I movimenti jihadisti in Africa: il jihad (video)

I movimenti terroristici di matrice islamista presenti nel Continente africano stanno acquisendo crescenti spazi e non solo territoriali. È in atto un processo di affiliazione verso varie tipologie di soggetti che fino a poco tempo fa erano presenti, in questi ambiti, in modo marginale. Il “fenotipo” della “manodopera” jihadista è composto da elementi molto spesso emarginati, per varie cause, e che hanno trovato un “approdo” ed un orientamento, in un simbolo ed in una appartenenza, raramente in una ideologia. L’età è giovanile ma non adolescenziale. Oggi i “profili” dei nuovi jihadisti si stanno distinguendo in una fascia di età estremamente bassa e quindi radicalmente e facilmente manipolabili.

In Africa i movimenti terroristici che si dichiarano appartenenti a formazioni estremiste islamiche possiamo dividerli in due macro gruppi: quelli tendenzialmente anarcoidi e quelli gerarchizzati e riconosciuti. Di questi ultimi, annoverando i più organizzati, possiamo enumerarne sei: Boko Haram, che in lingua hausa significa “l’educazione occidentale è peccaminosa”, è guidato da Abubakar Shekau ed è localizzato nella parte nord orientale della Nigeria; l’Iswap, Gruppo dello Stato Islamico in Africa occidentale, il cui capo è Iyad Ag Ghali, un Touareg del Mali, tale gruppo si è reso autonomo da Boko Haram, nel 2016; il Gsim, Gruppo di sostegno per l’Islam e i musulmani, una filiale locale del più noto Al-Qaeda; Katiba Macina è un gruppo salafita jihadista guidato dal predicatore Amadou Koufa, tra le cui fila si annovera l’etnia Fulani, presente in Mali; lo Stato islamico nel Grande Sahara (Isgs), una sorta di erede dell’Isis, localizzato nell’area subsahariana, “gode”, nel suo ambito, di un importante riconoscimento. Concludo con Al-Shabaab, “i giovani”, gruppo salafita jihadista localizzato in Somalia ma insinuatosi nella Penisola araba ed in varie aree africane. Inoltre va ricordata la milizia di autodifesa dei cacciatori dei Paesi del Dogon, fondata nel 2016 in Mali, denominata Dan Na Ambassagou, il cui leader è da Youssouf Toloba, tale gruppo si è costituito per combattere i gruppi islamisti come Katiba Macina, ma, in questo caso, le analisi dei contesti sono anche di carattere etnico (Fulani).

In questo “quadro” ricordo il significato di jihad che nel lessico comune è interpretato come “Guerra santa”, ma che, oltre a volere l’articolo al maschile, quindi “il jihad”, ha un significato lontano da quello normalmente utilizzato e conosciuto.

Brevemente il jihad significa “sforzo obbligatorio” ed è un impegno che il fedele deve fare per il raggiungimento di una serie di condizioni in armonia con i precetti; si divide in due aspetti, quello “interiore che abbraccia l’etica, la morale e la spiritualità, ed è chiamato “el jihâdul akbar”; e quello esterioreel jihâdul ascgar, che secondo alcuni studiosi della materia può fare riferimento alla guerra, ma per altri è piuttosto uno sforzo di comprensione ed di “avvicinamento” che può riguardare la famiglia, gli amici, ma anche i non appartenenti all’Islam.

Aggiornato il 14 maggio 2021 alle ore 12:20