Gli scontri armati tra Armenia e Azerbaigian lungo la linea di confine di stato registrati a partire dal 12 luglio 2020 riportano l’attenzione nazionale e internazionale sul conflitto “congelato” mai risolto del Nagorno-Karabakh, che minaccia la stabilità del Caucaso meridionale e gli interessi dei protagonisti regionali e internazionali. Tale conflitto ha portato all’occupazione militare da parte dell’Armenia della regione azerbaigiana del Nagorno Karabakh, insieme ai sette distretti adiacenti, pari al 20 per cento del territorio azerbaigiano internazionalmente riconosciuto. Durante la giornata del 13 luglio, nella direzione di Tovuz, al confine di stato tra l’Azerbaigian e l’Armenia, sono continuate le tensioni, e tutti gli attacchi delle forze armate dell’Armenia hanno ricevuto adeguate contromisure da parte delle forze armate dell’Azerbaigian. “Le forze armate dell’Armenia hanno sparato contro il villaggio di Dondar Gushchu nella regione di Tovuz in Azerbaigian e contro civili, usando armi di grosso calibro. Con questa azione, l’Armenia ha nuovamente dimostrato la sua natura aggressiva e terroristica”, lo afferma una nota del ministero degli Esteri dell’Azerbaigian. Il 14 luglio un civile azerbaigiano di 76 anni è stato ucciso a causa del fuoco di artiglieria aperto dalle forze armate dell’Armenia nel villaggio di Aghdam, nel distretto di Tovuz. Il presidente della Repubblica dell’Azerbaigian Ilham Aliyev, nel convocare la riunione del Consiglio di sicurezza del paese, ha sottolineato che i militari azerbaigiani uccisi riceveranno giustizia e che i soldati armeni non sono riusciti a penetrare di un centimetro nel territorio dell’Azerbaigian.
Il presidente dell’Azerbaigian ha attribuito l’intera responsabilità di ciò che sta accadendo alla leadership armena, accusando le autorità armene di ipocrisia. “Da un lato, l’Armenia fa appello alla comunità internazionale e chiede aiuto per rafforzare il cessate il fuoco sulla linea di contatto delle truppe dell’Armenia e dell’Azerbaigian, dall’altro, effettuando provocazioni militari, cerca di attaccare il territorio dell’Azerbaigian, conquistare le nostre posizioni, apre il fuoco contro la popolazione civile, contro i nostri villaggi”, ha evidenziato il Presidente Ilham Aliyev. L’Italia come membro del Gruppo del Minsk dell’Osce, ha sempre sostenuto la soluzione politica del conflitto. La dichiarazione congiunta sul rafforzamento del partenariato strategico multidimensionale tra l’Azerbaigian e l’Italia, firmata a Roma durante la visita di stato del presidente Ilham Aliyev in Italia, conferma il reciproco sostegno all’indipendenza, alla sovranità, all’integrità territoriale e ai confini riconosciuti a livello internazionale di entrambe le parti, nonché all’inammissibilità di atti di aggressione nelle relazioni interstatali. Nel documento si sottolinea che l’Italia sostiene una risoluzione pacifica del conflitto del Nagorno Karabakh tra l’Armenia e l’Azerbaigian, sulla base dei principi fondamentali dell’atto finale di Helsinki, in particolare la sovranità, l’integrità territoriale e l’inviolabilità dei confini internazionali, come sancito nei documenti e decisioni dell’Onu e dell’Osce. In occasione del riaccendersi dello storico “conflitto congelato”, le istituzioni, i parlamentari e i senatori italiani tornano a far sentire la propria voce per una risoluzione concreta del conflitto.
“I violenti scontri armati con uso di artiglieria avvenuti ieri rappresentano una gravissima violazione del cessate il fuoco del 1994 e un enorme ostacolo alla ripresa dei negoziati da tempo in stallo. Rivolgo un appello al rispetto del cessate il fuoco e delle quattro risoluzioni delle Nazioni Unite del 1993 che, a difesa del diritto internazionale e dell’integrità nazionale dell’Azerbaijan, chiedono il ritiro delle truppe armene dai distretti occupati. La comunità internazionale intervenga prima che la situazione degeneri in una nuova inaccettabile guerra”, ha dichiarato il presidente della Commissione Esteri di Palazzo Madama, il senatore del Movimento 5 stelle Vito Petrocelli. “Non è mai superfluo ricordare che per l’Italia, come sancito dalla nostra Costituzione, la via maestra per risolvere le tensioni internazionali è in ogni caso quella diplomatica. Il dialogo deve sempre prevalere sulle azioni militari, così come vanno sempre rispettati i principi dell’integrità territoriale e dell’inviolabilità dei confini di Stati riconosciuti internazionalmente e le risoluzioni del Consiglio di sicurezza dell’Onu del 1993 sull’occupazione dei territori dell’Azerbaigian da parte dell’Armenia”, ha aggiunto il senatore del Movimento 5 stelle, Gianluca Castaldi. “Con rammarico apprendo degli scontri armati nel distretto di Tovuz, lungo il confine tra l’Armenia e l’Azerbaigian nel nord della regione del Nagorno Karabakh.
È importante ricordare che da Tovuz passano l’oleodotto Baku-Tbilisi-Ceyhan (che porta petrolio anche in Italia) e il gasdotto South Caucasus Pipeline, e l’instabilità avrà gravi riflessi anche in Europa. Le provocazioni e gli scontri non risolveranno nulla. Partendo dal riconoscimento dell’integrità territoriale e dell’inviolabilità dei confini di stati riconosciuti internazionalmente e dalle risoluzioni del Consiglio di sicurezza dell’Onu del 1993, auspico quindi un impegno italiano perché le parti ritornino quanto prima al tavolo del dialogo sotto l’egida dell’Osce”, ha dichiarato il deputato leghista Paolo Grimoldi, Presidente della delegazione italiana presso l’Assemblea parlamentare dell’Osce. “La violazione del cessate il fuoco da parte delle forze armene è una provocazione che condanniamo fermamente. E’ necessario che la comunità internazionale tutta si impegni per fermare una guerra che sembra senza fine e che riprendano i negoziati di pace. Il governo italiano intervenga facendo sentire la propria voce a difesa di popoli sconvolti da decenni di guerre. Auspichiamo che vengano rispettate le risoluzioni del Consiglio di sicurezza dell’Onu del 1993 sull’occupazione dei territori dell’Azerbaigian da parte dell’Armenia e i principi della sovranità, dell’integrità territoriale e dell’inviolabilità dei confini di Stati riconosciuti internazionalmente”, ha dichiarato la senatrice di Forza Italia, Maria Rizzotti. “Condanniamo le provocazioni e la violazione del cessate il fuoco da parte dell’Armenia, portando a questa situazione di tensione che mette in discussione i principi della sovranità, dell’inviolabilità dei confini e quanto previsto dal diritto internazionale. È necessario che la comunità internazionale intervenga con decisione per fermare immediatamente una guerra devastante e fare ripartire i negoziati di pace”, ha ribadito Mauro Maria Marino, senatore di Italia viva.
“Le ostilità fra i due Paesi risalgono al 1994, attorno al conflitto del Nagorno-Karabakk, una regione dell’Azerbagian sotto il controllo delle forze etniche di Yerevan. I due Paesi a sud del Caucaso si sono affrontati in questi giorni con colpi di artiglieria pesante e attraverso l’utilizzo dei droni. Il conflitto va avanti da un quarto di secolo, intervallato da momenti di fragile tregua. L’Europa deve far sentire la sua voce e avviare un’opera di mediazione diplomatica che salvaguardi le legittime aspirazioni del popolo azero e tuteli insieme l’integrità delle due nazioni”, ha affermato il deputato di Forza Italia, Osvaldo Napoli, membro della Commissione Esteri della Camera. Ad intervenire con una nota anche la deputata della Lega Rossana Boldi, presidente dell’Associazione parlamentare di amicizia Italia-Azerbaigian e il senatore leghista Stefano Lucidi, presidente del gruppo interparlamentare Italia-Azerbaigian. “Consapevoli che qualsiasi atto bellico non porta ad alcuna soluzione, ribadiamo l’importanza di percorrere la via del dialogo, partendo dal riconoscimento dell’integrità territoriale e dell’inviolabilità dei confini di Stati riconosciuti internazionalmente e dalle risoluzioni del Consiglio di sicurezza dell’Onu del 1993. Chiediamo quindi che il governo italiano si faccia promotore di un tavolo tra le parti, sotto la guida dell’Osce che rafforzi e sostenga la sovranità, l’integrità territoriale e i confini riconosciuti a livello internazionale di entrambe le parti”, si legge nella nota. “Il nostro Paese, come membro del Gruppo del Minsk dell’Osce, è da sempre sostenitore di una soluzione politica del conflitto. Concetto ribadito anche lo scorso 20 febbraio in occasione della dichiarazione congiunta sul rafforzamento del partenariato strategico multidimensionale tra l’Azerbaigian e l’Italia”.
Giulio Terzi, ex ministro degli esteri, presidente del Global Committee for the Rule of Law “Marco Pannella” ha indicato le vie di uscita da questa situazione: “Auspichiamo fortemente che l’Armenia riprenda sollecitamente con l’Azerbaigian la via del negoziato. I trattati internazionali e le numerose risoluzioni del Consiglio di sicurezza dell’Onu, in particolare quelle del 1993 sull’occupazione dei territori dell’Azerbaigian da parte dell’Armenia, devono rimanere il riferimento che permetta di regolare i rapporti tra le due parti in causa attraverso l’applicazione dei principi di sovranità, integrità territoriale e inviolabilità dei confini”. L’attenzione italiana alla questione è stata manifestata anche in una call telefonica del Ministro degli Esteri Luigi Di Maio all’omologo azerbaigiano, Ministro Elmar Mammadyarov, che ha informato il collega italiano di quanto sta avvenendo nell’area, ringraziando per il sostegno italiano all’integrità territoriale dell’Azerbaigian. Ciò che appare certo per gli analisti di geopolitica è che il conflitto armeno-azerbaigiano dovuto al controllo della regione del Nagorno-Karabakh e di sette distretti limitrofi continua ad essere un elemento di destabilizzazione e conflitto nella regione del Caucaso meridionale. L’Unione Europea continua a guardare all’Azerbaigian per la propria strategia di sicurezza energetica essendo il paese caucasico ricco di idrocarburi e gas naturale. La stessa Italia è direttamente coinvolta nei progetti europei essendo il principale acquirente del petrolio azerbaigiano tramite l’oleodotto Baku-Tbilisi-Ceyhan e il terminale ultimo del gasdotto transadriatico (Tap), il quale dovrebbe trasportare in Europa, attraverso l’infrastruttura del Corridoio Meridionale del Gas, il gas naturale prodotto dal deposito di Shah Deniz nell’area azerbaigiana del Mar Caspio ed esportato prima attraverso il gasdotto Tanap, passando per Grecia e Albania e giungendo infine in italia, nella Regione Puglia. Il riaccendersi del conflitto deve preoccupare anche l’Italia e la comunità internazionale per i forti legami economici e commerciali con il Caucaso e in particolare con Baku, suo partner strategico e principale punto di riferimento in quell’area. Nonostante decenni di risoluzioni internazionali, l’Armenia continua con la sua azione militare invece di ritirare le truppe dai territori occupati dell’Azerbaigian.
Aggiornato il 15 luglio 2020 alle ore 13:22