Ritratti. “Liushou”, gli orfani dei genitori emigrati per lavoro

Vengono dalle province di Sichuan, Henan, Anhui, Hunan, Guangdong. Sono i “liushou”, i bambini “abbandonati” dai genitori lavoratori, che lasciano la campagna e si dirigono verso le fabbriche o i cantieri. Un servizio pubblicato oggi su 7 del Corriere della Sera, firmato Guido Santevecchi, fa il punto della situazione. O meglio, di un quadro drammatico che nel tempo si è sviluppato in Cina.

“I figli – si legge – sono stati lasciati indietro perché i migranti non guadagnano abbastanza per affittare un appartamento nelle città che hanno tirato su, vivono nei dormitori delle fabbriche o condividono con altri operai stanze vicino ai cantieri. Cercano di risparmiare il più possibile per preparare un futuro migliore alle famiglie”. Ma nel frattempo “bruciano il presente”.

Quello che si crea, come in un sottosopra, è un esercito di orfani “sociali” e di storie tragiche. Come quanto accaduto nel 2015: quattro fratellini, tra i 5 e i 13 anni, vennero trovati morti. Si uccisero bevendo del pesticida. Lasciarono un biglietto: “Lo abbiamo pensato a lungo e oggi è tempo di andare”.

Poi ecco le statistiche, impietose. Dati venuti a galla nel 2023, come indicato nel servizio. Nell’occasione, l’Ufficio statistico di Pechino e l’Unicef fanno sapere che ammontano a 66,9 milioni i minori lasciati in campagna o in centri remoti di sparute province dai familiari che lavorano molto, molto lontano. Un 30 per cento dei bimbi, sostengono i sociologi, crescono senza mamma e papà, sono sulle spalle dei nonni; l’11 per cento sono seguiti da altri parenti o dai vicini del villaggio. Due milioni sono abbandonati al loro destino, un terzo dei minori è depresso. Un po’ di tempo fa un video documentò quanto avvenuto nel villaggio di Tielong, per una festa organizzata per i 60 liushou. C’è la distribuzione di pacchi: dolci, orsacchiotti, doni. Così scrive Santevecchi: “C’era uno scatolone molto più grande degli altri e al piccolo Li Ang fu detto che dentro c’era il regalo di Capodanno del papà che non vedeva da tre anni. Il bambino aprì e, come nelle favole, trovò il padre. Un gioco di prestigio della propaganda”.

Aggiornato il 07 aprile 2024 alle ore 11:42