Il ruolo della Russia nel Nagorno-Karabakh: parla Luttwak

Conversazione con Edward Luttwak intorno alle recenti questioni del Nagorno-Karabakh.

Carissimo Professore, pare essersi conclusa la guerra in Nagorno-Karabakh con l’armistizio tra armeni e azeri, in cui la Russia ha fatto da paciere…

La Russia ha appena ristabilito la sua preminenza nel Caucaso, sono loro che hanno fermato la guerra tra Azerbaijan e Armenia, lo hanno deciso loro. L’Azerbaijan ha preso tutto il territorio che era stato loro sottratto dagli armeni: quando l’Urss è crollata, tutte le Repubbliche che si sono formate successivamente avevano confini difficili e complicati, frontiere disegnate da amministratori bolscevichi che non volevano certo la loro indipendenza. Nonostante situazioni impossibili come in Kirghizistan dove ci sono enclave uzbeke, così come in Uzbekistan ci sono enclave kirghise e dove la popolazione quindi entra ed esce avanti e indietro, tutte le Repubbliche hanno deciso di rispettare le frontiere così come erano state stabilite, perché pensavano che se si fosse cominciato a tentare di migliorarle, non si sarebbe più finito, con una guerra di tutti contro tutti.

L’Armenia è un’eccezione…

L’Armenia è un’eccezione. Quindici anni dopo il crollo, i russi invadono la Crimea, poi è la volta della Georgia, ma dal 1990-91, mentre tutti rispettavano le loro frontiere, gli armeni erano gli unici che non si rassegnavano. Gli azeri erano quindi ancora in attesa di riprendersi il loro territorio. Finalmente dopo una serie di incidenti di frontiera provocati da entrambe le parti, armene e azere, hanno lanciato l’offensiva che Vladimir Putin ha fermato.

I turchi, in tutto questo?

I turchi in tutto questo cercano di avvicinarsi ai russi, ma i russi pare che lascino scivolare via il tentativo e ignorano. 

I turchi hanno ottenuto il loro corridoio, grazie ai russi e quale è la posizione degli Stati Uniti rispetto alla vicenda?

Sì, i turchi hanno ottenuto il loro corridoio. L’Unione europea e gli Stati Uniti sono stati invece assenti da questa crisi, perché non compete loro. Gli azeri non stavano cambiando nessun equilibrio, gli azeri si sono ripresi quello che loro spettava.

E la Russia si riconferma potenza di equilibrio, con il suo approccio pragmatico e bilaterale…

C’è un episodio avvenuto qualche settimana fa, in cui il ministro degli Esteri turco ha comunicato ad un certo punto che i turchi avrebbero inviato le loro truppe a controllare la pace. I russi hanno spiegato che non ce ne è affatto bisogno, che ci sarà un rappresentante turco a Baku, ma nessuno sul terreno, “no boots on the ground”. Quella è una zona di influenza russa, naturalmente. L’Armenia, anche geograficamente, è separata dalla Russia con la Georgia. Gli azeri hanno frontiera russa. E soprattutto, questa ultima, è zona di influenza russa, perché gli azeri sono armati dai russi, anche se non per fare la guerra. Gli azeri acquistano armi sofisticate da Israele e quelle più sofisticate, ma troppo costose, dalla Turchia.

Che rapporto c’è fra l’Azerbaijan e Israele?

Sono due Paesi che si aiutano reciprocamente, la cui vicenda affonda le radici nella storia antica. Gli azeri sono sempre stati amici degli ebrei del Caucaso. La popolazione ebrea dell’Azerbaijan è nata perché quando gli ebrei cominciarono ad avere difficoltà nel Dagestan, a nord, che oggi è Russia, si ritrovarono circondati e fu l’Azerbaijan ad accoglierli. Gli azeri li hanno invitati e hanno concesso loro territorio. L’Azerbaijan è islamico e sciita e nonostante questo, ci sono duecento anni di rapporti.

Come si sono inseriti i turchi in questa geometria?

In questa guerra, nonostante l’appoggio all’Azerbaijan, i turchi in realtà non si sono inseriti facilmente. Avrebbero potuto attaccare gli armeni direttamente, la Turchia confina con l’Armenia. Ma se ciò fosse accaduto sarebbero stati guai per il mondo intero.

Un’operazione delicata…

Sì, c’è la frontiera turco-armena che è chiusa da anni a causa del terrorismo turco contro l’Armenia; i turchi appoggiano l’Azerbaijan, ma lo fanno da lontano, non attaccando gli armeni e non lo hanno fatto per il peso della storia. I francesi hanno aeroplani a due passi, a Cipro, Emmanuel Macron avrebbe certamente bombardato la Turchia se ciò fosse accaduto e importante è stato anche il monito degli israeliani, che hanno detto subito “se entrano i turchi, noi usciamo e trasferiamo il nostro appoggio all’Armenia”.

Il Minsk Group dell’Ocse si è rivelato nullo dal punto di vista diplomatico…

Le istituzioni europee, è inutile ripetere la vecchia storia, non funzionano. Il ministro degli affari esteri della Russia, Sergej Viktorovič Lavrov, è figlio di armeni. Ha imposto certamente il suo veto a riguardo, impedendo ai turchi di prendere troppa posizione sugli accordi di pace e i turchi ovviamente hanno accettato, accontentandosi di un osservatorio a Baku.

La Russia si è posizionata sulla bocca di ingresso occidentale dell’Asia di domani, oltre ad essere stata fondamentale in Medio Oriente negli ultimi anni…

Già, bisogna riflettere sul fatto che il Pil della Russia è pari a quello dell’Italia, e con questo Pil sono una grande potenza mondiale. Pensiamo a cosa potrebbero essere se avessero il Pil della Germania.

…e immaginiamo ancora se avessero un Pil pari a quello della Cina.

Sì e ad oggi ci sono due grandi superpotenze oltre agli Stati Uniti nel mondo: una si chiama Cina e i cinesi sanno fare tutto tranne che la strategia, l’altra si chiama Russia dove non sanno fare niente tranne la strategia. Con il Pil dell’Italia la Russia resta una grande potenza, non una potenza globale, pur essendo grande, ma con molto controllo sulla periferia e con una grande abilità a gestire gli affari esteri.

(*) Tratto da “Il Nodo di Gordio

Aggiornato il 25 novembre 2020 alle ore 10:42