Una guerra che nessuno può perdere

Ogni giorno che passa diventa sempre più chiaro che la guerra non può finire con la vittoria sul campo di uno dei due belligeranti: su di essa, entrambi i lati, hanno investito troppo, sia materialmente che ideologicamente.  Per la Russia, il conflitto ha assunto, ormai, una valenza esistenziale. Anche Washington – come ammoniva il direttore della Cia William Joseph Burns, già esperto diplomatico in quella regione – nutre sempre meno dubbi che, di fronte alla prospettiva di una disastrosa sconfitta, Mosca possa ricorrere all’arma nucleare. Per Volodymyr Zelensky, cedere, anche solo formalmente, i territori di cui ha già perso il controllo da un decennio, sarebbe esiziale: una condanna a morte – del suo governo e sua – per mano delle sue stesse milizie ultranazionaliste.

Come lasciato trapelare dalla Nato, nessuno in Occidente – nonostante i pubblici proclami – confida ormai nel successo della controffensiva di Kiev di tornare ai confini pre-2014, o nell’esaurimento della spinta militare di Mosca (neppure, come vagheggiato da varia tifoseria, per sfinimento economico della Russia). Anzi, si teme una nuova offensiva delle truppe di Mosca (rinforzate di centinaia di migliaia di nuove reclute) a Est, proprio nel momento in cui Kiev è impegnata nella controffensiva per riprendersi qualche porzione di territorio, a Sud, in direzione del Mar d’Azov.

E allora gli Usa e la Nato sono costretti a continuare ad alimentare il sostegno economico-militare all’Ucraina: la prosecuzione delle ostilità è l’unica strada per rinviare a futura (e incerta) data ogni dolorosa e impopolare scelta di nuovi assetti territoriali, oggi ancora indigesta a Kiev. Ed è indispensabile per non mostrare segni di irrisolutezza e cedimenti a Pechino che, intanto, osserva, in attesa del momento buono per riprendersi Taiwan. Nella migliore ipotesi, la guerra in Ucraina si trasformerà in un perenne conflitto a bassa intensità, congelando la linea del fronte come quello ancora formalmente aperto, da oltre settant’anni, tra le due Coree. Alla peggiore ipotesi di conclusione della guerra preferisco non pensare.

Aggiornato il 28 agosto 2023 alle ore 10:26