Le operazioni di guerra tra Israele e il cosiddetto Asse della Resistenza, composto da Iran, Hamas, Houti, Hezbollah, miliziani sciiti siriani ed iracheni, non solo si manifestano con i noti e mediaticamente diffusi bombardamenti a tappeto ed azioni militari, ma anche con operazioni di sabotaggio tenute spesso segrete.
Senza nessun clamore mediatico e coperti dalle ormai sistematiche notizie di droni e missili che si abbattono sul sud del Libano, come nel nord di Israele, l’8 settembre l’aviazione israeliana ha effettuato un raid aereo in Siria con lo scopo di coprire una strategica operazione terrestre finalizzata alla distruzione di un sito di produzione di armi destinate alle milizie sciite di Hezbollah. I dettagli di questa operazione effettuata all’interno dei confini della Siria sono emersi gradualmente dopo il sabotaggio della fabbrica che produce missili di precisione e droni, che è ubicata non lontano dalla cittadina di Masyaf, appartenente al governatorato di Hama. In particolare, è stato distrutto il sito Hair Abbas, all'interno dell'Istituto 4000, una fabbrica di produzione di armi gestita dal Centro siriano per gli studi e le ricerche scientifiche, ora posto sotto la supervisione iraniana o, meglio, dei pasdaran iraniani. Le informazioni su questa operazione sono state rese note, oltre che dalla stampa internazionale israeliana, senza conferma ufficiale da parte degli organi militari di Tel Aviv, anche dell’Osdh, Osservatorio siriano per i diritti umani, Ong nata nel 2006 a Londra, che tramite un rapporto pubblicato il 13 settembre, riassume gli esiti delle ricerche effettuate dopo la distruzione della fabbrica. L’Osdh illustra dettagliatamente le fasi dell'operazione di domenica, specificando che l’attacco è avvenuto con elicotteri, che hanno paracadutato forze speciali israeliane, le quali, oltre alla distruzione della fabbrica, hanno portato via armamenti, e catturato, dopo un conflitto a fuoco, alcuni militari iraniani.
In breve, il blitz è iniziato con attacchi fatti tramite aerei da combattimento e droni, che hanno preso di mira le difese aeree siriane e distrutto le strade vicine al complesso, al fine di impedire l’arrivo dei rinforzi, poi sono stati colpiti soldati e guardie di protezione della fabbrica. Anche il sistema elettronico israeliano ha agito disturbando le comunicazioni. Ciò ha causato un vuoto comunicativo tra le forze siriane ed iraniane presenti nell’area, permettendo così uno sbarco meno rischioso di alcune decine di commando da alcuni elicotteri israeliani. La nota dell’Osdh riporta che il conflitto sarebbe durato più di tre ore.
L’azione israeliana ha senza dubbio avuto una sofisticata coreografia; le forze speciali israeliane hanno prima raccolto le più dettagliate informazioni necessarie ad effettuare una efficace e significativa distruzione delle installazioni. La tecnica utilizzata per questa operazione sul territorio siriano, diffusa gradualmente e ovviamente ancora non completa nei dettagli, ha comunque attratto l’attenzione, oltreché dei media internazionali, anche degli “addetti ai lavori”, sia inquadrati in eserciti regolari che non.
Secondo il sito news american Axios (in greco significa “degno”, “di valore”) fondato nel 2016, una delle novità di maggiore successo nel mondo dei media dell’ultimo decennio, questi commando appartengono all'unità d’élite dell’aeronautica militare denominata Sayeret Shaldag; i Shaldag operano prevalentemente in azioni di elevato livello strategico e le loro attività sono spesso coperte da segreto militare. Secondo l’Osdh il bilancio delle vittime sarebbe di quasi trenta combattenti siro-iraniani e circa quaranta feriti, oltre ingenti danni in particolare alle infrastrutture civili.
Perché le forze russe presenti in Siria e sempre pronte a difendere Damasco non sono intervenute? Intanto Mosca ha ufficialmente condannato l'aggressione israeliana contro la Siria. Maria Zakharova, portavoce del Ministero degli Esteri russo, deplorando gli attacchi perpetrati da Israele, ha sottolineato che violano i principi fondamentali del diritto internazionale e la sovranità della Siria. La Zakharova ha intimato al Governo israeliano di smettere di effettuare provocazioni armate contro la Siria e ad astenersi da azioni che rischiano di destabilizzare la regione del Medio Oriente; una affermazione utopica dato che il “Medio e Vicino oriente” sono aree geografiche perennemente instabili.
Ma oltre alle affermazioni ufficiali della Russia, si deve anche considerare che il non intervento russo è motivato dalle “regole”, magari anche occultamente scritte, che esercitano delle limitazioni da parte di Mosca negli interventi israeliani in Siria.
Aggiornato il 17 settembre 2024 alle ore 10:19