Il direttore generale dell’Oms (Organizzazione mondiale della sanità), Tedros Adhanom Ghebreyesus, ha affermato mercoledì 14 ottobre, che in Africa la lotta alla tubercolosi, verso la quale erano stati fatti grossi passi in avanti in questi ultimi anni, a causa del Covid-19 sta subendo una drastica involuzione. Che la Covidittatura avesse effetti collaterali a largo spettro è ormai conclamato. Tuttavia, il forte impegno di molti sistemi politici ed economici coinvolti nel fare passare un unico ferale messaggio di morte e disperazione, che non trova riscontro nella realtà, sta marcando ogni giorno maggiori punti di debolezza, espressi da sempre più numerosi rappresentanti di ambiti sanitari, sia italiani che stranieri.
Oltre gli enormi flussi di denaro impegnati nella lotta al Coronavirus, che come detto svelano enormi interessi lontani dall’etica del “salvataggio della popolazione mondiale”, l’aspetto collaterale più drammatico è quello che tale impegno verso la psico-pandemia, ha portato a trascurare tutte le altre gravissime malattie che oggi stanno mietendo più vittime giornaliere che il Covid-19 negli ultimi mesi. Anche in Africa, dove il Covid-19 praticamente ha un impatto sulla salute della popolazione meno rilevante di una influenza stagionale ed è enormemente meno letale dei morti per malnutrizione, tutti gli sforzi per curare gravissime malattie endemiche, come la tubercolosi, si stanno sciogliendo sotto la pressione mondiale che spinge verso la “ricerca del Coronavirus”.
Così gli impegni nella lotta alla micro-epidemia Covid-19, rischiano di annullare i progressi ottenuti negli ultimi anni nella lotta alla tubercolosi, che è tuttora il principale killer infettivo africano. Risulta, dal rapporto dell’Oms, che nell’ambito della lotta al Coronavirus, i Paesi più colpiti dalla tubercolosi hanno dovuto trascurare il processo di controllo e cura della Tbc, stimando che la malattia polmonare potrebbe uccidere quest'anno tra 200mila e 400mila persone in più rispetto agli 1,4 milioni del 2019, nonostante l’esistenza di una cura. Un aumento di 200mila morti rimanderebbe il tempo indietro al 2015 ed un aumento di 400mila al lontano 2012. Tutto ciò accade mentre i progressi compiuti nella lotta alla tubercolosi erano già considerati troppo lenti anche prima del business-pandemico legato al Coronavirus.
Il rapporto Oms di mercoledì passato riporta che i Paesi più interessati dalla tubercolosi mostrano, in questo anno, un forte calo delle segnalazioni di casi. In India, il Paese maggiormente sofferente di tubercolosi, le segnalazioni mensili sono diminuite di oltre il 50 per cento da fine marzo a fine aprile a seguito delle prescrizioni imposte per il Covid. Ciò accade anche in Sud Africa dove tra marzo e giugno le risorse generali per la ricerca del Covid-19 hanno annullato lo screening per la tubercolosi. Tale situazione ha allertato anche Médecins sans frontières (Msf) che tramite la voce di Sharonann Lynch, hanno chiesto ai governi di prendere provvedimenti immediati.
Sono enormi gli impatti negativi degli impegni sull’epidemia da coronavirus nei servizi essenziali per la tubercolosi, tra questi l’accesso quasi impossibile dei pazienti agli ospedali, la non disponibilità del personale sanitario, le risorse finanziarie dirottate, come quelle tecniche, tutto ciò è vampirizzato dalle “imposizioni” per la lotta al Covid-19. A maggio il dipartimento dell’Oms denominato “Stop Tb”, ha stimato che tre mesi di trascuratezza della tubercolosi potrebbero portare a 6 milioni di nuove infezioni e 1,5 milioni di nuovi decessi per tubercolosi tra il 2020 e il 2025, dati imbarazzanti se proporzionati agli infettati ed ai decessi per Covid-19.
La Tbc è una delle prime dieci cause di morte in tutto il mondo, anche perché i sintomi spesso rimangono non percettibili per molti mesi. Spiega l’Oms, che il bacillo tubercolare colpisce i polmoni e viene trasmesso durante l’espettorazione di goccioline di secrezioni bronchiali da parte delle persone colpite. La tubercolosi può essere curata assumendo antibiotici per diversi mesi e l’Oms stima che la diagnosi e il trattamento abbiano salvato 58 milioni di persone tra il 2000 e il 2018.
La tubercolosi è una malattia antica; l’Oms rivela che nel 2019 il 44 per cento dei casi di tubercolosi sono stati segnalati nel sud-est asiatico, il 25 per cento in Africa, il 18 per cento nel Pacifico occidentale e l'8,2 per cento nei paesi del Mediterraneo orientale. Otto Paesi hanno totalizzato due terzi dei nuovi casi: India, Indonesia, Cina, Filippine, Pakistan, Nigeria, Bangladesh e Sud Africa, inoltre 78 Paesi avevano intrapreso un percorso molto costruttivo per la lotta alla Tbc e per raggiungere gli obiettivi previsti dal Piano sanitario mondiale per il 2020, tutto ciò prima del Covid-19.
Si ipotizza che la Tbc possa essere stata contratta da oltre 10 milioni di persone solo nel 2019; tra il milione e 400mila morti del 2019, almeno 210mila erano anche malati di Hiv. Aggiunge il rapporto Oms che nonostante i casi di Tbc stiano diminuendo, la poca velocità di riduzione non permetterà di raggiungere gli obiettivi programmati nella strategia di debellare la tubercolosi entro il 2030. Detto questo e riportato quanto scritto nel rapporto del 14 ottobre dall’Oms, che ricordo è la più grande ed accreditata organizzazione mondiale che si occupa di sanità, ancora maggiori sono le perplessità su un “fatto o fenomeno sanitario” come il Covid-19 che assomiglia sempre più ad una nuova forma di dittatura, un misto di “dogma religioso” che copula con una “eccentrica operazione politica”, appunto una Covidittatura dove spesso le martellanti informazioni fungono da indottrinamento.
Aggiornato il 16 ottobre 2020 alle ore 13:53