Il Regno Unito e l’iniziativa 30by30 per la protezione degli oceani

Tutelare i mari e gli oceani in tutto il globo è divenuta una priorità non più rinviabile. A comprendere l’importanza di un’azione transnazionale in tale direzione è il Regno Unito che nel corso degli ultimi mesi ha lanciato l’iniziativa #30by30 per contribuire a proteggere, entro il 2030, almeno il 30 per cento dei mari e degli oceani. Obiettivo è la creazione di una rete di Aree marine protette che valorizzi, monitori e implementi politiche a tutela della salute dei mari, a preservare le popolazioni ittiche e la biodiversità, nonché a contrastare i cambiamenti climatici. L’Italia ha aderito all’iniziativa e ha voluto assumere tale impegno anche per rafforzare il partenariato con il Regno Unito in vista della Cop 26, la 26ma Conferenza delle parti alla Convenzione delle Nazioni Unite sul cambiamento climatico che verrà ospitata dal Regno Unito e per la quale l’Italia sviluppa programmi per la Pre Cop, evento preparatorio, PreCop26, con l’organizzazione di significative iniziative volte a comprendere e ad ascoltare le istanze dei giovani sul cambiamento climatico e la protezione dell’ambiente (#Youth for climate).

A conferma dell’impegno per la protezione dei mari, nel dl Rilancio, 40 milioni sono stati destinati alle Zone economiche ambientali, mentre un milione è stato assegnato a interventi di rilancio urgenti post pandemia sanitaria nelle Aree Marine Protette, per la costruzione e per il funzionamento di strutture e dotazioni necessarie per l’adeguamento di info point, uffici, sentieristica, segnaletica e altri azioni per la sicurezza degli operatori e del pubblico, comprese le attrezzature per l’adeguato smaltimento in sicurezza dei dispositivi sia nelle sedi che nei luoghi oggetto di tutela. In Italia, le Zone economiche ambientali prevedono forme di sostegno alle imprese impegnate in programmi o investimenti che rispettino l’ambiente, nonché agevolazioni e vantaggi fiscali per chi voglia rilanciare attività imprenditoriali nei parchi, così come la creazione di marchi di tutela per i prodotti di determinate aree legate ai parchi naturali e al rispetto dell’ambiente. All’iniziativa lanciata dal Regno Unito hanno aderito anche Belgio, Belize, Costa Rica, Finlandia, Gabon, Kenya, Palau, Portogallo, Seychelles, Vanuatu, Nigeria e Svezia.

Si stima che il prodotto marino lordo annuo degli oceani sia paragonabile al Pil dei paesi, pari a 2,5 trilioni di dollari all’anno, il che ne fa l’ottava economia mondiale in termini di Paese. Un enorme bene, anche economico, messo a rischio dal cambiamento climatico, dall’inquinamento e dalla pesca commerciale con i metodi della pesca a strascico. Il World Economic Forum stima che entro il 2050 ci potrebbe essere più plastica nell’oceano che pesci, a livello di peso complessivo e le Nazioni Unite avvertono che l’inquinamento sta mettendo a rischio la capacità di assorbimento degli oceani di quasi il 30 per cento del carbonio emesso dall’attività umana. L’acidificazione degli oceani potrebbe infatti crescere fino al 100-150 per cento entro la fine del 21mo secolo. In generale il calo della salute degli oceani, indotto dai mutamenti climatici, potrebbe costare all’economia globale 428 miliardi di dollari all’anno entro il 2050. La produzione di stock ittici sostenibili è calata dal 90 per cento al 66,9 per cento in poco più di 40 anni. L’iniziativa internazionale lanciata dalla Gran Bretagna prevede una particolare meticolosità da rivolgere alla raccolta dei rifiuti marini galleggianti, contrastare, prevenire e arginare l’inquinamento da plastica, sia nelle Aree marine protette che nelle aree antistanti le foci dei principali fiumi delle realtà statuali che hanno aderito alla campagna.

Aggiornato il 15 settembre 2020 alle ore 10:05