“Tregua di 6 settimane a Gaza”: spiragli di pace

L’obiettivo delle trattative egiziane è raggiungere il risultato prima che scatti l’annunciata operazione militare di Israele a Rafah, dove si accalcano centinaia di migliaia di sfollati palestinesi. Un cessate il fuoco di sei settimane con un scambio degli ostaggi in mano ad Hamas sembra più vicino al termine dei negoziati al Cairo che si sono conclusi ieri sera. Fonti egiziane al corrente dei colloqui hanno spiegato che la mediazione ha già ottenuto quello che è stato descritto come un progresso “relativamente significativo”. Il focus è ora quello della stesura di “una bozza finale” per un cessate il fuoco di 6 settimane con la garanzia di ulteriori negoziati per una fine permanente dei combattimenti. Secondo il New York Times i negoziati fra le delegazioni andranno avanti per altri 3 giorni. Ieri il portavoce del consiglio di sicurezza Usa John Kirby si è detto ottimista sui negoziati del Cairo, ma non ha fornito dettagli. Secondo una fonte americana riportata dal quotidiano, uno dei principali ostacoli è rappresentato dalla difficoltà di stabilire un numero dei detenuti palestinesi da rilasciare a fronte del rilascio degli ostaggi israeliani che si trovano ancora a Gaza. Nella precedente occasione di fine novembre, erano 3 palestinesi liberati dal carcere per ogni israeliano di ritorno dalla Striscia. Oggi il presidente turco Recep Tayyip Erdoğan incontrerà al Cairo il suo omologo egiziano Abdel Fattah al-Sisi.

Se la cautela – come ha ammonito una fonte occidentale – è d’obbligo, è tuttavia un fatto che le delegazioni dell’intelligence al Cairo sono state tutte di alto livello. Non solo il direttore della Cia William Burns, il premier del Qatar Mohammed bin Abdelrahman Al-Thani, il capo dell’intelligence egiziana Abbas Kamal. Ma anche i vertici del Mossad, David Barnea, e dello Shin Bet, Ronen Bar, con l’aggiunta – per la prima volta – di Ophir Falk, un consigliere molto ascoltato di politica estera nell’ufficio del premier Benjamin Netanyahu. La delegazione di Hamas – per le trattative indirette tra le parti – è stata invece guidata da Khalil al-Hayya, vice del leader di Hamas a Gaza Yahya Sinwar. Secondo Haaretz, la delegazione israeliana è rientrata ieri sera in patria con lo scopo di riferire ai vertici politici.

Se l’assioma di Israele è che solo una forte pressione militare possa riportare a casa gli ostaggi e sconfiggere Hamas, il governo Netanyahu non può tuttavia non tener conto della crescente insofferenza Usa sulla salvaguardia della popolazione nella Striscia. Senza un piano chiaro e realistico di evacuazione della popolazione – questa la linea della Casa Bianca – ogni iniziativa militare a Rafah sarebbe una catastrofe umanitaria annunciata. “Troppi civili sono stati uccisi nel conflitto a Gaza. Siamo stati molto chiari su questo punto con Israele”, ha ammonito anche ieri il portavoce del Consiglio per la sicurezza nazionale Usa, John Kirby. Secondo il Wall Street Journal, che cita fonti egiziane, Israele ha preparato un piano che prevede l’evacuazione dei civili lungo la costa di Gaza e l’ha presentato al Cairo. Il piano ha individuato 15 luoghi in ognuno dei quali ci dovrebbero essere 25mila tende e strutture mediche, che vanno dalla punta sud di Gaza City fino a Moassi, a nord della città di Rafah. I relativi costi – sempre secondo il Wsj – per Israele dovrebbero essere coperti dagli Usa e dai Paesi arabi.

A testimoniare ulteriormente lo scontro in atto con Washington c’è poi una notizia dell’Huffington Post secondo cui gli Stati Uniti starebbero indagando su “possibili crimini di guerra” compiuti da Israele, nonostante pubblicamente sostengano il contrario. Secondo la stessa fonte, da mesi l’amministrazione guidata da Joe Biden sta valutando “possibili violazioni delle leggi internazionali” e anche “abusi dei diritti umani che potrebbero violare la legge americana”. Sul terreno invece, al 130° giorno di guerra, l’asse Khan Yunis-Rafah, nel sud della Striscia, è quello più colpito dai raid dell’esercito israeliano e dai combattimenti ravvicinati con i miliziani di Hamas. Il portavoce dell’Idf ha riferito che “sono stati uccisi oltre 30 terroristi” ed è stato “rafforzato il controllo dell’area con raid sulle infrastrutture terroriste, i cecchini e le pattuglie” di Hamas. L’esercito è entrato poi in possesso di un video, trovato dai soldati a Gaza, che mostra il leader di Hamas Yahya Sinwar con la moglie e due, tre dei suoi figli mentre si spostano da un tunnel all’altro proprio a Khan Yunis.

Aggiornato il 14 febbraio 2024 alle ore 10:20