Fbi, Smirnov confessa: “Aiutato dagli 007 russi per infangare Biden”

Alexander Smirnov è stato incriminato per aver rilasciato false dichiarazioni all’Fbi. Le accuse contro di lui sono state delineate nei documenti depositati dal Dipartimento di Giustizia. Smirnov è accusato di aver mentito quando ha affermato che erano state pagate tangenti ai Biden tramite una società energetica ucraina, Burisma. Alexander Smirnov è stato tratto in arrestato all’aeroporto internazionale Harry Reid di Las Vegas, dopo il suo arrivo negli Stati Uniti dall’estero. Successivamente, è stato trasferito nel carcere di Pahrump fino all’udienza di martedì scorso davanti al giudice Daniel Albregts che ha concesso il rilascio su cauzione, ma ha disposto il monitoraggio con Gps fino al processo. Dovrà rimanere nella contea di Clarke, nel Nevada, e gli è vietato richiedere un nuovo passaporto. Smirnov non ha parlato con i giornalisti mentre lasciava l’aula. I pubblici ministeri avevano chiesto che rimanesse in stato di detenzione, sostenendo che l’imputato ha legami “estesi ed estremamente recenti” con le agenzie di intelligence russe. Il dipartimento di giustizia statunitense ha reso noto i contatti di Smirnov con l’intelligence russa all’Fbi, dicendo che potrebbe usare quei contatti per lasciare gli Stati Uniti.

Nell’atto formale d’incriminazione depositato martedì, tra le altre cose, viene affermato che Smirnov aveva detto alle autorità di avere solo 1.500 dollari in contanti e 5mila dollari in un conto bancario, quando in realtà aveva accesso a circa 6 milioni di dollari in “fondi liquidi”. “Il solo fatto che Smirnov abbia travisato i suoi beni dovrebbe portare alla detenzione di Smirnov perché dimostra che, alla prima occasione, non ha fornito informazioni vere e complete ai servizi istruttori”, si legge nel documento. L’accusa sostiene che nel marzo 2017 Smirnov avrebbe riferito a un agente dell’Fbi di aver avuto una telefonata con il proprietario del conglomerato industriale ucraino Burisma Holdings Limited riguardo all’interesse di Burisma nell’acquisizione di una società statunitense e nella realizzazione di un’offerta pubblica iniziale su una borsa valori con sede negli Stati Uniti. Riferendo la conversazione all’agente dell’Fbi, Smirnov ha anche osservato che Hunter Biden, figlio di Joe Biden, era un membro del consiglio di amministrazione di Burisma, un fatto pubblicamente noto. Tre anni dopo, nel giugno 2020, l’accusa sostiene che Smirnov avrebbe riferito, per la prima volta, di due incontri nel 2015 e/o nel 2016. Come affermato nell’atto di accusa, Smirnov ha affermato falsamente che, durante questi incontri, dirigenti di Burisma avrebbero ammesso che avevano pagato specificatamente 5 milioni di dollari ciascuno a Joe Biden e a suo figlio Hunter, quando Biden era ancora in carica. Come emerge ora, gli eventi che Smirnov ha riferito per la prima volta all’agente dell’Fbi nel giugno 2020 erano invenzioni.

In realtà, l’imputato ha avuto contatti con i dirigenti di Burisma nel 2017, dopo la fine dell’amministrazione quando Biden non aveva alcuna capacità di influenzare la politica statunitense e dopo il licenziamento del procuratore generale ucraino nel febbraio 2016. L’accusa sostiene che l’imputato ha trasformato i suoi contatti d’affari di routine e non straordinari con Burisma nel 2017 e successivamente in accuse di corruzione contro Biden dopo aver espresso pregiudizi contro di lui e la sua candidatura presidenziale. Come ulteriormente affermato nell’atto di accusa, quando è stato interrogato dagli agenti dell’Fbi nel settembre 2023, Smirnov ha ripetuto alcune delle sue false affermazioni, cambiando la sua versione dei fatti e promuovendo una nuova falsa narrazione. Nel dicembre 2023, afferma sempre l’atto di incriminazione, Smirnov ha partecipato a un incontro all’estero con “un membro di alto rango di uno specifico servizio di intelligence russo”.

Incriminato per aver inventato il piano che legava il presidente Joe Biden e suo figlio Hunter a una storia di corruzione con la società energetica ucraina Burisma, Smirnov ha confessato di essere stato aiutato a preparare il piano dai servizi segreti di Mosca per fare le false rivelazioni. Secondo l’accusa, Smirnov ha cercato di abbindolare gli agenti dell’Fbi dando documenti della società energetica ucraina che erano stati contraffatti. È stato accusato dal procuratore speciale David Weiss di aver fornito “false informazioni dispregiative” all’Fbi sul presidente e suo figlio nel giugno 2020. Se condannato, rischia un massimo di 25 anni di carcere. Le ultime rivelazioni sollevano sospetti inquietanti su una regia del Cremlino per favorire Donald Trump nelle prossime elezioni presidenziali, anche se recentemente Vladimir Putin ha detto che preferirebbe Joe Biden perché “più preparato” ma anche “più prevedibile”, ma si sa con Mosca niente è mai come sembra. L’arte della mistificazione, le campagne di influenza e la disinformazione sono il pane quotidiano per Putin e per i suoi servizi di intelligence.

(*) Docente universitario di Diritto internazionale e normative sulla sicurezza

Aggiornato il 21 febbraio 2024 alle ore 12:25