Accordo Israele, Marocco e Usa: prospettive da verificare

Il 10 dicembre Donald Trump ha annunciato l’impegno del Marocco per la normalizzazione delle sue relazioni con Israele, sullo stesso tracciato percorso nel 2020 con gli Emirati Arabi Uniti ed il Bahrein ed il sei gennaio 2021con il Sudan, suggellato con l’Accordo di Abramo. La normalizzazione delle relazioni diplomatiche tra Rabat e Gerusalemme porta alla riapertura dei legami interrotti all’inizio degli anni 2000. Il primo collegamento aereo, un volo commerciale senza scalo intermedio, è atterrato nella capitale marocchina il 22 dicembre in occasione della firma dell’accordo tripartito tra Usa, Marocco, Israele, che sancendo la normalizzazione dei rapporti tra la monarchia marocchina e Gerusalemme, ha anche portato al riconoscimento statunitense della sovranità marocchina sul territorio del Sahara occidentale.

La spicciola ma indubbiamente efficace politica estera afro-araba del quasi ex Presidente Usa Donald Trump, ha messo sul piatto dei negoziati con il monarca Mohammed VI, il riconoscimento della contesa sovranità marocchina su questo territorio del Sahara occidentale che ha le dimensioni della Gran Bretagna e che è stato sotto il controllo della Spagna fino al 1975, passato poi sotto il dominio del Marocco. Questo vasto territorio, quasi totalmente desertico, è ricco di fosfati e di altre risorse minerarie; per sedici anni è stato il campo di battaglia tra il Marocco e il movimento indipendentista del Fronte Polisario, sostenuto dall’Algeria, è seguito poi un fragile cessate il fuoco. Notoriamente gli Stati Uniti hanno sempre parteggiato per il Marocco, e la scelta di riconoscergli il controllo di questa area potrebbe aggravare le tensioni, l’instabilità e le violenze di varia matrice, che nella striscia sahariana che va dalla Libia al Mali già sono a livelli altissimi. Inoltre, dietro alla scelta di suggellare un accordo territoriale c’è anche la non trascurabile posizione assunta dall’Egitto a favore del Fronte Polisario, che potrebbe acuire le divergenze tra il Cairo e Rabat proprio ora che probabilmente cambieranno i programmi della politica estera statunitense. Tuttavia, vedo improbabile l’aggravarsi delle tensioni tra l’Algeria ed il Regno del Marocco, ma non escluderei sviluppi negativi nei loro rapporti diplomatici.

Comunque, la normalizzazione delle relazioni del mondo arabo con Israele determina, come effetto collaterale previsto, il fallimento di molte aspettative palestinesi. Infatti, nonostante le varie risoluzioni dell’Onu che riconoscono i diritti del popolo palestinese, tutti i tentativi per risolvere il “conflitto” israelo-palestinese per via diplomatica sono finora falliti. Dal 29 novembre 2012 la Palestina, che è uno Stato a riconoscimento limitato, è diventata Stato osservatore, non membro dell'Onu. La soluzione dei due Stati ora sembra essere stata effettivamente abbandonata da tutte le parti in causa, compresi gli stessi palestinesi e i vari osservatori della “questione”. Infatti, il popolo palestinese che manifesta lamenti sugli accordi arabi con Israele, sta passando agli occhi del mondo arabo come una vittima della loro infelice politica; abbandonati dagli Stati Uniti, meno finanziati dai paesi arabi, distrattamente sostenuti dall’Unione europea, i palestinesi sembra si stiano rassegnando tra stanchezza e disperazione, anche se, naturalmente, godono di diritti identici a quelli degli ebrei israeliani.

La normalizzazione delle relazioni tra Rabat e “Tel Aviv” è per la diplomazia, come per la società israeliana, un innegabile successo. Ricordo che l’Egitto nel 1979, la Giordania nel 1994, recentemente Emirati Arabi Uniti, Bahrein, Marocco e Sudan, nonostante le proteste dell’Iran, stanno partecipando alla tessitura di una serie di legami, soprattutto commerciali e strategici, con Israele che ha assunto così il ruolo di attore protagonista nel Medio e Vicino Oriente. Il laico re del Marocco Mohammed VI in qualità di presidente del Comitato Al-Quds, come gli arabi chiamano Gerusalemme, ha sempre avuto molta sensibilità riguardo alla questione palestinese; ma ricordo che la comunità ebraica è presente sin dall’antichità sul suolo marocchino, e che accrebbe nel XV secolo con l’espulsione degli ebrei dalla Spagna raggiungendo alla fine degli anni Quaranta circa 250mila unità. Poi, dopo la creazione di Israele nel 1948, molti se ne andarono nella loro “Terra Promessa”; la comunità ebraica conta oggi circa 3mila persone; rammentando che si può essere arabi ed ebrei allo stesso tempo. Tuttavia, la società araba prende la questione palestinese più seriamente della maggioranza dei suoi leader; oggi gli accordi tra il Marocco ed Israele pongono un ulteriore tassello nel mosaico del Sahara che delinea le speranze di una pace che avanza, in attesa di vedere il percorso della nuova politica estera statunitense.

Aggiornato il 20 gennaio 2021 alle ore 11:55