gli ucraini stanno combattendo”.

(*) Docente universitario di Diritto internazionale e normative per la sicurezza

Aggiornato il 16 dicembre 2024 alle ore 10:09