“Wait for your turn! Selflish Eu wants our vaccines”. Aspettate il vostro turno, l’Unione europea egoista vuole i nostri vaccini. Più chiaro di così il tabloid Daily Express non poteva titolare ieri in prima pagina. E in caratteri cubitali. Appena un po’ più diplomatico il mitico “Times”: “La riserva di vaccino per il Regno Unito è più del necessario”. E nell’occhiello: “La Gran Bretagna potrebbe donare alla Ue il surplus delle scorte”. E così tra il bastone dei tabloid popolari e la carota del giornale simbolo della City oltre Manica si sta svolgendo un dibattito che ha per punto fermo un fatto: “Noi il vaccino lo abbiamo prenotato e pagato prima…e forse di più…che volete adesso? Di che vi lamentate?”.

In questa diatriba, trasformata in batracomiomachia dai soliti politologi italiani, viene descritto anche il perché della Brexit – con buona pace delle previsioni catastrofiche interessate degli analisti nostrani – e cioè l’ambizione degli inglesi a rimanere una democrazia liberale lontana da burocrazia e dirigismo statale spesso inetto e dispotico. D’altronde, lo stesso vaccino di coproduzione anglo-italiana era stato monitorato e testato passo-passo dalle autorità sanitarie dei due Paesi e da quella europea. Che bisogno c’era del passaggio in più, che ha rallentato tutto e che ha convinto gli inglesi a fare di testa propria?

Mettiamoci pure che, mentre il premier Boris Johnson è per costituzione autorizzato a prendere decisioni anche senza il via libera di tutti i burocrati sanitari, la stessa cosa non possono fare gli europei e men che meno gli italiani. E nel primo round del dopo Brexit, tra autorità del Regno Unito e burocrati europei, la partita non c’è stata. L’allenatore Ue si è dimostrato impacciato e ha messo in campo una formazione sbagliata. Così adesso non gli resta che recriminare su un rigore non dato e forse inesistente. Certo, l’arbitro ha deciso senza il Var.

Aggiornato il 29 gennaio 2021 alle ore 16:30