Sandy Hook e Alex Jones
Le teorie cospirazioniste tendono a vivere in eterno: si pensi a quelle che aleggiano intorno all’assassinio di John Fitzgerald Kennedy avvenuto nel 1963. Pertanto, ciò che è accaduto di recente in un’aula di un tribunale di Austin, in Texas, è singolare e va encomiato: un raro e plausibile crollo di una teoria del complotto.
Alex Jones, un blaterone elogiato da Donald Trump (che lo ha definito “fantastico”) e da Joe Rogan (“esilarante”) non ha voluto accettare che Adam Lanza abbia ucciso 26 persone e ferito altre due alla Sandy Hook Elementary School di Newtown, nel Connecticut, il 14 dicembre 2012. Questo massacro compiuto in una scuola non è stato il più sanguinoso della storia americana. Al contrario, quel giorno “non morì nessuno”. L’attentatore, le vittime e i genitori erano tutti “attori pagati” che hanno seguito scrupolosamente il copione preparato dall’Amministrazione Obama per ottenere il sostegno dell’opinione pubblica a favore di leggi più severe sul controllo delle armi.
In quasi un decennio, Jones ha conquistato un vasto pubblico e ha fatto fortuna vendendo il suo stravolgimento della realtà. Ha anche causato grande dolore, soprattutto ai genitori dei 20 bambini massacrati. I teorici della cospirazione ispirati a Jones hanno deriso i genitori, li hanno minacciati, vessati e hanno persino crivellato le loro case di colpi di arma da fuoco. In risposta a quello che hanno definito un “inferno”, Neil Heslin e Scarlett Lewis, genitori di un bambino di 6 anni morto nel massacro, hanno intentato una causa per diffamazione contro Jones.
Inaspettatamente, l’ultimo giorno della sua testimonianza, Jones ha riconosciuto che la sparatoria è stata “reale al cento per cento” e ha ammesso che le sue affermazioni che quanto accaduto fosse una farsa erano “assolutamente irresponsabili”. Si è anche scusato dicendo: “Ho involontariamente preso parte a cose che hanno ferito i sentimenti di queste persone e ne sono desolato”.
Ma se Jones sperava che questa concessione dell’ultimo minuto gli avrebbe fatto risparmiare denaro, si è sbagliato, poiché i genitori hanno ottenuto 4,1 milioni di dollari di risarcimento e 45,2 milioni di dollari in danni punitivi, importi che le ingenti ricchezze di Jones potrebbero essere in grado di coprire. (Un consulente tecnico delle parti lese ha dichiarato che Jones nel 2021 ha guadagnato 62 milioni di dollari).
Jones non è solo sul banco degli imputati. Nel 2015, James Fetzer e Mike Palecek hanno pubblicato Nobody Died at Sandy Hook: It Was a Fema Drill to Promote Gun Control. Nel 2019, una giuria ha multato Fetzer di 450mila dollari per aver affermato falsamente che Lenny Pozner, il padre di Noah, uno studente ucciso a scuola, ha compilato un falso certificato di morte di suo figlio. Palecek ha espresso il proprio rammarico dichiarando: “La Corte ha stabilito che il certificato di morte di Noah Pozner non è un’invenzione (...) Accetto la sentenza della Corte senza appello e mi scuso per le eventuali sofferenze che potrei aver causato”.
Il triplice colpo sferrato contro una teoria del complotto che i tribunali hanno riscontrato essere falsa, e per cui i responsabili hanno dovuto pagare ingenti sanzioni pecuniarie oltre ad aver confessato le loro menzogne, è un evento tanto importante quanto raro, e questo per due ragioni.
Innanzitutto, punendo coloro che diffamano e tormentano le vittime di un’atrocità, i processi di Sandy Hook epurano la società. Ammoniscono gli irresponsabili, invocano la responsabilità e impongono un costo alle accuse infondate. Come afferma Pozner, i risarcimenti riconosciuti inviano “un messaggio agli imbroglioni, ai teorici della cospirazione e ad altri che cercano di utilizzare Internet per prendere di mira e terrorizzare le persone vulnerabili che le loro azioni hanno conseguenze”. I processi offrono una gradita parentesi di sobrietà e buonsenso in un momento di continue accuse di “fake news” e di dilaganti teorie del complotto, provenienti tanto dalla Destra (ad esempio, le affermazioni secondo le quali le elezioni presidenziali americane del 2020 sono state truccate) quanto dalla Sinistra (accuse di una cooperazione russa con la campagna di Trump nel 2016). Tutti devono non solo rallegrarsi di questo risultato, ma devono anche trarne ispirazione. In secondo luogo, e in modo più profondo, i processi di Sandy Hook potrebbero di fatto porre fine a una teoria del complotto, un evento eccezionale, poiché di solito tali teorie peggiorano e proliferano nel tempo. I dibattiti su avvenimenti importanti, come la violenta soppressione dei Cavalieri Templari nel 1312, lo scoppio della Rivoluzione francese nel 1789, l’affaire Dreyfus del 1894 o gli attentati dell’11 settembre 2001, tendono a vivere in eterno. Allo stesso modo, i sospetti che incombono su presunti cospiratori come ebrei, Rosacroce, cavalieri templari, gesuiti, massoni, filosofi, Illuminati e giacobini possono continuare per secoli, persino per millenni.
Mentre i teorici della cospirazione hanno un talento per negare i fatti evidenti (presto sentiremo che Jones non si è mai scusato e che è stato un sosia a farlo) e i pessimisti vedono persistere il loro messaggio, l’ossessione di Sandy Hook sarà probabilmente screditata e svanirà. Altre cause contro Jones, Fetzer, Palecek e altri visionari aiuteranno ulteriormente a chiudere questa particolare bara. Occorre sempre ricordare che le teorie del complotto non sono innocui diversivi, ma orribili capovolgimenti della verità che troppo spesso creano un vero e proprio inferno.
(*) Traduzione a cura di Angelita La Spada
Aggiornato il 25 agosto 2022 alle ore 10:08