Sale la tensione nel Caucaso: mercoledì 28 luglio tre soldati armeni sono morti e due azeri sono rimasti feriti in uno scontro a fuoco lungo il confine. È l’incidente più sanguinoso dalla guerra dell’anno scorso, durata sei settimane, in cui le truppe di Baku sono riuscite ad occupare parte del Nagorno Karabakh, Repubblica indipendente abitata in maggioranza da armeni (e sostenuta da Erevan), ma reclamata dall’Azerbaijan.
I due Paesi si sono accusati reciprocamente di aver aperto il fuoco per primi, quindi non è ben chiaro chi abbia rotto la tregua. Nello specifico, Erevan ha dichiarato che gli azeri hanno aperto il fuoco contro le postazioni armene a Gegharkunik, mentre Baku sostiene che gli armeni abbiano attaccato con mitragliatrici, lancia-granate e bombe a mano un villaggio nella regione di Kelbajar. La Russia, che mantiene una forza di pace in Nagorno Karabakh, è intervenuta ed è riuscita a mediare un cessate il fuoco, accettato da entrambe le parti, anche se l’esercito azero continua ad accusare gli armeni di bombardare le sue postazioni.
Nell’ultimo conflitto, l’esercito di Baku ha dimostrato la sua superiorità, bombardando con droni di fabbricazione turca e israeliana le retrovie e le postazioni fortificate armene, ed è probabile che un nuovo conflitto armato arriderebbe sempre agli azeri. Il mantenimento della tregua è nell’interesse dell’Armenia: proprio per questo il primo ministro Nikol Pashinyan ha avanzato una proposta che potrebbe sbilanciare i già delicati equilibri della regione. Ovvero lo schieramento di truppe russe lungo tutto il confine tra i due Stati.
“Data la situazione attuale – ha dichiarato ieri Pashinyan durante una riunione del Governo – penso che abbia senso considerare la possibilità di schierare avamposti di guardie russe lungo tutto il confine armeno-azero”. Il suo staff, ha aggiunto, si sta preparando per discutere della proposta con Mosca, e che la sua attuazione avrebbe permesso la demarcazione e delimitazione del confine senza il rischio di scontri armati. Il Cremlino ha affermato di essere in contatto con entrambi gli Stati, ma si è rifiutato di commentare la proposta di Pashinyan.
La situazione tra Armenia e Azerbaijan è attentamente monitorata: è d’interesse internazionale sventare qualunque minaccia agli oleodotti di Baku ed evitare il coinvolgimento diretto delle due potenze regionali, Turchia e Russia. Il primo ministro armeno, però, sembra curarsi poco degli equilibri dell’area e del futuro della sua Nazione. Una massiccia presenza delle truppe di Mosca sicuramente scatenerebbe una dura risposta di Ankara, che pretenderebbe il diritto di schierare anche i propri soldati nell’area, per non perdere la propria influenza politico-militare. A quel punto, i due Paesi caucasici, già militarmente e (in parte) economicamente dipendenti dai loro potenti alleati, diverrebbero poco più di Stati-fantoccio, strangolati dalla morsa degli eserciti dei garanti della loro integrità territoriale.
Aggiornato il 30 luglio 2021 alle ore 12:31