Iran, studentesse avvelenate da gas: manifestazioni e proteste

Raffica di manifestazioni in Iran. Studenti e insegnanti sono scesi in piazza dopo l’avvelenamento da gas delle studentesse che è stato registrato in oltre venti province del Paese.

Diversi i video che sono stati diffusi sui social per documentare il tutto, con conseguente intervento delle forze dell’ordine. Tra gli slogan anche “libertà di vita e di donna”, “una scuola non è un campo di battaglia”, “abbasso il sistema che uccide i bambini”. Secondo quanto appreso, casi di avvelenamento ultimamente si sarebbero in alcuni dormitori per studentesse a Teheran, Isfahan, Orumiyeh, Tabriz, Karaj e Mashhad.

Majid Mirahmadi, viceministro dell’Interno iraniano, ha fatto sapere alla tv di Stato: “Sulla base delle misure di intelligence e di ricerca delle agenzie di intelligence, alcune persone sono state arrestate in cinque province e le agenzie competenti stanno conducendo un’indagine approfondita”. Gli episodi di avvelenamento si starebbero susseguendo da novembre. Anche studenti maschi e insegnanti risulterebbero intossicati in alcuni casi.

Docenti hanno preso parte a manifestazioni che si sono tenute a Sanandaj. A Shiraz, Babol, Karaj in provincia di Alborz iniziative di protesta hanno avuto luogo davanti alle sedi del ministero dell’Istruzione. L’agenzia dei diritti umani iraniani, Hrana, ha fatto il punto della situazione. Secondo molti attivisti, le intossicazioni rappresenterebbero una vendetta da parte del Governo a causa della partecipazione di molte studentesse alle manifestazioni anti-governative e contro l’hijab obbligatorio, che sono divampate lo scorso settembre dopo la morte di Mahsa Amini, la 22enne di origine curda deceduta mentre era in custodia a Teheran perché non avrebbe indossato il velo in modo corretto.

Aggiornato il 08 marzo 2023 alle ore 17:23