Libia, Haftar non firma la tregua di Mosca

Khalifa Haftar non ha firmato. Il generale libico ha lasciato Mosca senza firmare l’intesa sul cessate il fuoco con il governo di accordo nazionale (Gna) guidato da Fayez al-Sarraj. È quanto sostiene Ria Novosti, che cita una sua fonte. Haftar ha affermato, secondo Al Arabiya, che “il documento proposto ignora molte richieste dell’esercito nazionale libico”. Sarraj invece, come annunciato dal ministro degli Esteri russo Serghei Lavrov, ha firmato l’accordo sulla tregua in Libia. Lavrov ha detto che “la Russia proseguirà nei suoi sforzi per arrivare a un cessate il fuoco in Libia”. Mosca propone di “unire gli sforzi” compiuti dagli europei e dai vicini della Libia, nonché quelli di Russia e Turchia, e agire così “in un’unica direzione” per spingere “tutte le parti libiche a raggiungere accordi piuttosto che sistemare le cose militarmente”.

Il premier del governo di Tripoli Sarraj si è recato oggi nuovamente a Istanbul dopo i colloqui a Mosca sul cessate il fuoco in Libia. Lo riferiscono i media turchi. Si attende quindi un nuovo incontro sulla situazione della tregua con il presidente Recep Tayyip Erdogan o altri alti esponenti dell’esecutivo di Ankara.

Il presidente turco ha promesso di “infliggere una lezione” al generale Haftar se dovesse riprendere i suoi attacchi. Intanto, arrivano conferme sulla Conferenza di Berlino sulla Libia: si dovrebbe tenere il 19 gennaio. Lo ha comunicato ufficiosamente la Germania ai Paesi partecipanti, tra cui l’Italia, secondo quanto si apprende. Il premier Giuseppe Conte, in visita al Cairo ha confermato che “è arrivato l’invito della cancelliera Angela Merkel”. Il governo italiano, attraverso il ministro degli Esteri Luigi Di Maio, aveva sollecitato più volte i tedeschi, anche in sede europea, ad indicare quanto prima una data per il summit.

A un giornalista greco, che ha insistito sulla data del 19, chiedendo come si possa nel caso “improvvisare” una conferenza del genere, il portavoce della Merkel Steffen Seibert ha replicato che il summit è stato preceduto da un processo in corso da tempo. “La cancelliera e il ministro degli Esteri lavorano da settimane a questo processo internazionale”. Seibert ha citato i quattro incontri di lavoro, che si sono già tenuti, e le consultazioni con diversi Stati, fra cui l’Italia.

Aggiornato il 14 gennaio 2020 alle ore 13:36