Un esempio dei pericoli che vengono dalla diffusione delle cosiddette fake news viene dalla Romania. La scoperta delle manipolazioni messe in atto in occasione delle elezioni per il presidente della Repubblica ha allargato la presenza di insidie nell’utilizzo delle informazioni politiche, economiche, culturali e religiose. Un fiume di dollari ed euro sono stati erogati per siti web, tivù e influencer per spingere alla vittoria il filorusso Călin Georgescu, che era contrastato dalla liberale Elena Valerica Lasconi, dal socialdemocratico Marcel Ciolacu e dall’esponente di destra George Simion. I risultati stati invalidati dalla Corte costituzionale per interferenze russe mentre i romeni erano tornati alle urne per il rinnovo del Parlamento, con prima forza i socialdemocratici e una forte avanzata della destra. Oltre alla irregolarità dei finanziamenti tramite la società di pubblicità digitale AdNow legata al Cremlino, il candidato Georgescu avrebbe ricevuto 800 account social pagati per diffondere i suoi programmi.
Secondo gli accertamenti della Corte costituzionale l’exploit dell’esponente filorusso “non è stato un risultato naturale” ma la somma di azioni messe in atto da “un attore statale straniero”. Sono stati segnalati 85mila tentativi di hackeraggio dei dati elettorali, con tentativi di modificarne i contenuti. Sotto indagine è finita subito TikTok, diventato un attore politico chiave nella formazione dei giovani. L’allarme è scattato dall’analisi del fenomeno. Dunque, si possono modificare dall’esterno le libere elezioni democratiche di un Paese. Il presidente romeno non ha un solo un ruolo istituzionale ma rappresenta il suo Paese ai vertici della Nato e dell’Unione europea. L’agenzia nazionale di intelligence (Sri) ha identificato un account TikTok che avrebbe effettuato pagamenti per 381mila dollari nel mese di ottobre-novembre 2024 a soggetti, reclutati e coordinati via Telegram, che dichiaravano di sostenere Georgescu.
Il fenomeno delle interferenze inizia a essere conosciuto meglio e Bruxelles per contrastarlo ha già varato il Digital Services Act, che deve essere però collaudato. Sulle interferenze russe già da alcuni anni i Paesi baltici e la Finlandia si sono già attrezzati. Alla Commissione di Bruxelles si stanno raccogliendo le notizie contenute nelle inchieste giornalistiche del bulgaro Victor Ilie, che ha portato alla luce una pioggia di finanziamenti russi a siti, giornali e influencer romeni. La fonte Scoop.ro ha individuato i Paesi in cui l’azienda di marketing russa AdNow, legata a Vladimir Putin ma con il quartiere generale a Londra, dove opera il cugino del leader russo. L’insidia scoperta in Romania viene da lontano. Sono ormai circa 10 anni che le operazioni di bugie sui media sono in atto. Sono in crescita falsi account, fake news, influencer pagati sotto banco o copertura. Secondo una ricerca di una università americana la disinformazione corre 6 volte più veloce della verità, creando immediate e superficiali emotività.
La Commissione di Bruxelles ha già chiesto a TikTok di conservare tutti i dati trasmessi per poter effettuare indagini. Gli elettori devono poter formare le loro convinzioni senza condizionamenti o manipolazioni. Negli Stati Uniti TikTok, dopo aver perduto l’appello contro la legge che impone la vendita della app (usata da 170 milioni di americani) da parte della proprietà cinese entro il 19 gennaio 2025, è prossima al divieto di accesso negli Usa. La raccolta dei dati servirebbe, secondo l’accusa, anche a spiare gli utenti. In Italia, invece, il portavoce del Pd ed europarlamentare Sandro Ruotolo e il presidente della Fnsi Vittorio Di Trapani fanno sapere di aver lasciato X, il social ex Twitter di Elon Musk, accusandolo di essere un mezzo di propaganda della destra.
Aggiornato il 09 dicembre 2024 alle ore 13:29