Il conflitto israelo-palestinese è un fratricidio

Il pensiero del cardinale Matteo Maria Zuppi sulla guerra che sta insanguinando la Palestina è più che eloquente: “Hamas è il peggiore nemico del popolo palestinese. C’è bisogno di una leadership palestinese che sappia difendere il proprio popolo”. Certamente, il cardinale allude all’ufficializzazione di una concreta soluzione su quella che, sin dal 1948, è stata indicata come da privilegiare: due Stati per due popoli! Sta di fatto, per contro, che dopo oltre 70 anni la situazione si complica sempre di più! Sin dalla nascita di Israele, la diaspora palestinese in Cisgiordania e a Gaza ha messo in evidenza che, non solo per loro ma addirittura per tutte le nazioni di “religione islamica”, la città di Gerusalemme è considerata come unico punto di riferimento dal punto di vista religioso. E l’intero mondo islamico resisterà con ogni mezzo nel riconoscere questa città quale Capitale di fatto d’Israele!

A prescindere dall’aperta violenta occupazione, tra il 1946-48, dell’intero territorio palestinese da parte delle centinaia di migliaia di profughi ebrei scampati alle persecuzioni naziste e al genocidio della Seconda guerra mondiale, le successive guerre e sommosse-Intifada ruotano intorno a questa antica città:

1) 1967: guerra per territori palestinesi occupati da Israele e rivendicazione di gestione di Gerusalemme, inclusi i luoghi “Santi” da parte israeliana;

2) dicembre 1987: prima Intifada (in arabo Intifada è “scuotimento”) nella spianata che coinvolse sia i palestinesi della Cisgiordania che molti Paesi del mondo islamico (Giordania e Egitto in particolare);

3) settembre 2000: seconda Intifada, detta anche di al-Aqā (dal nome della moschea nella “spianata” di Gerusalemme Est);

4) altre quattro Intifade: 2002, 2015, 2020 e 2023.

Le giustificazioni di queste “ribellioni”, oggi purtroppo confermate come una guerra fratricida (la Fratellanza umana di Papa Francesco!), sono da ricercare nell’interpretazione teologica-religiosa di quanto il Corano detta. Sono, sostanzialmente, due gli episodi che hanno reso Gerusalemme Terra “Santa” per i musulmani: Gerusalemme centro delle religioni monoteiste e il giro mistico di Maometto, descritto nella Surat n°17 (il viaggio) del Corano. In particolare, nel viaggio notturno che il profeta Maometto avrebbe affrontato da la Mecca verso “la moschea più lontana”: per l’appunto, la moschea di Al-Aqsa a Gerusalemme. Lì, Maometto fu accolto da Gesù (nel Corano viene indicato come un profeta e non quale Figlio di Dio fatto uomo!), Abramo, Noè e Mosè, e li condusse in preghiera. Quindi, salì (ascese) in cielo, guidato dall’Arcangelo Gabriele, per avere una conversazione diretta con Dio, dove gli fu dato il mandato di inserire le cinque preghiere al giorno, rivolti verso la città sacra di Gerusalemme. È in questa prospettiva che Gerusalemme rappresenta il punto focale per il quale l’islam sia arrivato a perfezionare ebraismo e cattolicesimo, sugellando quindi il destino di Gerusalemme come obiettivo ultimo della jihad inferiore islamica, esaltandola come “la città al di sopra di tutte le città”.

La storia insegna che, dal viaggio di Maometto, l’islam iniziò a giudicare ebrei e crociati cristiani quali invasori. Da quella data, poiché tra le convinzioni essenziali dell’islam c’è quella che ebrei e cristiani hanno fuorviato il messaggio di Allah, fu facile indirizzare parte della loro missione alla riconquista della Terra Santa. Infatti, dal punto di vista teologico musulmano, Gerusalemme dovrebbe appartenere a coloro che vivono secondo la volontà di Allah, mentre ebrei e cattolici, con le loro vite corrotte e perverse, non fanno altro che contaminarla.

Purtroppo, questa convinzione è stata fatta propria dai “Fratelli musulmani”, movimento radical-nazionalista musulmano fondato da Hasan al-Banna nel 1928 a Ismailia (Egitto), che fu messo al bando come “movimento terroristico” dopo l’attentato al presidente Gamal Nasser nel 1948. Da allora, i capi dell’organizzazione si sono trasferiti in Sudan, tutt’oggi sconvolto dal terrorismo interno. Durante il periodo delle rivoluzioni arabe, Mohamed Morsi in Egitto (poi defenestrato dal generale Abdel Fattah al-Sisi) e Rashid Ghannushi in Tunisia (oggi in prigione per reati finanziari commessi!), furono eletti presidenti delle rispettive nazioni di appartenenza.

La rete dei Fratelli musulmani si allargò a tutto il mondo arabo e musulmano, fino alla Malesia e all’Algeria. In parallelo, una rete finanziaria, oltre che politico-religiosa, si rese attiva anche in Europa dalla fine degli anni Settanta. Figli della Fratellanza musulmana sono al-Qaeda di Osama Bin Laden (di origine wahhabita), così come l’Isis, l’Isil, al-Qaeda Maghreb, al-Shabaab in Somalia, Hezbollah e, ovviamente, Hamas a Gaza. Dal punto di vista finanziario, tutte queste organizzazioni, sino a qualche tempo fa erano foraggiate da Arabia Saudita, Qatar e Iran; oggigiorno solo il Qatar e l’Iran operano, di massima, attraverso organizzazioni umanitarie, in supporto del radicalismo islamico più spietato, di cui Hamas ne è l’esempio più feroce. Ma se questa è la realtà manifestata dal radicalismo islamico, ben diverso è il credo musulmano modernista, ben orientato a una convivenza pacifica nel mutuo riconoscimento e rispetto delle differenti culture, cui con molte probabilità lo stesso popolo palestinese appartiene.

Aggiornato il 23 marzo 2024 alle ore 14:44