I nemici dell’America in patria e all’estero

Chi sono queste persone che amano così tanto l’America, che sono così grate per le libertà che possono avere solo negli Stati Uniti, da non vedere l’ora di portargliele via?

Oltre all’Asse formato da Cina, Russia, Iran e Corea del Nord, che tenta ogni giorno di abbattere l’America e di sostituirla con le proprie tirannie, le minacce provenienti dall’interno degli Usa appaiono più gravi che mai per la nostra libertà di espressione, per l’equa giustizia di fronte alla legge, per i nostri figli che non riusciamo a educare, se non insegnare loro a odiare l’America, per il nostro esercito a corto di fondi e soprattutto per la nostra sicurezza nazionale interna.

L’Amministrazione Biden, che dovrebbe proteggere gli americani, li ha invece messi a rischio, sia consentendo l’ingresso al confine con il Messico a circa dieci milioni di stranieri irregolari, tra cui circa 1,7 milioni di “migranti illegali”, di cui non si sa nulla, nemmeno il numero esatto, se non che verosimilmente non vogliono essere identificati.

Al contempo, si sono perse le tracce di più di 85mila minori stranieri non accompagnati. Sono scomparsi, forse vittime di traffico per fini di sfruttamento sessuale e di altre forme di schiavitù, e nessuno in un’Amministrazione teoricamente così preoccupata dei “valori umanitari” sa chi sono, dove sono né ha espresso interesse a scoprirlo. Inoltre, circa 45mila persone sono arrivate dalla Cina comunista, molte di loro sono gruppi di uomini in età militare, i cui visti di uscita sono stati presumibilmente concessi dalla Cina non per andare in vacanza a Disney World.

All’inizio dell’anno, l’ex segretario di Stato Mike Pompeo è intervenuto in un’audizione della House Select Committee dichiarando che “il Partito comunista cinese sta lavorando senza sosta dentro i confini nazionali per minare tutto ciò che rappresentiamo”. Nel frattempo, la Cina ha inviato palloni spia sui siti militari più sensibili degli Stati Uniti e ha acquistato terreni agricoli statunitensi, spesso vicino alle basi militari statunitensi.

Tutti questi eventi sono stati finanziati, promossi e incoraggiati dall’attuale Amministrazione, che sembra aver eluso qualsiasi tentativo di ostacolarli e impedirli. Chi sono questi americani che lasciano entrare il nemico?

Molti sono enti di beneficenza pubblici statunitensi, pagati da voi, da me e da noi: i contribuenti. Tra essi spiccano il Rockefeller Brothers Fund, la Ford Foundation, l’Open Society Foundations di George Soros e numerosi organismi subordinati, come l’Us Campaign for Palestinian Rights. Soros ha anche finanziato programmi che agevolano una maggiore criminalità nelle strade. Alcune organizzazioni, non necessariamente tutte le sue, premono per tagliare i fondi alla polizia, per eliminare il rilascio su cauzione e la reclusione, per intervenire sui fattori che inducono alla perpetrazione dei crimini prima che vengano commessi e presumibilmente per “ridurre la criminalità”, sostenendo, almeno in California, che il furto di beni per un valore fino a 950 dollari è considerato un reato minore e quindi non vale la pena perseguirlo. È certamente abbastanza facile per le organizzazioni criminali organizzare “viaggi di andata e ritorno” illimitati.

Il più grande valore dell’America, la libertà di espressione, è sotto attacco: dall’Amministrazione Biden che ha reclutato illegalmente le aziende Big Tech come “attori statali” per sopprimere le informazioni, ai tentativi da parte dell’Amministrazione di istituire un organismo di censura, un “Ministero della Verità”, il Disinformation Governance Board, che è stato congelato sul nascere, non essendo per fortuna passato inosservato da parte dell’opinione pubblica americana abbastanza preoccupata.

Proprio in questi giorni, il procuratore generale degli Stati Uniti Merrick Garland ha denunciato la diffusione di “menzogne ​​infondate ed estremamente pericolose” rivolte al suo Dipartimento di Giustizia. Che dire, però, delle verità pericolose? Questi includono la nomina incostituzionale di Jack Smith, e il rifiuto di consegnare alla Commissione giudiziaria della Camera il nastro dell’intervista del procuratore speciale Robert K. Hur al presidente Joe Biden. La scusa addotta da Garland era che il nastro era soggetto al privilegio esecutivo, ma a tale privilegio si era implicitamente rinunciato avendo consegnato la trascrizione. C’è inoltre il problema dell’applicazione non uniforme della legge mentre americani come Peter Navarro e Steve Bannon dovranno andare in carcere per essersi rifiutati di rispettare i mandati di comparizione.

Il problema principale della libertà di espressione, la Kingpin Freedom, sta nel fatto che è molto facile abusarne, probabilmente perché gli Stati Uniti sono l’unico Paese ad averla. La libertà di parola può essere utilizzata, e lo è, per cercare di sopprimere la libertà di espressione. Da lì, a cascata, tutte le altre libertà potranno essere soppresse. Ma è vietato parlarne.

La libertà di espressione può essere usata per mentire e persino arrecare danni irreparabili a elezioni libere ed eque. Prima delle elezioni presidenziali americane del 2020, Antony Blinken (ora Segretario di Stato) ha orchestrato una lettera firmata da 51 esperti di intelligence in cui si affermava che il laptop di Hunter Biden, che avrebbe potuto mettere in dubbio l’affidabilità dell’allora candidato Joe Biden, aveva “tutti i segni distintivi di una campagna di disinformazione russa”. Nel dibattito pre-elettorale di Biden con il presidente Donald Trump, Biden è andato oltre, dichiarando, falsamente, che il laptop di suo figlio era “una trappola russa” e un “mucchio di spazzatura”. Ne risulta che, ovviamente, l’Fbi aveva verificato l’autenticità del laptop nel novembre 2019. Pertanto, sembra che sia stato fatto un “danno irreparabile” illegale per influenzare l’esito delle elezioni del 2020.

La libertà di parola può anche essere usata, e lo è, per educare i nostri figli su quanto presumibilmente sia cattiva l’America, nonostante il fatto che milioni di persone da tutto il mondo continuino a rischiare la vita per venire qui. Finora, dal 2014, più di 63mila persone sono morte nel tentativo di raggiungere l’America. Al contempo, i cartelli messicani, grazie al traffico di esseri umani e di droga, si arricchiscono di miliardi di dollari all’anno.

Sì, è vero, gli indiani d’America non venivano trattati bene, e sì, c’era la schiavitù all’epoca, ma qualcuno dice che esiste ancora adesso, grazie, soprattutto alla politica dell’Amministrazione di accogliere milioni di stranieri clandestini per lo più irregolari, e poi “perdere le tracce” di più di 85mila minori, “scomparsi, forse vittime di tratta”?

L’America ha bisogno di persone che apprezzino quanto sia straordinaria, anche se imperfetta, e non di chi tenta di smantellarla.

(*) Lawrence Kadish è membro del Board of Governors del Gatestone Institute.

(**) Traduzione a cura di Angelita La Spada

Aggiornato il 21 giugno 2024 alle ore 16:17