Mali: l’ombra della Russia tra golpe e rimpasto

La Francia ha sempre lavorato affinché la sua presenza, nell’area sub sahariana, fosse determinante per una sorta di equilibrio politico. Ma come ogni “ciclo sociale”, più o meno longevo, la stanchezza politica, l’esaurimento delle “idee” e le disgregazioni nei rapporti, prendono il sopravvento sulla tenacia di mantenere enormi interessi a tutti i costi. Come scritto nel mio precedente articolo, la Russia, più o meno occultamente, soprattutto tramite le articolazioni dell’agenzia di mercenari Wagner, è presente nella regione saheliana dove sta radicando le sue forze, facilitata dal disimpegno e dal ridimensionamento francese nell’operazione militare Barkhane. Ricordo che detta “operazione” è condotta dalla Francia, con un secondario appoggio degli eserciti autoctoni ed è finalizzata a combattere il jihadismo salafita dilagante nell’area del Sahel.

Ma i rapporti degli Stati del Sahel con la Russia non sono una novità. Infatti, gli attori dell’ultimo golpe in Mali, che può essere meglio definito come un “rimpasto”, celebrato nel maggio 2021, i colonnelli Malick Diaw, Sadio Camara e lo stesso Assimi Goita hanno costruito parte del loro curriculum militare nelle scuole di addestramento russe. Già nel 2019 erano presenti a Bamako, capitale del Mali, emissari dell’agenzia Wagner che, sfruttando il dilagante sentimento antifrancese, operavano al fine di poter creare degli accordi per la fornitura degli stessi servizi che da tempo offrono alla Repubblica centrafricana.

I loro argomenti di convincimento verso gli interlocutori maliani si basano, essenzialmente, sugli effetti del deleterio neocolonialismo, su basi colonialiste, espresso dai francesi, offrendo loro collaborazione ed aiuto come partner alla pari, e senza ostentare un potere tutelare. Da varie fonti diplomatiche dell’area risulta che questa “politica” degli emissari russi, che cavalca un sentito malessere generale, ha attecchito anche nelle altre ex colonie francesi. Proprio da questi “rapporti” sono scaturite informazioni interessanti sulla “storia curricolare militare” di Assimi Goïta, presidente di transizione in Mali, di Malick Diaw, presidente del Consiglio nazionale di transizione, e di Sadio Camara, ministro della Difesa, dalle quali risulta la loro partecipazioni a corsi di addestramento strategico-militare in accademie militari russe. Inoltre, secondo fonti militari maliane, che destano ulteriori riflessioni, Diaw e Camara erano in addestramento a Mosca da gennaio ad agosto 2020, proprio pochi giorni prima del penultimo colpo di Stato che li ha portati al potere. In questo articolato contesto va ricordato che recentemente sono state organizzate anche diverse manifestazioni filo-russe e anti-francesi, sia a Bamako come a Sikasso.

Numerose società francesi, che commerciano armi e servizi collegati, stanno manifestando preoccupazione per i contatti avuti dall’entourage di Goita con intermediari russi. Memori, anche, che nella Repubblica centrafricana la Francia ha perso influenza con il ritiro dell’Operazione Sangaris e con l’ingresso della tentacolare Russia nei sistemi sia commerciali che strategici centrafricani. Anche se apparentemente il contesto della Repubblica centrafricana è diverso dal contesto del Mali, è evidente che la Russia ha, nelle sue corde, la possibilità di “erogare servizi” di alto livello e garanzia sotto tutti i punti di vista, inoltre non veste il mantello dell’ex colonialista.

Tuttavia, secondo l’intelligence militare francese, il rischio di una sostituzione di ruoli è ritenuto sufficientemente grave da fare della “penetrazione russa” un tema con priorità in Mali, ma anche per l’intera zona del Sahel, soprattutto nel vicino Ciad. Ricordo che i ribelli ciadiani erano vicini ai mercenari Wagner a supporto di Khalifa Haftar in Libia. Una recente dichiarazione di una fonte interna all’intelligence francese, che ormai trapela facilmente le sue preoccupazioni, forse strategicamente, chiarisce il nervosismo affermando che “conosciamo la strategia di Wagner per tessere la sua tela, e siamo attenti”. Ma come vediamo nel Sahel il jihadismo, di fronte a queste prove di forza tra Francia e Russia, appare quasi come un fattore collaterale; considerando che ormai i Wagner avranno sempre più spazio nell’area sub sahariana occidentale nonostante la disapprovazione di Francia, Unione Europea e Cia e con un velato sospetto che l’attuale Governo in Mali sia il frutto di un accordo con la Russia.

Aggiornato il 27 settembre 2021 alle ore 09:53