Nuova presentazione del “Rapporto sull’islamizzazione dell’Europa”, il documento realizzato dall’Ufficio Studi di Fratelli d’ItaIia e dalla Fondazione FareFuturo che prende in esame l’ascesa dell’estremismo e della radicalizzazione di matrice islamista in Europa.
L’evento si è svolto nel pomeriggio di venerdì scorso presso il Castello Baronale di Fondi, su iniziativa del Centro Studi “Terzo Millennio” presieduto da Giulio Mastrobattista. Ai lavori hanno preso parte alcuni tra i principali autori del Rapporto: l’europarlamentare di Fratelli d’Italia, Nicola Procaccini; il direttore scientifico della Fondazione FareFuturo, Mario Campi; la presidente del Centro Alti Studi Averroè, Souad Sbai; la ricercatrice, Lara Mastrobattista.
Souad Sbai, in particolare, ha contribuito alla redazione del Rapporto con due studi incentrati sul ruolo del Qatar e dei Fratelli Musulmani nella promozione del fondamentalismo in Europa, e sulla radicalizzazione nelle carceri. Nel suo intervento durante la presentazione, la giornalista e scrittrice ha voluto anzitutto “chiamare il fenomeno dell’estremismo con il suo vero nome: Fratelli Musulmani”.
“Nel corso degli ultimi decenni – ha spiegato – i Fratelli Musulmani sono riusciti ad accrescere la propria influenza anche in Europa e non solo in Medio Oriente, grazie al sostegno finanziario del Qatar degli emiri Al Thani e della Turchia di Erdogan”.
“La Fratellanza è un’organizzazione che persegue un’agenda politico-ideologica di matrice fondamentalista”, ha affermato la già parlamentare di centrodestra. Pertanto, “l’errore più grande è stato quello di concederle una libertà d’azione pressoché totale per svolgere attività di proselitismo”.
“Attraverso moschee fai-da-te, associazioni, scuole, imam e militanti, i Fratelli Musulmani – ha proseguito Sbai – sono così riusciti a penetrare a fondo all’interno del tessuto sociale e culturale dei Paesi europei. Il risultato è stato l’incremento dell’estremismo e della radicalizzazione, anticamera del reclutamento in gruppi terroristici come Isis e Al Qaeda”.
Sbai ha poi sottolineato come “estremismo e radicalizzazione non riguardano solo gli uomini. Il jihadismo femminile è infatti in forte ascesa, come dimostra l’alto numero di donne che si sono unite all’Isis in Siria e Iraq come foreign fighters, provenienti anche dall’Italia”. “Per indottrinare e reclutare”, ha osservato Sbai, “il fondamentalismo sfrutta la mancanza di educazione e cultura anche tra le donne immigrate e di seconda generazione, per le quali è quindi necessaria una politica di vera integrazione che passi attraverso l’istruzione e la scuola”.
Sbai ha inoltre messo in evidenza come oggi “la radicalizzazione avviene più in carcere che in moschea e i detenuti estremisti andrebbero isolati per impedirgli d’indottrinare altri detenuti, specie i più giovani. In generale, occorre comunque rafforzare le politiche di gestione dei condannati per reati riconducibili al terrorismo jihadista”.
Sbai, al riguardo, ha menzionato “il caso della Gran Bretagna, dove il primo ministro, Boris Johnson, continua a premere affinché il parlamento approvi una legislazione speciale volta a bloccare il rilascio automatico di detenuti condannati per terrorismo prima che scontino per intero la condanna”. Gli ultimi attacchi avvenuti a Londra, quello del Black Friday a London Bridge e il più recente a Streatham, sono stati infatti compiuti da jihadisti in libertà vigilata.
“L’Italia è un caso diverso dalla Gran Bretagna e anche della Francia”, ha precisato la presidente del Centro Alti Studi Averroè. Tuttavia, “il rischio di rilasci facili o di condanne inadeguate va comunque evitato a tutela della sicurezza dei cittadini. La via intrapresa da Johnson è quella giusta”.
“Le frequenti espulsioni di soggetti estremisti dimostra che la radicalizzazione è lì, ben presente e diffusa in tutto il territorio nazionale”, ha messo in guardia Sbai in conclusione. “Il Rapporto sull’islamizzazione dell’Europa si sta così rivelando uno strumento prezioso per rilanciare la discussione tra esponenti del mondo della politica ed esperti sull’approccio da adottare nella lotta al terrorismo jihadista anche in Italia”.
Aggiornato il 24 febbraio 2020 alle ore 12:12