Il Mali accusa la Francia di collaborare con i jihadisti

L’area del Sahel è uno dei fronti più complessi nella lotta al jihadismo. La lenta perdita da parte dell’Occidente della sua storica egemonia in Africa, se ha spalancato spazi di manovra alla Russia, come alla Turchia, tutto nella cornice disegnata del soft-power cinese, ha anche evidenziato una ri-polarizzazione delle influenze, dove il terrorismo di stampo jihadista trova nuovi spazi di manovra. Così il Mali, uno degli Stati più martoriati dalla crescita jihadista in Africa, sta soffrendo questa “ri-polarizzazione” del terrorismo islamico, alla luce del fallimento delle varie operazioni antiterroristiche internazionali come “Barkhane”.

Il 15 agosto il capo della diplomazia maliana, Abdoulaye Diop, a nome del Governo ha accusato, tramite una lettera di tre pagine indirizzata al presidente del Consiglio di Sicurezza dell’Onu e all’ambasciatore cinese Zhang Jun, la Francia di cooperare con i gruppi jihadisti presenti in Mali e nell’area dei tre confini: Mali, Niger, Burkina Faso. Ovviamente l’Eliseo ha negato tali addebiti, ma i sospetti non vengono dissipati. Lo stesso 15 agosto, l’ultima postazione di soldati francesi dell’operazioneBarkhane” ha lasciato la base di Gao a nord del Mali – dopo oltre nove anni di azioni militari contro il terrorismo. Ma le accuse del Mali alla Francia sono gravi: si parla di fornitura di armi ai terroristi, di raccolta di informazioni a beneficio di gruppi islamici, oltre a operazioni di “spionaggio” e anche “intimidazione” alle Fama, le Forze armate maliane. Inoltre, nel documento di accusa, la Giunta maliana addossa atteggiamenti aggressivi delle residue forze francesi verso la popolazione del Mali.

Ricordo che il Governo golpista maliano, al potere dopo il doppio colpo di Stato dell’agosto 2020 e del maggio 2021, afferma che dall’inizio dell’anno si sono registrati più di cinquanta casi di violazione dello spazio aereo maliano da parte di aerei stranieri, in particolare francesi, accusati di atti di indisciplina caratterizzati dal rifiuto di obbedire alle istruzioni dei servizi di controllo del traffico aereo, falsificazione di documenti di volo o addirittura intralcio alla circolazione dell’aviazione militare maliana. Tutto questo si sarebbe verificato durante il processo di trasferimento del controllo dello spazio aereo settentrionale, iniziato a febbraio, dalle forze francesi alle Autorità maliane. Secondo Bamako, queste accuse di indisciplina aerea sono servite alla Francia per raccogliere informazioni a beneficio di gruppi terroristici operanti nel Sahel, e per fornire armi e munizioni ai gruppi jihadisti. Abdoulaye Diop ha concluso che, in caso di persistenza di questi atteggiamenti francesi che minacciano la stabilità e la sicurezza del Paese, il Mali potrebbe ricorrere “all’autodifesa”. Ovvero un attacco delle forze maliane, magari supportate dai mercenari russi Wagner, alle residue milizie francesi.

Il Governo francese rimanda le accuse al Mali, dichiarandole “un passo nell’incredibile e nel non plausibile”, sostenendo che le uniche attività legate alla sicurezza svolte durante il ritiro dell’operazione Barkhane sono consistite nella messa in sicurezza degli ultimi convogli militari francesi in partenza dal Mali, nel monitoraggio delle attività dei terroristi e nel prendere di mira gli alti dirigenti dei due principali gruppi terroristi: l’Isgs, lìorganizzazione dello Stato Islamico nel Grande Sahara e il Gsim, Gruppo di supporto per lìIslam e musulmani, affiliato ad Al-Qaeda.

Intanto, le truppe francesi hanno lasciato Gao e il 16 agosto un portavoce del ministero degli Esteri tedesco ha riferito della “presenza di forze russe in uniforme” nella città maliana. Il contingente russo è stato visto non appena i soldati francesi se ne sono andati, aggiungendo che una presenza russa in quest’area “modificherebbe l’ambiente della missione”. Ricordo che Gao ospita un reparto di soldati tedeschi posizionati non lontano dall’ex base occupata dai francesi. Inoltre, in una lettera svelata martedì scorso dal settimanale Der Spiegel e indirizzata alle commissioni affari Esteri e Difesa del Bundestag, la Camera bassa del Parlamento, è stato rivelato che il giorno prima all’aeroporto di Gao la Russia ha consegnato all’aviazione maliana un aereo da combattimento e addestramento modello L-39 Albatros. In più, un portavoce del ministero tedesco della Difesa ha riferito che in un hangar di Gao sono stato notati circa trenta militari non maliani mentre operavano intorno al velivolo.

Nuove polarizzazioni in un’area dove l’egemonia russa ha già posizionato determinanti pedine a spese dell’Occidente e dove non esistono limiti alle strategie tattiche, pur di mantenere posizioni o acquisirne nuove, anche se ambigue, in funzione di nuovi equilibri mondiali.

Aggiornato il 25 agosto 2022 alle ore 09:56