“Se Benjamin Netanyahu attacca Rafah fermerò le forniture di armi americane”. La svolta di Joe Biden su Israele arriva nel corso di un’intervista rilasciata in esclusiva dal presidente americano alla Cnn. “Continueremo a garantire che Israele sia sicuro in termini di Iron Dome e della sua capacità di rispondere agli attacchi giunti di recente dal Medio Oriente”, ha spiegato il presidente. “Ma è semplicemente sbagliato. Non lo faremo, non forniremo armi e proiettili di artiglieria”, ha aggiunto, riferendosi allo scenario di una vasta operazione di terra a Rafah. “Ho messo in chiaro che se entrano a Rafah, ma non vi sono ancora entrati, non fornirò le armi”, ha aggiunto. “Ho detto chiaramente a Bibi Netanyahu e al gabinetto di guerra: non otterranno il nostro sostegno, se effettivamente attaccano questi centri abitati”. Il presidente ha spiegato che per il momento le azioni di Israele non hanno superato questa linea rossa, anche se hanno causato tensioni nella regione. “Non sono entrati in centri popolati”, ha sottolineato. Biden ha riconosciuto che le bombe americane sono state usate per uccidere civili a Gaza nell’offensiva di Israele. “Civili sono stati uccisi a Gaza come conseguenza di quelle bombe e di altri modi in cui attaccano i centri abitati”, ha detto il presidente, riferendosi alle bombe da duemila libbre (mille chili circa) la cui fornitura è stata sospesa.
Immediata la reazione da parte dello Stato ebraico. “Commenti molto deludenti”, ha definito le frasi di Biden l’ambasciatore israeliano all’Onu Gilad Erdan. “Naturalmente qualsiasi pressione su Israele viene interpretata dai nostri nemici come qualcosa che dà loro speranza. Ci sono molti ebrei americani che hanno votato per il presidente e per il Partito democratico, e ora sono esitanti”, ha detto Erdan. L’emittente araba Al Jazeera afferma intanto che quattro persone sono morte e altre 16 sono rimaste ferite in un bombardamento israeliano che stanotte ha colpito un edificio residenziale della città di Rafah, nel quartiere occidentale di Tal as- Sultan. Fonti palestinesi citate dal Times of Israel hanno riferito di “intensi raid aerei e di avanzata di tank” nel quartiere nord di Zeitun di Gaza City. In precedenza, l’Idf (Forze di difesa israeliane) aveva fatto sapere di aver attaccato “obiettivi terroristici” di Hamas nel centro della Striscia. Il sito Ynet ha parlato di un “raid di terra piuttosto ampio” nell’area del Corridoio Netzarim. Sul fronte delle trattative per una tregua, Hamas mantiene la sua posizione favorevole alla proposta, ha detto oggi Izzat El-Reshiq dell’ufficio politico del movimento islamista al potere nella Striscia di Gaza. La situazione al Cairo e anzi i colloqui sembrano volgere al peggio. Secondo una fonte della fazione islamica, il confronto “è finito e Netanyahu è tornato al punto di partenza”, ed anche un funzionario israeliano ha ammesso che nella capitale egiziana “non c’è stata una svolta”.
In questo stallo sono proseguiti con intensità i combattimenti a Rafah, dopo che l’Idf ha preso il controllo della parte palestinese del valico con l’Egitto. L’escalation nella zona continua ad essere osteggiata dagli Stati Uniti, che hanno mandato un segnale forte all’alleato: per la prima volta, hanno confermato di aver congelato un carico di armi diretto allo Stato ebraico e stanno “rivalutando l’invio di altre spedizioni militari a breve termine”, ha annunciato il segretario alla Difesa Lloyd Austin. Mentre in Egitto la porta della trattativa per un cessate il fuoco resta appena socchiusa, il direttore della Cia William Burns è arrivato a Gerusalemme dove ha visto il premier Benyamin Netanyahu e il capo del Mossad David Barnea. L’obiettivo è quello di spingere al massimo per riaccendere i negoziati da un lato e dall’altro evitare che l’operazione a Rafah prosegua. Allo stesso tempo, dal campo israeliano si ribadisce quanto sia irrealistica la prospettiva di uno stop permanente delle ostilità invocato da Hamas. A giudizio del portavoce dell’Idf Daniel Hagari, la previsione più coerente è quella di un anno di guerra: “Non inganneremo l’opinione pubblica. Anche dopo che ci saremo presi cura di Rafah – ha detto Hagari – ci sarà il terrorismo. Hamas si sposterà a nord e si riorganizzerà”. Per questo, ha annunciato, l’esercito ha “presentato un piano al governo per combattimenti a Gaza che dovrebbero durare un anno”. Le ostilità tra Hamas e Israele sono proseguite anche oltre Rafah. Al 215° giorno di guerra, l’Idf ha annunciato l’uccisione in un raid di Ahmed Ali, il comandante della forza navale del nemico a Gaza City. La fazione palestinese ha invece reso noto che è stata trovata “una terza fossa comune all’interno dell’ospedale al-Shifa di Gaza City con 49 corpi finora recuperati”, per un totale di “sette fosse comuni all’interno degli ospedali” della Striscia. Israele intanto ha annunciato di aver riaperto il valico di Kerem Shalom da dove transitano gli aiuti a Gaza, come chiesto dagli Usa e dall’Onu.
Frattanto, Donald Trump, sfidante di Joe Biden alle elezioni di novembre, attacca duramente il presidente in carica. “Biden – scrive sul suo social Truth – è debole, corrotto e sta guidando il mondo direttamente verso la Terza guerra mondiale. Il disonesto Joe Biden, che lo sappia o meno, ha appena dichiarato che non fornirà armi a Israele mentre combatte per sradicare i terroristi di Hamas a Gaza. Hamas ha ucciso migliaia di civili innocenti, compresi i bambini, e tiene ancora in ostaggio gli americani, se gli ostaggi sono ancora vivi. Eppure, Il disonesto Joe si schiera dalla parte di questi terroristi, così come si è schierato dalla parte dei Radical Mobs che si stanno impadronendo dei nostri campus universitari, perché i suoi finanziatori li finanziano”. Secondo Trump, “Biden è debole, corrotto e sta portando il mondo dritto verso la Terza guerra mondiale. Ricordate: questa guerra in Israele, proprio come quella in Ucraina, non sarebbe mai iniziata se io fossi stato alla Casa Bianca. Ma molto presto torneremo a chiedere la pace attraverso la forza!”, conclude l’ex presidente americano.
Aggiornato il 09 maggio 2024 alle ore 13:16