L’appello della società civile italiana sulla risoluzione Onu dedicata al Sahara

Numerose organizzazioni non governative, enti locali e associazioni italiane di tutela e monitoraggio dei diritti umani hanno salutato con favore la risoluzione 2548 sul Sahara marocchino sancita da parte del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite.

Le Organizzazioni non governative registrano il sostegno importantissimo fornito dal Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite al processo di soluzione politica da compiere nel Sahara. Un processo che deve essere politico e che deve svilupparsi sotto l’egida del Segretario generale delle Nazioni Unite e del suo Inviato Personale, per raggiungere una soluzione politica a questa lunga controversia regionale, ispirata all’iniziativa di autonomia proposta dal Marocco nel 2007 e considerata seria e credibile dalla comunità internazionale. L’iniziativa nazionale è stata promossa dalla Fondazione “Calabria Roma Europa”, che raggruppa più di 180 comuni, ha subito ricevuto un sostegno unanime da numerose realtà associative, istituzionali e organizzative.

Le Organizzazioni non governative e le associazioni cofirmatarie dell’appello, che hanno raggiunto la cifra di più di un’ottantina di realtà, chiedono al Governo italiano, ai parlamentari, agli eletti delle varie località, delle provincie e ai rappresentanti della società civile una soluzione politica alla controversia regionale sul Sahara e di interessarsi alla situazione drammatica dei diritti umani che vige negli accampamenti di Tindouf. Gli attivisti delle organizzazioni internazionali per la tutela dei diritti umani chiedono alle istituzioni di informarsi e informare la cittadinanza sulla sorte degli aiuti umanitari forniti dall’Italia e dirottati dai dignitari del Polisario a loro personale vantaggio, così come è stato denunciato dal Parlamento europeo e da numerose organizzazioni internazionali.  Peraltro, le Ong e le associazioni per i diritti umani dell’Italia seguono con grande apprensione la situazione che si sta creandosi lungo la frontiera di El Guergarat, dove le milizie del Polisario conducono azioni provocatorie che rappresentano una seria minaccia alla pace e alla stabilità nella regione già scossa dagli atti di terrorismo, dal traffico di droga, dalla tratta di esseri umani e dalla radicalizzazione nella zona vicina del Sahel.

Nella vicina città algerina di Tindouf sono cresciuti diversi campi profughi in cui oggi vivono ammassati, si stima, circa 90mila sahrawi, dipendendo quasi completamente dagli aiuti internazionali e da chi tali aiuti ha il potere di gestirli, smistarli e utilizzarli come arma di ricatto internazionale. Il Consiglio di Sicurezza ha chiesto all’Algeria, paese che ospita i campi, di permettere il censimento della popolazione e di metterli sotto la diretta tutela dell’Onu, ma ancora oggi non si conosce il numero esatto della popolazione nelle zone soggette al controllo del Fronte Polisario.

Le Ong, le associazioni italiane e italo-marocchine confermano e chiedono visibilità mediatica alla condanna internazionale delle azioni provocatorie denunciate da parte del Consiglio di Sicurezza e del Segretario generale dell’Onu e chiedono al Governo italiano di assumere una posizione decisa in merito alle molteplici implicazioni della situazione sulla pace e la sicurezza nelle nostre immediate vicinanze e nel Mediterraneo. Assumere posizioni certe e precise su tali tematiche vuol dire salvaguardare la pace, la democrazia e il futuro dei diritti universali nel cuore del Mediterraneo.

Aggiornato il 12 novembre 2020 alle ore 11:04