Il neo-presidente americano, Joe Biden, sembra al momento destinato ad interpretare la parte di un leader piuttosto prevedibile. È un politico di lungo corso, le sue posizioni sono ormai note ed è già stato vicepresidente degli Stati Uniti d’America. Tanti aspetti fanno pensare ad una sostanziale riproposizione delle politiche di Barack Obama, tanto in politica estera quanto in quella interna agli Usa. Semmai, si tratterà di capire se Biden, visto che è un democratico moderato, centrista, per dirla all’italiana, riuscirà o meno a tenere a bada l’ala di sinistra, spesso dichiaratamente socialista, del Partito Democratico. Ma a volte improvvisi eventi interni o internazionali possono costringere i presidenti americani, come anche altri leader del mondo democratico, a mutare controvoglia la rotta e ad assumere decisioni impensate.
La nuova, si fa per dire, America di Biden non ha ancora nemmeno iniziato ad interfacciarsi in maniera completa con il resto del mondo, ma ha già ricevuto diversi segnali circa le principali fonti di tensione e di pericolo a livello globale. Oltre alla pandemia, l’autoritarismo di Vladimir Putin, ben conosciuto da sempre, è tornato a mostrare il proprio volto deteriore attraverso una vera e propria persecuzione ai danni dell’oppositore Aleksej Navalny. Dopo l’avvelenamento e l’arresto di questo attivista, e i blitz della polizia presso le sue abitazioni in Russia, viene impedita con la forza ogni manifestazione di protesta. Tutto questo è inaccettabile per chiunque abbia a cuore la libertà e i diritti umani, ed è da condannare e respingere nella maniera più assoluta.
Anche se in questo particolare frangente storico il pur odioso autoritarismo putiniano fa meno danni nel pianeta rispetto all’altra grande potenza non democratica, ossia la Cina comunista. Pechino ha gravi e criminali responsabilità circa questa maledetta pandemia, ed occorrerebbe uno scatto di dignità da parte dell’Occidente, che dovrebbe chiedere a gran voce l’istituzione di una Commissione internazionale d’inchiesta sulle origini del Covid-19. Ma non c’è solo il virus perché il leader cinese Xi Jinping è tornato, non molti giorni fa, ad utilizzare un linguaggio da Guerra fredda. Vi è, quindi, il rilancio di precise minacce rivolte a Taiwan e prosegue lo strangolamento dell’autonomia di Hong Kong. Saprà la nuova Amministrazione americana tenere testa a due colossi inquietanti come Russia e Cina?
Aggiornato il 29 gennaio 2021 alle ore 11:30