Cara Difesa: Nato, ma quanto mi costi!

Davvero di qui a qualche decennio rischiamo di diventare tutti noi europei sudditi dei neo-Zar russi per eccesso di pusillanimità? Ovvero, come prepararsi alla guerra quando le opinioni pubbliche dei Paesi dell’Unione invocano più welfare e sempre meno fondi per la difesa? Finora, il gioco valeva la candela per alcuni, fondamentali motivi. Primo tra tutti, “l’ombrello americano” (convenzionale e nucleare) in seno alla Nato, che dava agli Usa prestigio e predominio (politico, strategico e tecnologico) all’interno dell’Occidente. Secondariamente, i dividendi durati settanta anni della Pax americana e della più recente globalizzazione. Tuttavia, queste sicurezze sono venute meno a causa dell’accentuarsi della rivalità globale Cina-Usa e della guerra in Ucraina. Se la dissoluzione dell’Urss nel 1991 aveva illuso l’Occidente in merito al “Secolo americano” post-1945, oggi assistiamo a un drammatico disincanto prodotto dalla crisi della globalizzazione e dall’emergere di una nebulosa come il Global South, che si contrappone geostrategicamente all’Occidente su tutti i fronti, politico, economico, militare e sociale. In terzo luogo, l’attenzione degli Usa (e dei loro prossimi presidenti, che siano essi repubblicani o democratici) si va inesorabilmente spostando sull’Indo Pacifico, e sulla sfida con la Cina per la supremazia mondiale. Ora, paradossalmente, Mosca e Pechino, in quanto imperi, hanno fortemente accentuato le loro caratteristiche peculiari, facendo prevalere da parte russa l’aspirazione tellurocratica, attraverso la conquista fisica di territori più ampi oltre i suoi attuali confini, assecondando così la propria ossessione securitaria. A quest’ultima fa da complemento quella talassocratica cinese, che mira a estendere i propri spazi marini e a riconquistare le isole d’Oltremare (Hong Kong e Taiwan).

Ora, le vicende della guerra in Ucraina hanno aperto per noi europei, sazi di pace di benessere, un interrogativo inquietante: chi ci difenderà dagli Adolf Hitler in pectore, che hanno nel loro codice genetico l’aspirazione ad annettersi e dominare l’intera Europa? Data per scontata l’accentuazione nei prossimi anni dell’isolazionismo degli Usa, come faremo a difenderci senza che intervengano (e muoiano) centinaia di migliaia di marines americani per difendere il “nostro” territorio? Finora, Italia, Germania, Francia e Spagna hanno giocato a fare i furbi, credendo di rendere mansueto l’Orso siberiano con l’aumento del suo benessere, grazie ai nostri acquisti energetici e al trasferimento di tecnologie avanzate occidentali per l’aumento della produzione industriale russa. Credevamo di avere accerchiato militarmente ed economicamente il gigante siberiano, senza accorgersi che i due terzi del mondo non avrebbero ostacolato né condannato il suo avventurismo militare, in Georgia, in Crimea e oggi in Ucraina. Riarmarci, quindi, contando solo sulle nostre forze? E come potremmo farlo in emergenza, sotto la spinta di un possente esercito invasore, dotato di armi ultramoderne, come missili ipersonici lanciati sui nostri obiettivi a migliaia di miglia di distanza dai loro bombardieri strategici?

Facciamo finta di non sapere che quelli che amiamo definire “Stati-canaglia”, come Iran e Corea del Nord, hanno già da oggi un arsenale di missili da crociera che nessun sistema Patriot o Iron Dome sarebbe in grado di neutralizzare? E noi che cosa stiamo aspettando, che Teheran diventi uno Stato nuclearizzato? O che, finalmente, l’arma impropria globale dell’assalto di massa di decine di milioni di immigrati irregolari alle nostre frontiere “comuni” (per modo di dire!) faccia piombare governi e parlamenti nazionali sotto il controllo plebiscitario delle ultradestre, per arginare demagogicamente il fenomeno e privilegiare il rafforzamento della sicurezza e della difesa nazionali, così come fece Hitler negli anni Trenta? Ma che ci servirà tutto questo, se in un caso come nell’altro (invasione militare russa, vittoria delle destre estreme) condurrà a una fuga in massa all’estero della nostra migliore materia grigia? Ricordate che cosa accadde negli Anni Trenta, quando le più grandi menti scientifiche dell’epoca, come gli Albert Einstein e gli Enrico Fermi, fuggirono negli States per sottrarsi alle persecuzioni nazifasciste? Il problema è che quando si stanziano per la difesa 130 miliardi di euro all’anno su base pluriennale, come sta facendo oggi la Russia, l’autocrate di turno può benissimo mettere in pratica le sue minacce verso i Paesi confinanti più deboli, anche per sostenere ancora a lungo, grazie alla spesa pubblica, la sua economia di guerra drogata. Vladimir Putin, cioè, potrebbe “portarsi avanti con il lavoro”, approfittando delle vulnerabilità congenite e temporanee dei suoi nemici, ben sapendo che nessuno di questi ultimi è disposto a battersi e difendersi con le armi per contrastare un'eventuale invasione russa.

Oggi come oggi, un rischio concreto di invasione potrebbe riguardare esclusivamente Stati Baltici e Finlandia, dato che Mosca, a nostra parziale insaputa, ha forse già in suo possesso l’Armageddon da cyberwar, come quello dell’accecamento contemporaneo di tutti i sistemi occidentali di comunicazione satellitare, provocando il “Grande Buio” della Rete. E ciò grazie a stazioni orbitali a energia nucleare, in grado di sottrarsi a un attacco missilistico da terra e di contrattaccare con missili-antimissile e anti-satellite. Dormiamo pure, noi europei. Rischiamo però che ben presto un Napoleone artico ci riunisca e sottometta con la forza delle armi, Donald Trump permettendo.

Aggiornato il 29 febbraio 2024 alle ore 09:57