Putin usa la corruzione per indebolire l’Europa

La corruzione è stata a lungo l’arma preferita nell’arsenale di Vladimir Putin. L’ha utilizzata per diversi anni contro l’Ucraina per contribuire a preparare il terreno per l’invasione su vasta scala del febbraio 2022. Il leader russo ora sembra impiegare le stesse tattiche di corruzione per indebolire dall’interno l’Europa e le sue istituzioni democratiche. Le forze dell’ordine ceche e belghe hanno riferito che l’oligarca ucraino legato al Cremlino Viktor Medvedchuk era dietro una rete di propaganda russa con sede a Praga incentrata sul canale Voice of Europe. Medvedchuk è accusato di aver ideato la diffusione di narrazioni anti-ucraine nei media europei e di aver pagato i membri del Parlamento europeo per promuovere gli interessi russi nelle loro attività legislative. Quest’ultimo scandalo di corruzione ci ricorda dolorosamente che l’Ue e gli Stati Uniti continuano a correre un rischio significativo di interferenze elettorali russe nel periodo precedente alle elezioni di fine anno. Per l’Ue in particolare, lo scandalo dimostra ulteriormente che deve mettere ordine in casa propria se vuole chiedere in modo credibile all’Ucraina di fare lo stesso durante i negoziati di adesione in corso di quest’ultima all’Ue.

L’oligarca al centro dello scandalo, Viktor Medvedchuk, ha stretti legami con il presidente russo Vladimir Putin, che è il padrino della figlia di Medvedchuk. Nel corso dei tre decenni successivi all’indipendenza dell’Ucraina nel 1991, Medvedchuk è stato una figura di spicco nella vita politica del Paese e un convinto sostenitore degli interessi russi. Il rapporto personale di Medvedchuk con Putin ha contribuito a fargli guadagnare la reputazione di rappresentante non ufficiale del Cremlino in Ucraina. Ciò ha portato le agenzie di intelligence statunitensi a identificare Medvedchuk come una delle scelte più verosimili che Mosca avrebbe potuto fare per guidare un’amministrazione fantoccio ucraina in caso di invasione riuscita. Quando le truppe russe attraversarono il confine nel febbraio 2022, Medvedchuk inizialmente si nascose. Tuttavia, fu arrestato dalle autorità ucraine due mesi dopo e alla fine fu scambiato con un gran numero di prigionieri di guerra ucraini. Nonostante il suo esilio e la perdita della cittadinanza ucraina, Medvedchuk rimane un importante alleato di Putin. La sua leadership nell’operazione di influenza Voice of Europe indica la continua vulnerabilità dell’Europa alla corruzione del Cremlino. Mentre Ucraina, Stati Uniti, Regno Unito, Canada, Australia e Nuova Zelanda hanno imposto sanzioni a Medvedchuk e ai suoi associati qualche tempo fa, l’Unione europea non ha fatto altrettanto. Di conseguenza, Medvedchuk poteva ancora fare affari in Europa. Come risultato di questa apparente svista, si ritiene che molte delle risorse di Medvedchuk con sede nell’Ue siano rimaste intatte fino a quando non è stato scoperto il suo coinvolgimento con Voice of Europe.

Ciò gli ha dato un certo grado di manovrabilità con le sue attività finanziarie con sede nell’Ue che sembra aver facilitato le sue presunte attività illecite. Sulla scia delle recenti rivelazioni, le autorità ceche hanno imposto sanzioni a Medvedchuk e ad altri associati legati al Cremlino. Nel frattempo, le forze dell’ordine belghe hanno aperto indagini su presunte tangenti pagate a deputati europei provenienti da Francia, Germania, Belgio, Paesi Bassi, Polonia e Ungheria, mentre anche le autorità polacche hanno avviato un’indagine. Sebbene queste misure siano benvenute, non è chiaro il motivo per cui le autorità dell’Ue non abbiano agito prima per contrastare l’arma della corruzione da parte del Cremlino. Molti ora temono che l’attuale scandalo sia solo la punta dell’iceberg in termini di tentativi russi di infiltrarsi nelle istituzioni democratiche e nei media in tutto il mondo occidentale. Le elezioni imminenti su entrambe le sponde dell’Atlantico hanno aggiunto un senso di urgenza a questo dibattito. In teoria, la task force “Freeze and Seize” della Commissione europea dovrebbe coordinarsi con la Russian Elites, Proxies, and Oligarchs (Repo) task force che comprende le autorità nazionali competenti in materia di sanzioni degli Stati membri del G7 e dell’Australia. Il fatto che l’elenco delle sanzioni dell’Ue non sia ancora del tutto in linea con quello dei suoi alleati Repo, soprattutto nei confronti di qualcuno di spicco come Medvedchuk, solleva serie preoccupazioni sull’efficacia di questo coordinamento.

L’Unione europea dovrebbe dare l’esempio nella lotta alla corruzione. Nel raccomandare al Consiglio europeo di aprire i negoziati ufficiali di adesione all’Ue con l’Ucraina alla fine di novembre 2023, la vicepresidente della Commissione Věra Jourová ha avvertito che l’Ucraina ha ancora molta strada da fare nello sviluppo di norme anti-corruzione, anche se ha elogiato i progressi significativi compiuti finora dalle autorità ucraine. Inevitabilmente, ci si interroga ora sulla credibilità delle politiche anti-corruzione dell’Ue. Questa grande operazione di influenza russa nel cuore dell’Ue dovrebbe costituire un campanello d’allarme per i politici di tutto l’Occidente. Con il Cremlino che si prepara chiaramente ad un confronto geopolitico a lungo termine, la necessità di vigilare non potrà che aumentare. In risposta a questa minaccia, le istituzioni transatlantiche dovrebbero dare priorità al rafforzamento della loro capacità di resistere alla corruzione da parte della Russia, assicurandosi al contempo che gli agenti del Cremlino siano soggetti alle massime restrizioni possibili.  

 

(*) Docente universitario di Diritto internazionale e normative sulla sicurezza

Aggiornato il 05 aprile 2024 alle ore 13:48