Moriremo putiniani? Il “Coniglio” europeo

Meglio putiniani che morti!”. E questa sarebbe la risposta giusta che darebbe la stragrande maggioranza degli europei al collega francese Bernard Guetta, del quale il quotidiano La Repubblica segnala un intervento dal titolo “La questione russa”. In sintesi, la sua tesi è la seguente: se Vladimir Putin perdesse la guerra, il regime fonderebbe come neve al sole e con lui, a causa delle inarrestabili spinte autonomiste, la Federazione russa con le sue 21 Repubbliche. Il tutto, si svolgerebbe in modo abbastanza incruento, così come accadde nel 1991 all’epoca della dissoluzione dell’Urss. Verrebbe da dire: “Ma, caro Guetta, dove vivi?”. Se si facesse oggi un sondaggio universale sull’intera popolazione Ue, alla domanda “qualora la Russia giocasse a fare l’Adolf Hitler del XXI secolo invadendoci, voi come reagireste?”, si può star sicuri che il 90 per cento dei cittadini dell’Unione risponderebbe: “Meglio putiniani che morti”. Mica scemi, in fondo! Troppo furbi, infatti. Peccato che, come disse un famoso leader socialista, poi esiliato, rivolgendosi indirettamente al più grande dei “Belzebù” italiani, “prima o poi, tutte le (vecchie) volpi finiscono in pellicceria!”. Fatti quattro conti della domestica, occorre dire, a vantaggio dei super opportunisti, che se ci consegnassimo mani e piedi a Putin e ci lasciassimo annettere senza sparare un solo colpo, ben presto, grazie alle immense risorse naturali russe e alla nostra materia grigia supertecnologica, saremo dieci volte più forti e ricchi di Usa e Cina.

Perché, in fondo, occorrerebbe ricordare a noi stessi che il putinismo non ha nulla a che vedere con i mostri ideologici del Nazismo e Comunismo. E proprio per questo è in grado di penetrare nelle nostre labili menti, come farebbe un mago con l’ipnosi di massa. Meno male, però, che questo è solo uno scenario credibile dal 2040 in poi, quando verosimilmente non ci saremo più né noi anzianotti, né Putin. Ma, con tutta probabilità, “L’Orso” russo super armato sarà sempre lì, pronto ad affondare i suoi artigli nel fisico inerme del Coniglio (senza la “s”) europeo. Speriamo solo che, ancora in vita, il Putin baciapile litighi prima o poi con quell’ateo confucian-comunista di Xi Jinping! Nel frattempo, sarebbe bene che le Anime Belle del Gran Coniglio (senza la “s”) d’Europa riflettessero sul seguente fatto storico inconfutabile: per ottanta lunghi anni, l’Urss è stato un imponente complesso militar-industriale, mal complementato da una burocrazia ottusa e gigantesca, rigorosamente parassitaria e massa di manovra del potere sovietico, alla stregua di uno sterminato lumpenproletariat in giacca e cravatta. Per tutto quel lungo, interminabile periodo, il meglio della tecnologia russa è derivata dalla ricerca militare, soprattutto per quanto riguarda la corsa allo spazio, le tecnologie satellitari e la missilistica avanzata. Quindi, non è stata una grande sorpresa se il regime attuale ha potuto riconvertire in tempi record una pseudo-economia di mercato in una vera e propria economia di guerra, stornando parecchie centinaia di miliardi di euro all’anno dal welfare al bilancio per la difesa. Poiché l’imponente riarmo russo è su base pluriennale, è chiaro che, almeno per inerzia, la macchina militare russa guarderà molto oltre la conquista territoriale dell’Ucraina.

E questa imprevista circostanza ha determinato la probabile sconfitta sul campo dell’Ucraina e, con lei, di tutto l’Occidente. Infatti, non solo le industrie militari europee e americane non sono state in grado di produrre quanto serve a Kiev, almeno per resistere; ma addirittura le previste forniture militari, soprattutto per quanto riguarda i proiettili d’artiglieria, sono in fortissimo ritardo, con tutte le conseguenze del caso. Tutti, da questa parte del Global North, puntavano a chiudere la partita al massimo entro febbraio 2024, ben sapendo che gli ucraini non avrebbero mai potuto mettere in campo risorse umane comparabili a quelle russe se la guerra, come sta avvenendo, si fosse protratta più a lungo. Re Putin, messo un paio di volte sotto scacco, ha tenuto duro, ben sapendo che nessun Paese Nato avrebbe mai rischiato i propri soldati per difendere Kiev, e che le opinioni pubbliche europee non avrebbero mai sacrificato il proprio welfare per l’Ucraina. Il regime russo è sul punto di vincere per tre buone ragioni. La prima, è che la nebulosa del Global South è quasi tutta schierata con lui, per cui le sanzioni occidentali si sono rivelate un’arma spuntata, o inutili. La seconda, è l’oculata gestione delle immense ricchezze russe, per finanziare in perdita assistenza alle famiglie e corsa agli armamenti. La terza riguarda l’iper-concentrazione del potere nelle mani di uno solo, in grado di decidere l’entrata in guerra e di rivitalizzare l’Orso d’acciaio post-sovietico con migliaia di miliardi di rubli.

Conclusione: anziché l’implosione della Russia, varrebbe seriamente la pena considerare molto più probabile nel futuro l’annessione a Mosca degli “Stan State”! Senza poi starci a girare intorno, è chiaro che con una presidenza di Donald Trump si farà molto più concreta l’ipotesi di una Yalta 2 (Trattato informale Usa + Cina + Russia), per una nuova spartizione delle “Aree di influenza”. E non potrà che essere così, in fondo. Nessuno intende rischiare un conflitto nucleare e milioni di uomini per l’Europa, né per Taiwan, né per il Medio Oriente. Se uno scambio di scortesie nucleari avverrà tra Israele e gli Ayatollah iraniani, saranno solo fatti loro. Ma nemmeno lì si arriverà a fare crescere un deserto radioattivo, dove oggi esistono intere civiltà. Piuttosto, guardiamo a Madre Natura. Con l’attuale Grande giostra della globalizzazione che non si ferma mai, il prossimo virus sarà con ogni probabilità molto più aggressivo e implacabile del Covid, e potrebbe fare miliardi di vittime. E ce lo saremmo meritato tutto!

Aggiornato il 08 marzo 2024 alle ore 09:49